Home Videogiochi Rubriche I più famosi Buchi Neri della storia dei videogiochi | Speciale

I più famosi Buchi Neri della storia dei videogiochi | Speciale

Ieri, 10 aprile 2019, intorno alle ore 15:00 in Italia, è stato reso pubblico quello che molti definiscono lo Scatto del Secolo. Una fotografia che da sola rappresenta un evento epocale nella storia dell’umanità intera, e che testimonia la grandezza del progresso scientifico che ci sta accompagnando a conoscere sempre di più la maestosità dello sconfinato universo nel quale ci troviamo.

Il progetto Eht (Event Horizon Telescope) ha sganciato una vera e propria bomba nucleare, una prova documentata che testimonia la veridicità della teoria della relatività di Albert Einstein e che ora ci permette di avere una visione più chiara (ma non troppo) del cosmo. La foto, la prima fotografia in assoluto, di un buco nero.

https://twitter.com/INFN_/status/1115965186115031043?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1115965186115031043&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.repubblica.it%2Fscienze%2F2019%2F04%2F10%2Fnews%2Foggi_vedremo_la_prima_immagine_di_un_buco_nero-223681743%2F

Quello che vedete in questa foto non è solo un momento epocale per la storia umana, ma anche la prova questi misteriosi oggetti sono più vicini alla nostra comprensione di quanto pensassimo. Il buco nero fotografato non è quello che si trova al centro della nostra galassia, la Via Lattea, ma è collocato nell’ammasso della Vergine. Si trova, all’incirca, a 55 milioni di anni luce da noi, e sapendo che 1 anno luce corrisponde a 9461 miliardi di kilometri, questo significa che il buco nero M87 (questo il suo nome) è distante dalla Terra la bellezza di circa 520 trilioni di kilometri da noi. Numeri che è anche difficile scrivere su un foglio, e distance inconcepibili per la mente umana. Il fatto però che si trovi appunto a 55 milioni di anni luce ci dice che l’oggetto che abbiamo visto ieri per la prima volta era in questa forma 55 milioni di anni fa, poiché la luce emessa da M87 ci ha messo appunto 55 milioni di anni per arrivare a noi. Vi fa sentire assurdamente minuscoli in questo universo, vero?

Un buco nero, per chi non lo sapesse, è uno degli oggetti cosmici più misteriosi e apparentemente inspiegabili tra tutti. Wald Robert, dell’università di Chicago, lo definì nel 1984 come un corpo celeste con una forza di gravità e una curvatura dello spazio-tempo talmente grandi da inglobare materia e radiazioni elettromagnetiche, da curvare lo spazio e il tempo così come li conosciamo noi, e da non lasciar sfuggire nulla che entra al suo interno, nemmeno la luce. Numerosi scienziati dibattono da decenni sui buchi neri, tra le menti più famose impossibile non citare il grane Stephen Hawking, e tutti sono concordi nell’affermare che il buco nero è una singolarità, un “qualcosa” quindi nel cosmo che sfugge alle normali leggi che regolano l’universo.

Da quando l’uomo ha iniziato a teorizzare l’esistenza e il funzionamento dei buchi neri, che secondo alcuni scienziati potrebbero essere ad esempio cunicoli spazio-temporali, secondo altri vie di accesso per dimensioni alternative, il mondo dell’intrattenimento ha attinto molto spesso al misterioso tema. Pensiamo a Christopher Nolan e al suo Interstellar, ad esempio, ma anche a Il Pianeta del Tesoro di Disney, o al reboot di Star Trek del 2009 diretto da J.J. Abrams. Fumetti, letteratura, cinema, chiunque sia nel mondo dell’intrattenimento si è imbattuto, prima o poi, nei buchi neri. E anche i videogiochi, ovviamente.

E quali sono i buchi neri più importanti della storia dei videogiochi? Ce lo siamo chiesti noi di Uagna.it, e abbiamo deciso di parlarvene qui in questo specialissimo articolo dedicato alla grande scoperta del progetto Eht al quale anche noi, naturalmente, facciamo un grandissimo applauso congratulandoci con tutti gli esperti impegnati, tra i quali anche alcuni scienziati italiani. Tenete alto il nome del nostro Paese!

