Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Call of Duty: WWII – The War Machine

[Recensione] Call of Duty: WWII – The War Machine

Nel mentre che quella che forse è la grande maggioranza della fanbase di Call of Duty attende con ansia notizie su Black Ops 4, che verrà mostrato per la prima volta il 17 maggio con un grande evento a Los Angeles (stay tuned), Sledgehammer Games non ha alcuna intenzione di farsi da parte. Forte del successo raggiunto con Call of Duty: WWII, che dopo il disastro Infinite Warfare è riuscito a risollevare le sorti della serie di casa Activision, Sledgehammer prosegue nel tipico supporto annuale al gioco che prevede gli ormai classicissimi quattro DLC a cadenza più o meno bimestrale. Tre nuove mappe per il comparto multiplayer, una nuova Operazione per la modalità Guerra, e il terzo episodio della serie Nazi Zombies, che prosegue dopo L’ultimo Reich e L’isola delle Tenebre. Non perdiamoci in ulteriori chiacchiere e constatiamo insieme l’offerta di The War Machine, secondo contenuto aggiuntivo di Call of Duty: WWII.

UNA GUERRA GLOBALE

Iniziamo con un elogio a Sledgehammer Games: le tre mappe multiplayer di The War Machine sono tutte nuove di zecca. Nessun remake di mappe apparse in precedenti titoli della serie, cosa inusuale ormai dopo tutti questi anni ma che fa ovviamente piacere. Passiamo ad analizzare nel dettaglio le varie mappe multiplayer, partendo da V2, ambientata in un hangar di sviluppo missilistico nel quale proprio il gigantesco arsenale bellico rappresenta il punto centrale dell’ambientazione. La mappa, di modeste dimensioni, è pensata infatti per convogliare tutta l’attenzione dei giocatori e l’azione verso l’area centrale, che si sviluppa su più piani e dove i giocatori possono anche contendersi l’utilizzo di questo missile, il quale può essere attivato sprigionando fiamme nella zona circostante che bruciano qualsiasi cosa finisca a tiro concedendo momenti concitati perfetti per partite di pochi minuti.

Toglietevi dalla testa di utilizzare armi a lungo raggio come i fucili da cecchino, che diventano invece molto importanti nella seconda mappa di cui vi parliamo, Dunkirk. Al posto della solita simmetria delle mappe di Call of Duty, Dunkirk, che offre una magnifica ambientazione e ricostruzione dell’ambiente della città francese vista lo scorso anno anche nell’omonimo film di Christopher Nolan, si sviluppa nella sua forma rettangolare in due porzioni nettamente separate. La spiaggia, da una parte, con i rottami e i mezzi distrutti ma completamente all’aperto, e la metà invece più “urbana”, con due grossi edifici quasi interamente visitabili e all’interno dei quali si possono sempre nascondere insidie rappresentate dai nemici in agguato. Per quanto l’ambientazione risulti davvero splendida, la mappa ci sembra eccessivamente sbilaciata, specialmente nel caso di ricompense aeree. Se una squadra ha la sfortuna di rigenerarsi sulla spiaggia, i pericoli sono molto più elevati rispetto all’altra porzione di mappa.

Suggestiva è certamente anche Egypt, che ci è parsa la più equilibrata tra le mappe e anche quella che meglio abbiamo apprezzato per i comparto multigiocatore classico. Come suggerisce il nome, si trova nel mezzo del deserto del Sahara, nei pressi di un antico tempio egizio nel quale possiamo entrare per scatenare le varie bocche da fuoco. La mappa è di medie dimensioni, con il tempio a costituire l’area centrale dell’ambientazione, ma a farne da contorno ci sono altre rovine e costruzioni che impediscono ai giocatori di concentrarsi forzatamente in un punto solo, anche perché all’interno delle mura egizie la luce è poca e i pericoli ci possono annidare ovunque, anche dietro alle imponenti colonne.

