Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Skyrim VR – Quella volta che uccidemmo un drago in realtà virtuale

[Recensione] Skyrim VR – Quella volta che uccidemmo un drago in realtà virtuale

Mentre da ormai almeno un paio di E3 ci domandiamo se riusciremo ad avere finalmente un assaggio di The Elder Scrolls VI, gioco che a quanto pare si farà attendere ancora per molto, Bethesda continua a sfruttare fino all’inverosimile il pluripremiato quinto capitolo della celebre saga fantasy. Skyrim, dopo aver subito rimasterizzazioni in HD, edizioni speciali,  rivisitazioni in chiave Nintendo Switch, si butta anche nel campo della realtà virtuale. Impensabile, forse, fino alla conferenza di giugno dell’E3 di Los Angeles, quando Bethesda ha annunciato al mondo la sua intenzione di sfondare anche nel campo della VR (DOOM VFR arriverà tra pochi giorni, Fallout 4 VR nel corso di dicembre), e per quanto sembri una stramba idea quella di riproporre un colosso come Skyrim in chiave di realtà virtuale il risultato è tutt’altro che stravagante. Dopo aver trascorso circa una quindicina di ore nelle fredde terre settentrionali di Tamriel, siamo finalmente pronti per darvi il nostro responso su Skyrim VR, una grande rivelazione per PlayStation VR.

PROPRIO COME UN TEMPO…

A discapito delle affermazioni dei più scettici, restii nel credere ad un’operazione di questa portata su una tecnologia molto giovane, Skyrim VR si presenta come una pura conversione in realtà virtuale del GDR action fantasy del 2011 targato Bethesda. Gli sviluppatori hanno infatti preso il gioco per intero, senza rimuovere alcuna feature, e gli hanno cucito addosso la compatibilità con il visore VR di PlayStation 4, offrendo al giocatore la possibilità di rivivere tutta l’avventura originale sotto però l’inedita veste della realtà virtuale. Il risultato è quello di un’esperienza dalla durata elevatissima, probabilmente il gioco più longevo attualmente disponibile su PS VR e visori similari, considerando anche che nel gioco sono stati inclusi anche tutti i DLC ossia Dawnguard, Hearthfire e Dragonborn.

So che probabilmente, se siete fan di Skyrim o The Elder Scrolls in generale, conoscerete a memoria i fatti che danno il via e fanno da sfondo al gioco, ma facciamo un po’ di chiarezza per i più inesperti. Skyrim è una regione del grande continente Tamriel, e si pone cronologicamente 200 anni dopo i fatti di TES IV: Oblivion. In questo momento la regione è in forte difficoltà, con gli abitanti messi in ginocchio dalla guerra civile scoppiata dopo la morte di Re Torygg e presidi militari che spuntano in ogni dove. Ladri e altre creature fantastiche malvagie proliferano in questo clima, aiutati anche dalle impervie condizioni di buona parte della regione di Skyrim. Il protagonista, il personaggio cioè che creeremo e impersoneremo, non ha però molto tempo da dedicare alle questioni politiche. All’orizzonte, infatti, c’è un problema molto più importante da risolvere: i draghi, tornati a Skyrim dopo secoli in cui si pensava che ormai fossero estinti. Dopo il rapido antefatto, inizierà un lungo e difficoltoso viaggio per riuscire a scoprire cosa ci sia dietro al ritorno di queste creature mitologiche, in una storyline principale che si dipana attraverso tutti i segreti di Skyrim e che viene condita da una serie pressoché infinita di quest secondarie, come si rispetti per un buon GDR.

Il nostro alter ego digitale viene quindi gettato a capofitto in un mondo pericoloso e  pieno di insidie, dal quale anche più recenti successi in campo GDR hanno preso spunto per raggiungere la greandezza. Caposaldo del genere fantasy in campo videoludico, Skyrim ancora oggi rappresenta un’esperienza importante per la cultura di un videogiocatore, ma così come non era perfetto allora il gioco non lo è neanche adesso. Al netto di tutti i pregi, TES V deve fare anche i conti con numerosi bug e glitch che da sempre hanno caratterizzato il titolo Bethesda, solo in parte risolti con gli update rilasciati negli anni. Fortuna vuole che molti di questi non compromettano in alcun modo l’esperienza di gioco, evitando problemi di questo tipo.

