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[Recensione] Stifled – Survival Horror minimalista

Il momento giusto dell’anno per pubblicare un videogioco horror non può che essere la notte di Halloween. Quest’anno è toccato a Stifled, titolo compatibile con Playstation VR in cui l’avventura in prima persona promette un mix di azione, thriller e una buona dose di spavento. Il trailer di presentazione ci ha colpito in particolar modo per la sua originalità, per cui non potevamo esimerci nel provarlo e scoprire le potenzialità di questo survival.

Versione provata: PlayStation 4.

Al primo avvio del gioco bisogna selezionare un microfono e calibrarlo rimanendo in silenzio, sussurrando e parlando ad alta voce. Il gameplay sfrutta questa funzione affinché il rumore che emettiamo si rifletta nel gioco sotto forma di onde sonore che si diffondono nell’ambiente circostante. In coppia con il PlayStation VR consente un’immersione totale anche se entrambi gli accessori sono opzionali. Infatti il gioco è riproducibile anche sul televisore e l’emissione dei suoni può essere simulata grazie alla pressione del tasto R2.

Il gameplay inizia nella camera da letto di una grande casa, ma che con l’avanzare della perlustrazione sembra avere più le sembianze di un orfanotrofio. Elemento imprescindibile per un’opera in stile horror, stranamente però ben curato e senza elementi particolarmente inquietanti. Gli spostamenti iniziali del protagonista sono ostacolati da fumi e vapori che saranno solo il preludio a quello che ci aspetterà durante il percorso.

Vedo/Non-Vedo

La “cecità” è l’elemento cardine di Stifled e si inizia gradualmente a farne l’abitudine già nelle prime fasi della partita quando la grafica è ancora nella sua veste tradizionale. Il microfono ci viene in soccorso per poter spostare la sorta di nebbia che ci circonda e farci strada per raggiungere correttamente i vari obiettivi. A differenza di molti altri titoli VR in cui si esplora con i propri occhi e si ispeziona l’ambiente circostante, il suono della propria voce e dei propri passi risultano assai importanti.

Il giro esplorativo all’interno della casa aiuterà il giocatore a contestualizzare quello che ha vissuto il protagonista e a capire meglio il trauma che lo affligge. Trauma che capulterà ben presto la sua mente in una dimensione secondaria in cui regna un minimalismo estremo fatto di sole linee bianche immerse nel buio in cui sopravvivere.

Buona parte del gioco si svolge in questa totale oscurità e nella quale non è semplice districarsi. L’unico modo per vedere intorno a se è quello di emettere dei suoni, parlare, scagliare oggetti, oppure sfruttare elementi esterni, come ad esempio una goccia d’acqua che cade dall’alto su una pozza. Ogni volta che un’onda sonora si diffonde nell’ambiente, si viene a creare una linea bianca attorno ad essa. L’insieme delle varie linee bianche ci aiutano a capire da cosa siamo circondati ma bisogna aguzzare bene la vista perché durano solo per pochi secondi prima che ritorni l’oscurità. In breve tempo si impara la giusta strategia tra l’emettere suoni per affrontare il percorso e rimanere in silenzio per non essere scoperti dalle terribili creature che infestano quel luogo. Infatti bisogna fare attenzione perché emettere un suono sbagliato al momento sbagliato può portare a effetti poco piacevoli. La conseguenza è che il gioco viene vissuto più sul ricordo di ciò che si è visto qualche secondo prima piuttosto che su ciò che normalmente si guarda per vedere dove si sta andando. Da questo punto di vista si tratta di una sperimentazione molto interessante, amplificata in maniera esponenziale con l’ausilio del Playstation VR.

Mondo reale e Mondo astratto.

Un dualismo suggestivo che probabilmente poteva essere curato meglio. Da un lato ci si imbatte nella classica esplorazione di ambienti decorati con la grafica tradizionale, dall’altro troviamo l’esasperazione del minimalismo in ogni sua forma. La contrapposizione tra le due dimensioni prosegue tra assenza di nemici da una parte e il trovare espedienti per evitarli, in quanto non c’è modo di difendersi, dall’altra. Il susseguirsi tra i due mondi avverrà in maniera lineare per sei volte e durerà 30-40 minuti circa ognuno.

L’audio è tutto

Il comparto sonoro è ottimo e presenta una gestione di effetti audio ben curata che immerge appieno nel contesto. La sensazione di ansia che gli sviluppatori di Gattai Games hanno voluto trasmettere al giocatore si percepisce sin dalle prime fasi e sembra non voglia mai abbandonarlo. Per un titolo che viene presentato come thriller/horror si sente un po’ la mancanza dei classici “jumpscare” sonori che vorrebbero infartuare il giocatore durante la partita, per la gioia dei deboli di cuore. Lo stesso non si può dire del comparto grafico che risulta abbastanza standard e senza grandi pretese quando l’azione si svolge nel modo reale e dove, anche qui, gli elementi Horror sembra siano stati messi in secondo piano. Il mondo astratto invece si basa esclusivamente sul minimalismo estremo e dunque può essere apprezzato solo per l’originalità dell’idea. Effetti speciali non pervenuti.

Paura? Ansia? Cosa?

Non sono gli elementi a far spaventare il giocatore ma è l’atmosfera che circonda l’insieme a voler incutere ansia e terrore che qualcosa di brutto possa accadere da un momento all’altro. Soprattutto all’inizio del gioco ci si ritrova in una condizione di continua esitazione nel fare passi avanti. L’ambiente circostante, l’impronta sonora angosciante e la scarsa visibilità, trasmettono una forte mancanza di fiducia e una buona dose di terrore nel compiere quasi ogni gesto per paura di un imminente jumpscare. Le cose peggiorano nel mondo astratto per ovvi motivi e a tratti sembra di trovarsi a giocare in un mix alternativo tra nascondino e mosca cieca. La tensione iniziale inizia a sciogliersi, se ben gestita, man mano che si prende confidenza con l’insieme degli elementi e in definitiva possiamo dire che questo titolo è consigliato a chi vuole passare una serata alternativa senza spaventarsi più di tanto

PUNTI DI FORZA

  • Comparto sonoro eccellente
  • Minimalismo astratto suggestivo
  • Atmosfera immersiva

PUNTI DEBOLI

  • A.I. basilare
  • Impronta Horror assente
  • Effetti speciali insufficienti

Stifled è un titolo differente da ogni altro sotto tanti punti di vista, dalla gestione del suono, all’immersione “non-visiva”. Il gioco risulta piuttosto semplice e abbastanza breve ma fa bene il suo lavoro facendo crescere gradualmente all’interno del giocatore un buon quantitativo di tensione e paura che di riflesso potranno essere percepiti dai nemici durante il percorso. Non sarà ricordato per la sua storia ne per la difficoltà di aggirare ostacoli lungo il cammino, ma è un’ esperienza che vale la pena provare per sentirsi “spaventati” come non lo siete mai stati prima. Horror ma non troppo.

Ringraziamo Sony per il codice download di Stifled.

Scritto da
Federico "Blue" Marchetti

Press play on tape: cresciuto a suon di C64 e Coin-op, mi diverto a seguire l'evoluzione videoludica next-gen.

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