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Ci pensa Uagna – Il pesante fardello di Watch Dogs 2

Quest’anno Ubisoft, come già vi abbiamo spiegato in breve nella nostra Anteprima del gioco in questione, sarà impegnata in una grossa scommessa. Per la prima volta dopo tanti anni, precisamente dal 2009, Assassin’s Creed mancherà l’appuntamento con un nuovo capitolo annuale. Una scelta coraggiosa, quella dell’azienda francese, ma dovuta sotto tanti aspetti. La serie arriva da una lunga sequela di critiche, nonostante un buon rinnovamento operato prima con Assassin’s Creed: Unity e proseguito poi con Assassin’s Creed: Syndicate come vi raccontammo nella nostra recensione, ma queste critiche non hanno fatto altro che aumentare. Tante le problematiche legate al brand, e ormai le abbiamo ritrovate in ogni capitolo: meccaniche troppo simili a sé stesse, game design ripetuto per anni, storie abbozzate e personaggi poco carismatici. Per questi e per altre decine di motivi, la serie sugli Assassini, in concomitanza con l’uscita del film, si prende un anno sabbatico. Occorre a Ubisoft, quindi, un nuovo blockbuster per tenere alti i ricavi anche nel periodo di mancanza di Assassin’s Creed, una novità dopo anni, in tutti i sensi. La scelta, quest’anno, è ricaduta su Watch Dogs, potentissima IP del 2014 che perse però una quantità esagerata di pareri a favore dopo la sua pubblicazione. E se tale scelta è finita su Watch Dogs, questo significa solo una cosa: che Watch Dogs 2 non può assolutamente fallire dove ha fallito il suo predecessore.

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Siamo sulla spinosa rubrica Ci pensa Uagna, e come sempre cercheremo di fare domande, a noi stessi e a voi. L’argomento di oggi, come avrete capito, è il gigantesco fardello che Watch Dogs 2 dovrà portare sulle sue spalle: tenere alto il nome di Ubisoft, riabilitare il nome della serie, e soprattutto sopperire all’assenza del potentissimo brand mancante quest’anno, appunto Assassin’s Creed, una fonte ancora oggi inesauribile di frusciante denaro nelle casse dell’azienda che ogni anno fa i conti sempre con le stesse discussioni. Il rinnovo del gioco, che dovrà cercare di riportare tutti quei giocatori rimasti scontenti dal primo capitolo, è davvero gigantesco. Aiden Pierce viene abbandonato (probabilmente) al suo destino, Chicago viene abbandonata al suo triste e piovoso destino. San Francisco sarà la nuova città da esplorare da cima a fondo, in compagnia di Marcus Holloway. Una scelta, quella del giovane ragazzo afroamericano, che può essere vista sotto due punti di vista: la prima è quella di svecchiare una serie che potenzialmente potrebbe andare avanti all’infinito, proprio come Assassin’s Creed; la seconda è quella di staccare completamente da un capitolo, il primo, che è stato un mezzo flop sotto tanti aspetti (non le vendite, per fortuna di Ubisoft). Ma l’azienda sa perfettamente che non può rischiare di tirare la corda troppe volte. È successo con il già fin troppo citato Assassin’s Creed, è successo con Far Cry (lo spin-off Primal ha avuto parecchie critiche), è successo persino con Rayman Legends, da molti considerato troppo simile al precedente Origins. È ora di cambiare.