Da No Man’s Sky a Elite: Dangerous, i buchi neri sono da sempre protagonisti inevitabili di videogiochi a tema spaziale, e sci-fi in generale. Tanto che alcuni, in varie forme, cercano di sfruttarne le peculiarità per generare vie di comunicazioni improbabili (pensiamo ad Halo, ad esempio, o anche a Spore) o armi dalla potenza incommensurabile. In Starcraft II, ad esempio, l’unità Mothership dei Protoss è in grado di evocare un vero e proprio buco nero che devasta le unità rivali. Ovviamente, si tratta di un buco nero controllato, poiché in caso contrario anche per i Protoss sarebbe la fine. Una cosa simile avviene in Portal 2 di Valve, dove si scopre che il Dual Portal di Aperture Science Handheld sfrutta una tecnologia che si basa sui buchi neri e sull’orizzonte degli eventi, che per chi non lo sapesse è la superficie limite di un buco nero oltre la quale nessun evento può influenzare un osservatore esterno. In poche parole, si tratta di un’ipotetica superficie (non è un oggetto fisico) oltre la quale il buco nero ha influenza totale su una particella o la luce in generale: tutto quello che oltrepassa la superficie sarà “condannato” a collassare nel buco nero, senza via di scampo. Anche perché, secondo alcuni studi, è possibile che all’interno dell’oggetto cosmico vi siano velocità addirittura superiori a quella della luce, e densità che nessun corpo sarebbe in grado di sopportare.

Anche il buon Mario, in varie occasioni, ha avuto a che fare con i black holes, o buchi neri in lingua italiana. Nella galassia sconfinata di Super Mario Galaxy e Super Mario Galaxy 2, infatti, i buchi neri sono una gigantesca minaccia per la galassia nella quale l’idraulico più famoso di tutti i tempi si trova. Tanto che, una volta terminato il gioco e sconfitto Bowser, il buco nero supermassiccio aumenta la sua influenza e inizia ad attirare a sé tutta la galassia, con il rischio di farla collassare interamente. Solo Mario e i Lumas riescono a salvare la situazione, ma si tratta di un tema particolarmente apocalittico, specialmente per un bambino che vede mondi interi pronti ad essere divorati da un oggetto cosmico che non lascia scappare nulla.

Anche voi, grandi seguaci del mondo Uagna, avete già avuto a che fare sicuramente con un buco nero, e magari neppure ne avete memoria. Ma se pensiamo alla modalità Zombies di Call of Duty, creata da Treyarch, ci viene in mente un altro utilizzo dei black holes come armi infallibili. Nella mappa Ascension di Call of Duty: Black Ops, infatti, il quartetto formato da Richtofen, Dempsey, Nikolai e Takeo si imbatte in un particolare oggetto sviluppato da uno scienziato del cosmodromo, il Dispositivo di Gersh, capace di generare da solo un buco nero e di fungere sia da arma che attrae i nemici, sia da mezzo di trasporto verso destinazioni ignote.

Il videogioco che però racchiude in sé il più grande e importante buco nero della storia dei videogiochi è sicuramente Mass Effect 2, di BioWare. Ambientato in un futuro remoto nel quale l’umanità e molte altre razze si ritrovano unite per fronteggiare un avversario temibile come i Collettori, in Mass Effect 2 scopriamo che proprio la base dei Collettori, che sembrano essere una civiltà al di fuori del tempo e dello spazio, e in grado di utilizzare in tutta tranquillità il buco nero al di là del portale di Omega 4 (che è anche quello che si trova al centro della Via Lattea, la nostra galassia… Ed è un buco nero che esiste veramente!). È anche grazie a questa loro tecnologia avanzata in grado di, apparentemente, controllare il buco nero supermassiccio, se nessuno è mai stato in grado di oltrepassare Omega 4 per entrare nella base dei Collettori e uscirne per raccontarlo. Un espediente davvero interessante, che BioWare riproporrà in Mass Effect: Andromeda ambientato, appunto, nella galassia di Andromeda (distante circa 2.5 milioni di anni luce da noi e dove si pensa ci sia un enorme buco nero al centro) dove l’Iniziativa dei colonizzatori deve fare i conti, oltre che con i normali nemici, anche con Ketos, il buco nero del Cluster Heleus.

Ma gli esempi sono davvero tanti, e non si fermano ai pochi titoli di cui abbiamo appena discusso. Dalla saga Metroid a Mega Man a Solar 2, da Saints Row IV al dimenticato Heart of Darkness, da Dota a The Darkness, senza dimenticare il famoso buco nero in Star Ocean: The Last Hope chiamato SPSS-6002B-003 Calnus e che conduce ad un universo parallelo a quello principale del gioco. Come molti scienziati, appunto, pensano che facciano i veri buchi neri.

Portali per altre dimensioni? Cunicoli per il viaggio nello spazio e nel tempo? “Semplici” oggetti cosmici ancora difficili da spiegare ma che rappresenteranno la fine dell’universo, un giorno? I black holes continuano ad essere affascinanti ed enigmatici, come lo sono sempre stati e come probabilmente lo saranno sempre. Qualcosa che continuerà a sfuggire alla nostra comprensione, ma noi umani siamo fatti così. Amiamo l’ignoto. E amiamo provare a dare una forma e una spiegazione all’ignoto, proprio come hanno fatto molti videogiochi (e non solo) nella nostra lunga storia. Bellissimo, fantastico. Cosmico.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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