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[Recensione] Death or Treat

Uno degli ambiti videoludici che negli ultimi anni ha visto una vera e propria esplosione è stato senza troppi dubbi il rogue like/lite. Per coloro che non sapessero di cosa si tratti, questo particolare genere è contraddistinto nella maggior parte dei casi dall’esplorazione di un dungeon generato proceduralmente, e dalla morte permanente del personaggio, che costringe quindi il giocatore a ripercorrere il percorso daccapo qualora incappasse nel game over. Titoli come Hades, The Binding of Isaac, Returnal e Vampire Survivors, incanalano la loro esperienza proprio in questo continuo ciclo, aggiungendo quel senso di progressione e casualità che fa letteralmente innalzare il tasso di rigiocabilità.

Questa particolare formula ha fatto breccia anche nel cuore di Saona Studios, il gruppo spagnolo che ha recentemente rilasciato su PC e console Death or Treat, un action rogue-lite a scorrimento in 2D.

Versione testata: PlayStation 5

Dolcetto o falcetto?

Il gioco ha un concept assolutamente geniale: la forte critica e la conseguente demonizzazione dei social network. La trama vede infatti il protagonista Scary alle prese con una vera e propria crisi aziendale. Il simpatico fantasmino è il proprietario del GhostMart, un negozio che rifornisce unicamente articoli a tema Halloween. Purtroppo per lui, lo spirito della festa dei morti è completamente sparito a causa di Clark Fackerberg, fondatore di FaceBoo! Il magnate ha iniziato a distribuire lo Storyum, una droga che prosciuga la forza di volontà e la speranza per Halloween dagli abitanti di HallowTown, assoggettandoli totalmente a lui. Intenzionato a riportare lo spirito di Halloween e il suo commercio, Scary decide quindi di imbarcarsi nell’impresa di distruggere FaceBoo! e le sue tre divisioni: Darkchat, Deviltube e RipTok.

Il gameplay di Death or Treat è semplice ed immediato, e questo non fa altro che istillare ancora di più la voglia di interagire. Due tasti adibiti all’attacco, uno al salto, uno allo scatto ed uno per l’utilizzo dell’abilità, sarà infatti tutto quello che occorrerà sapere per poter affrontare il titolo madrileno.

Aumento della casper…ienza

Come il genere di appartenenza impone, in Death or Treat si…muore spesso. Ognuno dei quattro livelli presenti, oltre ad avere diversi nemici capaci di causare un discreto danno qualora non si presti la dovuta attenzione, presenta dei boss finali che, soprattutto nelle prime run, mettono in seria difficoltà il lenzuolo dell’alter-ego. Tuttavia, gli sviluppatori hanno inserito un sistema di progressione ben calibrato che, tramite le caramelle (la moneta di gioco) e vari materiali rilasciati dagli avversari, permettono a Scary di incrementare la propria resistenza ed il valore offensivo. Nel titolo sono infatti presenti diverse armi con caratteristiche peculiari, che vanno a semplificare mano a mano l’esperienza di combattimento, generando un tangibile senso di avanzamento del protagonista (anche se alcune sono molto più performanti di altre).

In aggiunta agli strumenti, Saona Studios ha aggiunto all’arsenale del fantasmino con la cravatta anche tre diverse abilità (anche se sarà possibile selezionarne una sola ad ogni inizio run). Queste hanno il compito di diversificare ulteriormente il sistema di combattimento del titolo, ma purtroppo il tempo di ricarica è abbastanza esoso, e costringe ad usufruirne unicamente contro le boss fight.

Vi è tuttavia un rovescio della medaglia: per poter godere di tutti i potenziamenti difesivi ed offensivi, è richiesto un vero e proprio farming dei materiali, che genera quindi un senso di ripetitività, a maggior ragione dopo aver raggiunto per la prima volta i titoli di coda. La mancanza di ulteriori stimoli per poter affrontare di nuovo l’avventura porta ad un’irrimediabile stagnazione ludica.

Stile da morire, parte tecnica…moribonda

Dal punto di vista estetico siamo indubbiamente su alti livelli. Death or Treat ha dalla sua delle realizzazioni grafiche disegnate a mano che fanno letteralmente godere gli occhi. I vari personaggi e nemici sono contraddistinti da una pregevole fattura estetica, così come la colonna sonora, ben azzeccata, incalzante e mai noiosa (vero problema dei giochi rogue lite, dato il numero di volte che si sentiranno le varie melodie).

Dal punto di vista tecnico la produzione spagnola mostra leggermente il fianco. Si manifestano sovente infatti cali di frame rate (a maggior ragione quando vi sono diversi elementi a schermo) e fenomeni di tearing, molto più presenti nei livelli avanzati, probabilmente a causa della quantità di dettagli presenti sui fondali. Quest’ultimo aspetto mina sensibilmente l’esperienza di gioco, soprattutto quando si decide di attraversare lo scenario in velocità. Ovviamente queste lacune tecniche possono tranquillamente essere aggiustate tramite un aggiornamento software, che a questo punto speriamo non tardi ad arrivare.

Punti di forza

  • Divertente e spensierato
  • Comparto grafico e sonoro pregevoli
  • Tangibile senso di progressione

Punti deboli

  • L’eccessiva richiesta di materiali per i potenziamenti alla lunga rivelano una sensibile ripetitività
  • Qualche acciacco tecnico
  • Non eccessivamente longevo

Death or Treat è una piccola perla. L’opera prima di Saona Studios riesce a divertire e a strappare qualche risata per l’esplicita ironia mostrata nello scimmiottare marchi molto famosi (LaGhoste, Deathflix, ecc…). Il gameplay è diretto e senza troppi fronzoli, e questo consente di fare una partita in qualsiasi ritaglio di tempo. Vi sono tuttavia alcuni spigoli da limare, come la ripetitività e gli acciacchi tecnici, che non consentono a Death or Treat di emergere totalmente dal mare magnum degli indie. Ciononostante, considerato anche il prezzo budget al quale viene proposto, ci sentiamo di consigliarlo a tutti coloro che sono appassionati del genere, e che cercano un prodotto più leggero e spensierato.

Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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