Il game design, ad esempio, ha dimostrato di essere molto cambiato in questi primi scorci del gioco, pur senza dover necessariamente rivedere completamente le meccaniche di base, i pilastri sui quali si poggia un gioco come Watch Dogs. Hacking, attività al limite della legalità, violenza, furti. Marcus, complice anche una problematica terribilmente attuale, quella del razzismo verso gli afroamericani che sta colpendo gli USA negli ultimi mesi, sarà un protagonista completamente immerso in questa realtà. Ma il punto cardine da rivedere non era necessariamente il protagonista, cosa che comunque Ubisoft ha coraggiosamente fatto. Qui le questioni erano ben altre, e riferite principalmente al sopra citato game design. Possibile che dopo anni di preoccupante immobilismo sul fronte videoludico, la compagnia si sia decisa a sperimentare, a proporre qualcosa di veramente nuovo e di mai visto? Sì, perché se Watch Dogs 2 dovrà essere il titolo sul quale si baseranno i principali risultati finanziari dei prossimi 6 per Ubisoft (l’incognita For Honor potrebbe però sorprendere), contiamo sul fatto che gli sviluppatori abbiano lavorato a fondo per sistemare non solo i problemi del primo capitolo ma anche quelli legati ad un game design ormai fin troppo ricorrente nella maggior parte delle produzioni della società francese. Noi ci crediamo.

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Se con Watch Dogs 2 Ubisoft punta veramente ad un rinnovamento, la prima componente da modificare in maniera massiccia è come detto il game design (oltre ad una storia davvero interessante, dopo quella abbastanza noiosa del primo titolo). La chiave dell’eventuale successo del gioco potrebbe partire proprio da lì, per un brand che deve riacquistare credibilità dopo l’obnubilante campagna marketing del suo predecessore che ha fatto più danni che altro. Se Ubisoft non punterà ad offrire la grafica più pompata della storia dei videogiochi, cosa che peraltro si è già vista nei gameplay mostrati, dovrà percorrere nuove vie, sperimentando nuove formule che, nel caso in cui venissero apprezzate, potrebbe pensare di riportare anche su altri franchise, sempre con l’idea ovviamente di non ripetere gli errori degli ultimi anni. Potenzialmente, Watch Dogs 2 potrebbe essere per il brand quello che Assassin’s Creed II è stato per la sua serie: una rinascita, una conquista, un traguardo inarrivabile per molti. Immaginate quindi il peso, il fardello che gli sviluppatori di Watch Dogs 2 hanno dovuto portare sulle loro spalle per quest’anno. Ubisoft punta tantissimo, forse tutto, su questo gioco, e fallire significa fare le valigie e andare a casa. Sarà anche per questo che l’hype dei giocatori non è stato caricato come in occasione del primo titolo, quando la brobdingnagiana campagna marketing andò avanti per quasi 2 anni. L’azienda francese cerca di nascondersi? Oppure ha in serbo un titolo talmente buono da permettersi di puntare gran parte del successo semplicemente dal passaparola dei giocatori?

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L’idea del primo Watch Dogs era potentissima. Una sorta di nuovo Grand Theft Auto (guardiamoci in faccia, il concept è quello, e non è un punto a sfavore, sia chiaro), con una grafica pompata all’ennesima potenza (ancora rimpiangiamo la splendida demo mostrata all’E3 2012), possibilità infinite di hackeraggio, auto, attività losche, vigilanti. E nonostante il gioco ci sia piaciuto, gli oggettivi punti deboli erano tanti, e le critiche degli utenti erano decisamente fondate, cose che anche Ubisoft non fa fatica ad ammettere come ci ha ricordato anche il PR italiano dell’azienda Alberto Ziello durante la scorsa Milan Games Week. La line up di Ubisoft è tutta una scommessa, per la conclusione di questo anno fiscale, ma se Watch Dogs 2 saprà mantenere le speranze di molti (e dell’azienda, soprattutto) potremmo trovarci di fronte ad un nuovo franchise di grande successo. In quanti credono in questo Watch Dogs 2? Noi sì, e l’attesa è tanta. Così come la paura, ma a questo penseremo quando il gioco sarà effettivamente tra di noi.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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  • Secondo me questo Watch Dogs 2 potrebbe davvero essere una svolta per la serie come fu AC 2, l’unica mia preoccupazione è che nella versione finale del gioco ci sia un downgrade assurdo (come accadde nel primo).

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