Prey

Prey – Anteprima

Quando lasci ad Arkane Studios libertà creativa, il rischio di trovarsi di fronte ad inaspettati capolavori è alto. Ne sono la dimostrazione i recenti Dishonored e Dishonored 2 dello studio francese, action-stealth che, combinando meccaniche conosciute ai più per la loro importanza nel franchise BioShock, hanno segnato e segnano tutt’ora un capitolo importante della storia del genere. 4 anni per scoprire le nuove vicende di Corvo, per uno studio che non è abituato a lavorare su più progetti contemporaneamente. Stavolta però è diverso, molto diverso. Tra poco meno di un mese, precisamente dal 5 maggio, Arkane Studios tornerà sui nostri schermi con Prey, uno dei titoli più attesi di questa prima parte del 2017. Una nuova IP? Non proprio, ma ci siamo vicini…

Quell’occhio non suggerisce nulla di buono…

Il primo Prey, sparatutto in prima persona sci-fi completo di mostri alieni di ogni tipo e multiplayer di buon livello, venne pubblicato nel lontano 2006 da Take Two, e sviluppato da Human Head Studios. Pur non essendo riconosciuto nell’Olimpo dei videogiochi, il titolo ebbe diverse gradite intuizioni, come intermezzi puzzle per spezzare il ritmo e concedere un momento di riflessione, e la possibilità di camminare e correre sui muri per rendere variegato e veloce il gameplay, struttura che di recente FPS competitivi come Titanfall e Call of Duty hanno implementato costantemente nelle loro produzioni. Accolto positivamente da critica e pubblico, nel 2011 Prey si apprestava a diventare il primo di una serie dopo che Human Head annunciò ufficialmente il sequel. Come dite? Non avete mai giocato a Prey 2? Naturale, perché il progetto fu completamente cancellato, e inaspettatamente riesumato all’E3 2016 quando Bethesda rivelò questa nuova incarnazione dell’IP. Non un reboot, né tanto meno un remake, ma qualcosa che sembra attirare su di sé gli occhi di tutti.

BIOSHOCK: INFLUENCE

Alcuni dei punti cardine di Prey sono stati fondamentalmente mantenuti, su tutti il contesto fantascientifico, ma non fate l’errore di pensare ad un gioco preso di pari peso dalla sua concezione originaria. Il gioco è infatti ambientato su una gigantesca stazione spaziale, la Talos I, in un futuro poi neanche tanto lontano. Il nome del protagonista è Morgan Yu, quello che sembra essere uno scienziato o un ricercatore impegnato a studiare gli effetti di un esperimento che potrebbe ridefinire la biologia umana a livelli inconcepibili. Ancora poco è chiaro della trama, del reale compito di Morgan Yu e dei misteri che sicuramente la Talos I nasconde. Tutto ciò che sappiamo è che la situazione, ad un tratto, precipita. L’arrivo di una pericolosa e ostile razza aliene sulla stazione spaziale, infatti, coincide con l’inizio dei problemi e dell’azione per il nostro protagonista. Quali saranno i motivi che hanno spinto gli extraterrestri a spingersi fino a qui per conquistare la Talos? Le ricerche attualmente in corso hanno un ruolo in tutto questo?

Morgan Yu. Quali segreti nasconderà il protagonista di Prey?

La struttura ludica affrontata in Dishonored sembra fondersi alla perfezione con le proposte da BioShock, in un gameplay che sin dalle sue prime immagini è sembrato particolarmente ispirato, variegato e intenso. Morgan, oltre alle convenzionali (ma anche non troppo) armi fantascientifiche, può contare su una serie di poteri, alla stregua dei Plasmidi del titolo di Ken Levine, una componente che peraltro era possibile intuire già su Dishonored e il suo sistema di combattimento e approccio ai nemici. Da queste componenti deriva un gameplay che davvero può essere applicato a più contesti e a più personalità. C’è chi troverà più appagante l’approccio Rambo-style, dove con armi e poteri offensivi alla mano si cercherà di porre fine istantaneamente alla minaccia aliena. Per chi invece, forte dell’esperienza su Dishonored e conscio degli enormi progressi che Arkane è stata in grado di fare sul fronte stealth tra il primo e il secondo capitolo, è più riflessivo e attendista, c’è una vasta gamma di possibilità per superare in maniera totalmente differente una missione. Camuffarsi, trasformarsi, distrarre, confondere. Le scelte sembrano essere davvero tante, e particolarmente allettanti.

LO SPAZIO ASSOLUTO

Come confermato da buona parte della stampa italiana ed internazionale, nel corso degli ultimi mesi le cose su Prey sono cambiate. Una delle modifiche più grandi e importanti è sicuramente quella legata alla difficoltà del gioco, ora molto più survival di quanto non lo fosse prima e che costringe il giocatore ad una strategia pianificata e non avventata per riuscire a portare a casa la missione. In questo senso anche le grandi aree della Talos I e i poteri assorbibili dalle capacità degli alieni Typhon saranno una componente fondamentale della nostra esperienza. La stazione spaziale, che persino nelle sue atmosfere e strutture ricorda proprio quella Rapture City di BioShock e BioShock 2 che tanto ci fece innamorare della serie di Ken Levine, sarà un ampio territorio nel quale muoversi e dal quale decidere personalmente come proseguire, in quanto il gioco non ci metterà di fronte a percorsi lineari prestabiliti da seguire senza la possibilità di tornare sui propri passi. Non troveremo i classici corridoi ai quali pensiamo quando ipotizziamo esperienze di questo tipo, alla 2001: Odissea nello Spazio o in quell’Alien: Colonial Marines che fece tanto discutere. La libertà, per volere di Arkane stessa, sarà totale.

Che Prey sia un potenziale capolavoro, non lo scopriamo certamente noi e certamente non adesso. L’attenzione mediatica è stata molto alta sin dall’annuncio del gioco allo scorso E3, anche se a dire il vero la risposta del pubblico non ha forse mantenuto le aspettative di Bethesda. Poca pubblicità? Forse, ma il reparto marketing dell’azienda ha ancora diverse settimane per porre il gioco al centro dei desideri dei giocatori, e proprio per questo vi ricordiamo anche la demo del 27 aprile per PS4, Xbox One e PC che vi potrà dare un’idea sulla prima ora di gioco di Prey. Nel frattempo che ci separa dal gioco, i grossi dubbi che restano riguardano la consistenza e la coerenza della trama, che riveste un ruolo di altissima importante in titoli come questi. Speriamo dunque di non essere delusi e di trovarci di fronte ad una IP che possa colmare quel vuoto nei nostri cuori lasciato dalla scomparsa serie BioShock di Levine.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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