Home Videogiochi Ci pensa Uagna – The Mario in the high castle

Ci pensa Uagna – The Mario in the high castle

È tornato. È sempre lui. Nonostante abbia sulle spalle quasi 35 anni e una quantità abominevole di apparizioni tra videogiochi principali, spin-off e chi più ne ha più ne metta, è ancora qui. Di chi staremo mai parlando? Ma ovviamente del fenomeno dell’ultima settimana, del baffuto idraulico che con il suo primo mobile game della storia videoludica ha conquistato in poche ore anche l’impero Apple. L’italiano Mario (no, non quello di Maccio Capatonda). “Ancora Mario? Nel 2016??” Sì, maledetto essere bipede che hai commentato sotto tutte le notizie del mondo, lamentandoti di un Dio della storia videoludica. Sì, porca miseria. Ancora e sempre Mario. E noi godiamo. Ooooh, se godiamo…

super mario run

Super Mario Run, per quanto sia un gioco accessibile a chiunque e basilarmente semplificato, è un prodotto di pregevole fattura, con caratteristiche che fanno godere anche l’hardcore gamer (che adesso è un termine fichissimo da usare) ma ancor di più chi è cresciuto a pane e videogiochi. Ma ha soprattutto ribadito una cosa fondamentale, e cioè che Mario è sempre Mario, e ce lo ha dimostrato in pochi giorni, distruggendo quel record di download che Pokémon GO aveva stabilito a luglio, e raggiungendo oltre i 40 milioni di app scaricate. Poco importa che il gioco costi 9.99 €, cifra che ritengo assolutamente alla portata di tutti e assolutamente accettabile per la quantità (e la qualità) di contenuti che porta con sé. Poco importa se i giocatori si lamentano del fatto che i primi tre livelli siano gratuiti e poi il gioco diventi a pagamento (forse siete troppo giovani, avete presente le demo? Ecco, i primi tre livelli sono una demo). Poco importa se frotte di associazioni femministe si sono sentite toccate nel profondo per il fatto che Peach sia ancora lì, a fare delle torte nel 2016. Le faccio anche io, eppure nessuna associazione mi tutela, non capisco. Comunque, tornando al punto cruciale di questo breve editoriale, Mario ancora una volta ha dimostrato quanto sia importante per Nintendo. Un uomo solo, potente e irraggiungibile, in un gigantesco castello che ha faticato per uscire fuori dai danni di Wii U.

Wii U

Alt, fermi tutti, stop. Già so cosa tanti di voi stanno per scrivere. Questi i commenti e/o pensieri più quotati:

  • Ma cosa dici?? Wii U ha fallito? SEI UNA ME**A
  • Questo dimostra che Uagna (come se fosse solo uno, ndr) non sa niente di videogiochi
  • Nintendo is mai laif, ce l’ho pure tatuato sul pettorale destro, non toccarmi Nintendo!

Se avete pensato una di queste cose, partite già con il piede sbagliato. Sono un grandissimo estimatore di Nintendo, le mie prime esperienze videoludiche arrivarono (oltre che su PC) su SNES prima e più approfonditamente su Nintendo 64 poi. Non sto neppure affermando che Wii U sia stata una console pessima sotto tutti i punti di vista, anzi alcune delle sue esclusive di punta sono tra i titoli più interessanti della generazione passata (o presente? O comunque quella che sta per chiudersi con l’arrivo di Switch, è abbastanza complicata la cosa…). Splatoon, Mario Kart 8, Bayonetta 2, solo per citare i primi che mi vengono in mente. Eppure è impossibile negare come Wii U sia stata, a livello di immagine e di ricavi, per Nintendo un quasi totale flop, per una serie di motivi dei quali potremmo discutere in futuro. Cosa sopravvive di questa Wii U, e da dove deve ripartire Nintendo per puntare con Switch a non ripetere gli stessi errori? Scommetto che già conoscete la risposta, lo abbiamo capito proprio negli ultimi giorni: Mario.

Mario è una potenza inarrestabile, una garanzia incredibile

Questo perché Mario è una potenza inarrestabile, una garanzia incredibile, come dimostra appunto Super Mario Run. L’idraulico italiano è una di quelle icone, se non L’Icona, che da sole costringono all’acquisto di una console, ed è quello che Switch dovrà avere. Perché Mario è unico. Ancora oggi, a quasi 35 anni della sua uscita, sbaviamo di fronte ad un nuovo platform con il baffuto idraulico come protagonista, per cercare di scoprire quali altri emozioni potrà farci provare. Per lo stile, per i colori, per la spensieratezza con la quale Mario si lascia giocare. Super Mario è l’icona più potente in assoluto in mano a Nintendo (e più potente in generale, nel mondo dei videogiochi e forse anche oltre), ed è incredibile come i ragazzi di Miyamoto riescano ogni santa volta a farci restare a bocca aperta. Uccidere Bowser per la milionesima volta? Non mi annoia minimamente. Salvare Peach per la miliardesima volta? Mi piace. Ed è questa la formula che Nintendo necessita per Switch. E che vogliamo per Switch, oltre ovviamente ad altre esclusive di peso. In un mondo come quello di oggi, dove anche il più casual dei giocatori viene bombardato dalle informazioni, avere un simbolo riconosciuto universalmente è già un punto di partenza incredibile. Nintendo, usalo! Stupiscici!

mario_heart_switch_screen

Un Mario. Uno straordinario Mario. Un fottutamente incredibile Mario, 3D, 2D, fate come vi pare. Fateci un remake in 4K di Super Mario 64, fateci Super Mario Galaxy 3, fateci pure Super Mario Sunshine 2 (io il primo l’ho amato, non ho ancora capito l’odio che molti provano nei suoi confronti). Ma non fate restare Mario in panchina, no, assolutamente no, e non “confinatelo” su 3DS come è accaduto di recente (togliamo ovviamente Mario Maker, un comunque ottimo esperimento). E non mi importa se a qualcuno di voi non andrà a genio l’ennesimo Mario, desideroso di nuove IP dove si può esplorare e uccidere con le armi futuristiche laser OMG. Mario è sempre Mario, resterà per sempre nei nostri cuori, e sarà per sempre sinonimo di perfezione. L’impero Nintendo ne ha davvero troppo bisogno.

E anche noi.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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