… MA TUTTO NUOVO

Il gameplay è stato gestito sorprendentemente bene nel corso di questa conversione in VR, ed è facilmente fruibile sia con il Dualshock che con i controller Move, per i quali è stato costruito un sistema di movimento apposito. Con il joypad tradizionale di PS4 è possibile infatti muoversi con la levetta analogica sinistra come di consueto, ruotando poi la direzione o con il movimento della testa oppure con quello “a scatti” della levetta destra. Utilizzando i controller Move, invece, il movimento viene gestito puntando il punto in cui vogliamo andare e in maniera poi automatica dal gioco, ma il vero punto di forza di questi device si riscontra durante il combattimento. Abbiamo infatti avuto la netta sensazione di trovarci di fronte al nemico e di essere noi stessi a colpirlo, questo grazie ad una reattività stupefacente dei Move e alla loro implementazione nell’utilizzo delle armi, di arco e frecce, e anche delle immancabili magie. Sembra proprio, come ci aspettavamo, di essere all’interno del mondo di Skyrim, e di trovarci faccia a faccia con i nemici da fronteggiare. L’interfaccia del giocatore è stata ricostruita intorno al visore, ma la posizione della “bussola” in basso, per verificare dove stiamo andando, non è proprio il massimo in quanto siamo costretti più volte ad abbassare lo sguardo per osservarla. Tutt’altro discorso invece per i menù e i dialoghi, resi perfettamente accessibili.

La  sensazione di immersività viene aiutata anche da una totale mancanza di motion sickness, una delle cose che più ci preoccupava. Non si avverte alcun fastidio nel ruotare la visuale  di 360° anche velocemente, neppure nel momento in cui ci ritroviamo circondati da nemici e dobbiamo gestire rapidamente la situazione. Sessioni di circa 3 ore di gioco possono essere sopportate tranquillamente dal giocatore, anche se questo non è un cliente abituale della realtà virtuale. Il compromesso per questa fluidità e accessibilità si chiama comparto  grafico. Nulla da ridire su musiche e audio (anche se in alcuni casi, specie nei dialoghi, si avvertono fastidi di bilanciamento sonoro), ma visivamente il titolo soffre di un sofferto downgrade che si trasforma in texture poco definite e pop-up di elementi sull’orizzonte visibile molto frequente. Ma del resto ricordiamoci che stiamo parlando di un gioco di 6 anni fa e di una sua conversione per PS VR, la cui resa a schermo non può essere paragonata con le esperienze di gioco tradizionali. E, in fondo, parliamo di un open world quasi sconfinato, un’esperienza inedita ed esaltante per questa nuova tecnologia.

PUNTI DI FORZA

  • È il solo e unico Skyrim…
  • Nessun problema di motion sickness
  • Conversione ben fatta

PUNTI DEBOLI

  • … e infatti presenta gli stessi bug e glitch
  • Graficamente poco esaltante
  • HUD scomodo in fase di esplorazione

La prima esperienza di Bethesda con la realtà virtuale, in attesa degli imminenti DOOM VFR e Fallout 4 VR, è sorprendente. Skyrim è rimasto lo stesso gioco che ci ricordavamo, certo, e questo comporta la riproposizione totale degli stessi pregi e degli stessi difetti che abbiamo trovato nel lontano 2011 all’epoca della sua prima apparizione. La versione per PlayStation VR è però un gioiello oggi, per una tecnologia ancora molto giovane e che ha, da oggi, tra le sue fila un nuovo must have. Skyrim VR è una conversione quasi perfetta che, pur dovendo scendere a compromessi dal punto di vista tecnico come vi abbiamo raccontato, non sacrifica alcuna componente dell’imponente GDR action entrato nella storia, gestendo le nuove meccaniche in maniera esemplare e dando il meglio di sé con i controller Move di PS4, ma soprattutto senza dare alcun fastidio al giocatore anche poco abituato alla realtà virtuale. Peccato per la mancanza di qualche feature inedita, ma ci accontentiamo di una raccolta completa del gioco di base più tutti i DLC che tiene occupati per centinaia di ore.

Un ringraziamento a Bethesda per il codice review su The Elder Scrolls V: Skyrim VR.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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