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Monster Hunter: World – Provata la beta del nuovo gioco Capcom

Dopo problemi ai server, problemi alla connessione in generale, problemi di tempistiche e altre innumerevoli piaghe, finalmente la giornata di oggi è stata da me dedicata a scoprire per la prima volta il mondo di Monster Hunter: World. Il nuovo gioco Capcom, in uscita a gennaio su PS4, Xbox One e PC, si è infatti mostrato a tutti i giocatori PS4 in una beta esclusiva, che ci ha permesso di carpire per la prima volta con mano i segreti che porta con sè, una ventata di freschezza e giovinezza che sa di ritrovato amore per il franchise. Che ci voleva, francamente. L’action RPG più famoso dell’azienda giapponese è mancato molto su console casalinghe, questo è certo. Personalmente, non mettevo le mani su un titolo della serie dal lontano 2008 su PSP, con Monster Hunter Freedom 2, e dunque la voglia di ritrovare la passione per la caccia ai mostri era molto alta. Ma non abbandoniamoci ai ricordi, questo forse lo faremo più avanti nel caso in cui riusciremo a portarvi una succosa retrospettiva della serie. Per il momento discutiamo solamente del primo, positivissimo impatto con Monster Hunter: World.

Una volta avviata la beta, il gioco da subito ci fa personalizzare il nostro cacciatore e il suo felino partner, per il momento solamente nell’aspetto. Poco importa la scelta che faremo, perché il personaggio che poi avremo nel gioco finale dovrà essere ricreato da zero. Capcom ci offre però un motivo in più per giocare la beta: i progressi, come detto, non vengono mantenuti, ma alcuni oggetti recuperati potranno essere trasferiti nel gioco completo. E dunque ecco che, dopo aver scelto l’etnia del cacciatore e del suo compagno di scorribande, possiamo iniziare la nostra avventura nel mondo dei mostri. Suddivisa in tre missioni di crescente difficoltà, la beta di Monster Hunter World potrà sembrare povera di contenuti, ma così non è. I tre compiti da portare a termine, che ovviamente consistono nella ricerca di una preda e nella sua conseguente eliminazione, offrono la panoramica perfetta di ciò che i giocatori potranno aspettarsi nel momento in cui avranno a disposizione l’intera esperienza di gioco. Non pensate infatti che le missioni si riducano a “inizio, trovare il mostro, ucciderlo, fine”, perché MHW nasconde un gameplay profondo e un game design ricco di sorprese, che solo con la pratica potrà essere perfezionato. Perché se dopo aver portato a termine le tre missioni mi sono sentito appagato al 100%, sono altrettanto sicuro (e lo dico con cognizione di causa, naturalmente) che ci vorranno tante tante quest e ore per padroneggiare al meglio gli equipaggiamenti e i segreti del gioco.

Prima di ogni missione è per noi possibile scegliere accuratamente l’equipaggiamento, con più armi a disposizione che si traducono in più stili di combattimento da imparare a conoscere. La limitata rigiocabilità della demo, a meno che non decidiate di sperimentare più volte il matchmaking multiplayer per cacciare i mostri con altri giocatori, impedirà probabilmente di scoprire a fondo le meccaniche e i segreti di ogni equipaggiamento, ma questo non impedisce certo la sorpresa e il divertimento nel cimentarsi per la prima volta con queste novità. Una volta scelto l’accampamento in cui spawnare, inizia la caccia vera e propria in cui il cacciatore, da buon conoscitore dei mostri, va alla ricerca di orme e altri indizi che possono condurre alla preda prefissata. Ma da subito notiamo come il mondo di Monster Hunter World, quello di ogni missione, non sia il solo habitat della preda della missione, ma quello di molti altri animali e razze diverse, ognuno dei quali ha il suo preciso posto nella catena alimentare e di conseguenza portato per natura a difendersi, scontrarsi o nascondersi dagli altri mostri, lasciandoci talvolta a bocca aperta e intenti a cercare un nascondiglio adatto in attesa della fine della lotta. La ricerca delle impronte e la conseguente comparsa delle lucciole, un “sentiero” luminoso che ci indicherà la via per il mostro – forse unica meccanica un po’ insolita e poco comprensibile visto che toglie gusto all’indagine in sè – si conclude naturalmente con lo scontro finale, in un mix di azione e cooperazione di gruppo che subisce anche gli effetti del nostro cammino. Sul percorso di caccia possiamo infatti imbatterci in fiori, piante e altri vegetali che possono alterare le nostre statistiche, così come fornirci possibilità di mettere a segno colpi dalla distanza con la nostra fidata fionda, e che possono rivelarsi ottimi alleati nel momento della battaglia finale. Questa risulta essere molto piacevole, ma solo dopo aver capito, come dicevo in apertura, come può funzionare al meglio il combat system di MHW senza che questo si riduca ad un premere ossessivamente il tasto attacco sperando di danneggiare il più possibile il mostro prima che questo ci faccia a pezzettini. A meccaniche ormai basilari come schivata, parata e contrattacco se ne aggiungono infatti altre, difficili al momento da inquadrare ma che indubbiamente rivelano una curata e meticolosa costruzione del gameplay che si farà ancor più sentire nell’opera definitiva.

A fare da contorno ad un gamplay ben congeniato, il comparto tecnico e artistico si fa apprezzare da subito. Non mi sono trovato di fronte allo splendore dei paesaggi di Horizon: Zero Dawn, o alla perfezione visiva di The Order: 1886 o Uncharted 4, ma l’engine di gioco riesce comunque a soddisfare l’occhio, abbinato a paesaggi straordinariamente costruiti. Le aree di gioco, grandi ma non troppo, sono ricche di biodiversità ed eterogeneità strutturale, congeniate su più livelli con tanto di specifiche ambientazioni e tanti colori e giochi di luce. Inutile però concentrarsi troppo su pregi e difetti a livello visivo, poiché il gioco è ancora in beta e la storia ci dimostra che il prodotto finale è certamente migliore di quello provato, almeno sotto questo punto di vista.

Monster Hunter: World ha riacceso in me la passione per la caccia, la voglia di cimentarmi in titaniche imprese contro mostri colossali, e non vedo l’ora che sia il 26 gennaio (come già vi avevo detto giorni fa) per verificare se Capcom è riuscita a mantenere le piacevoli promesse anche nel titolo completo, in cui la ripetitività potrebbe essere uno dei grandi punti di domanda. Quel che è certo però è che il nuovo titolo della serie funge da nuovo punto di partenza, sia per le meccaniche, sia per la costruzione del gioco, sia perché i neofiti della serie e del genere potranno approcciarvisi senza bisogno di alcun bagaglio d’esperienza alle spalle.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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