La sorpresa più gradita all’interno del pacchetto è però sicuramente la nuova Operazione della modalità Guerra, Operation Husky. Ambientata in Italia, l’operazione Husky si articola come sempre in varie fasi tra due squadre, una che pensa ad attaccare punti strategici e l’altra che invece deve difenderli. Il tentativo di Sledgehammer Games di dare un’impronta e una varietà sempre maggiore a Guerra, modalità che ci ha sorpreso anche al lancio di Call of Duty: WWII ma che in parecchi casi soffriva di uno sbilanciamento esagerato tra attacco e difesa, si fa importante proprio in Operation Husky, dove una delle fasi di gioco è una vera novità. All’inizio gli Alleati, che stanno respingendo i tedeschi, devono riuscire a prendere tre informazioni e a portarle al sicuro, in quella che diventa una sorta di Cattura la Bandiera in formato Guerra. A seguito della seconda fase, dove gli americani devono trasmettere le informazioni (con una variante di Postazione, se così vogliamo chiamarla), ecco che, nel caso in cui la partita dovesse continuare, l’azione si sposta nel cielo. A bordo dei caccia, infatti, dobbiamo riuscire a sconfiggere abbastanza avversari da arrivare alla vittoria, in entrambi gli schieramenti impegnati sul fronte. Una meccanica sicuramente inaspettata ma piacevole e che offre una buona dose di sana varietà, portando per la prima volta su WWII i combattimenti aerei in PvP. È forse l’apertura verso qualcosa di ancor più innovativo, in vista dei prossimi due DLC e di Black Ops 4 previsto per ottobre?

IL TRONO OSCURO

La storia di Drostan, Olivia, Marie e Jefferson, fuggiti dall’Isola delle Tenebre dopo le macchinazioni di Straub, prosegue questa volta in un’ambientazione cittadina, in un luogo devastato dalla guerra che, a guardarlo da vicino, ricorda molto chiaramente una mappa dei cugini Treyarch dal titolo Gorod Krovi, apparsa in Call of Duty: Black Ops 3. Tralasciando le similitudini a livello ambientale, la mappa, di modeste dimensioni rispetto ad altri esponenti della modalità a orde infinite che ormai non manca l’appuntamento con la serie da 4 anni di fila, rappresenta un nuovo buon episodio della saga Nazi Zombies di WWII, nel quale però le meccaniche nuove fanno una gran fatica a trovare spazio. Il Trono dell’Ombra, o The Shadowed Throne in lingua originale, non presenta rilevanti novità rispetto ai due capitoli precedenti, concedendosi solo qualche piccola divagazione che però non ha alcuna rilevanza sull’economia di gioco. Orde infinite di non-morti da eliminare, armi da potenziare, round da passare e Wonder Weapon da costruire, la solita faccenda insomma. La storia, invece, può riservare un maggiore interesse visti i risvolti del classico e immancabile easter egg da completare, che ancora una volta vede al centro dei fatti il malefico dottor Straub. Ma per esserne sicuri, dovremo attendere il terzo DLC, che potrebbe verosimilmente arrivare tra la fine di giugno e la prima metà di luglio.

PUNTI DI FORZA

  • Operation Husky
  • Egypt e V2
  • The Shadowed Throne è un buon episodio…

PUNTI DEBOLI

  • … Ma non c’è alcuna novità a livello di meccaniche
  • Dunkirk è sbilanciata
  • Qualche bug di troppo in Nazi Zombies

Il secondo pacchetto aggiuntivo di Call of Duty: WWII, venduto come sempre a circa 15€, non ha chissà quale novità rispetto ai suoi predecessori. Certo, Operation Husky offre contenuti inediti per Guerra ed è il più piacevole diversivo dalle modalità standard, mentre il pacchetto in generale è composto dalle classiche mappe multiplayer con pregi e difetti e dall’esperienza zombie tutt’altro che memorabile. Eppure, consigliare The War Machine non significa solamente lodare il lavoro di Sledgehammer Games per questo prezioso DLC, ma anche quello del supporto al gioco, il migliore che sia mai stato fatto ad oggi per la serie Activision. A intervalli regolarissimi, Call of Duty: WWII viene inondato di week-end 2XP, eventi a tema come quello dedicato a San Patrizio, con nuovi contenuti, equipaggiamenti e skin che possono deliziare i completisti e i maniaci dell’estetismo. Nonostante i (soliti) punti deboli di ogni pacchetto, come i bug che anche in The Shadowed Throne si fanno sentire, The War Machine è una buonissima esperienza extra per tutti i fan di Call of Duty: WWII, un gioco che, a discapito di quanto erroneamente sentenziato da molti utenti, non è affarto morto. Anzi, è più vivo che mai.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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