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Primi passi nel deserto sconfinato di Assassin’s Creed Origins

Complici alcuni problemi di spedizione, fortunatamente risolti prontamente con un codice digitale per la Gold Edition su PlayStation 4 (ancora grazie a Ubisoft per la prontezza nel rimedio), solo tra sabato 28 e oggi, domenica 29 ottobre, sono riuscito ad esplorare l’Egitto di Assassin’s Creed: Origins. Il cammino che porterà alla recensione, che spero di pubblicare nella settimana ventura, si prospetta come lungo e tortuoso vista l’immensa quantità di attività, e anche novità, del gioco, ma questo non mi impedisce di darvi le mie prime impressioni sull’ultimo titolo di Ubisoft Montreal in attesa del giudizio definitivo.

Bayek di Siwa, il protagonista di questo nuovo capitolo del franchise e primo Assassino della storia, sembra essere un potenziale ottimo protagonista. La sua storia, che in queste prime ore di gioco ho solamente intravisto tramite frammenti di memorie e illusioni, è ricca di dolore e desiderio di vendetta, temi ricorrenti nella saga di Assassin’s Creed e che contribuiscono a dare spessore e carisma ai personaggi. Diametralmente opposta è la situazione con Layla, la enigmatica protagonista delle sequenze nel presente della quale ho solo pochissimi indizi per il momento: Animus, Abstergo e discendente di Bayek. Le solite cose, insomma, dunque si spera che la questione venga ben esplorata nel corso del gioco.

Ho trovato per il momento le modifiche alla struttura di base gioco, ora più vicina ad un RPG che ad un gioco d’azione come prima, molto ben pensate. Forse, ma solo il tempo potrà dirmelo e dircelo, questa potrebbe essere la nuova giovinezza di Assassin’s Creed, una svolta che ritengo per queste prime ore di gioco funzionale e ben adattata al contesto di un gioco che ha saputo finalmente rinnovarsi senza snaturare eccessivamente la sua identità. Anche il combat system, da troppi anni sempre uguale a sé stesso, è stato ridefinito e modificato, avvicinandolo maggiormente ad un gameplay alla Skyrim o addirittura alla The Witcher 3, mettendo ovviamente i giusti puntini sulle i in merito alle particolarità di Assassin’s Creed delle quali parlerò nella recensione. Vi basti sapere, per ora, che il gameplay mi sta molto divertendo, anche se ho già notato una certa ripetitività nell’affrontare un combattimento a viso aperto contro i nemici che però risulta inevitabile nel momento in cui consideriamo un gioco di tali proporzioni.

Non ci sono davvero parole, invece, per descrivere le bellezze dell’Antico Egitto che Ubisoft ha saputo replicare. Da amante della Storia, poter toccare quasi con mano un periodo storico di questa levatura è un sogno ad occhi aperti. Dopo Siwa, la prima località, una piccola città fatta di poveri contadini e templi abbandonati e in rovina ricchi (immagino) di misteri che esplorerò in futuro, ecco che la situazione si infiamma quando Bayek viene inviato sulle rive del Lago Mareotis, sul quale si affaccia una delle più iconiche città della storia antica: Alessandria. Splendida, luminosa (i colori aiutano molto nell’instaurare stupore), con il Faro, una delle antiche Meraviglie del Mondo, che si erge a guardia di tutto il grande mare aperto. In lontananza, oltre le dorate dune di sabbia, la mia prossima tappa, obbligata, in questo sconfinato gioco che sembra essere Assassin’s Creed Origins: le piramidi di Giza.

Dopo le prime ore di gioco, il nuovo Assassin’s Creed mi ha lasciato una grande soddisfazione, sentimento che non provavo su un gioco della serie ormai da molti anni. Forse da quel lontano Black Flag, che riuscì a offrire la migliore interazione del franchise grazie alle novità introdotte. Sarà un caso che il team di sviluppo dei due giochi è lo stesso?

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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