Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Blood & Truth – Mi sento come Jason Statham

[Recensione] Blood & Truth – Mi sento come Jason Statham

Avete mai avuto l’impressione, e mi rivolgo soprattutto ai possessori ma anche agli estimatori di PlayStation VR, che mancasse “qualcosa” nella line-up del visore? Di sparatutto ce ne sono tantissimi, basti pensare al precursore Farpoint (ma un sequel in lavorazione? No?) o all’ottimo Firewall: Zero Hour di alcuni mesi fa che continua ad essere supportato costantemente e fa registrare buoni numeri. Eppure sì, manca qualcosa. Manca quel videogioco esageratamente action, quello che alla pari di un Call of Duty ti fa sentire l’adrenalina in corpo, quello che è sì ben fatto ma che nasconde in sé anche una sana dose di anima trash, qualcosa ricco di esplosioni, azione, sparatorie. La risposta a questa (forse un po’ troppo italiana, a noi piace il trash) richiesta c’è da pochi giorni, e si chiama Blood & Truth. Sviluppato dai ragazzi di Sony London Studio, che partirono dall’idea di quella che era una semplice tech demo per PS VR, il nuovo FPS in realtà virtuale fonde tutte le più grandi caratteristiche del cinema action di Hollywood, proponendole mixate ad un perfetto gameplay fatto su misura per il giocatore che si sente parte di quello che sembra essere in tutto e per tutto un film.

Versione provata: PS4 Pro.

SANGUE E VERITÀ

In principio London Studio, nel 2016, sviluppò The London Heist, una sorta di minigioco per la realtà virtuale tutt’oggi giocabile grazie a PS VR Worlds. Il gioco, se così possiamo definirlo, era più un’esperienza, un modo per gli sviluppatori di prendere confidenza con il neoarrivato visore in casa Sony e far vedere al pubblico quali sarebbero state le potenzialità. Nasce proprio grazie da questa tech-demo l’idea di Blood & Truth, uno sparatutto, ovviamente in prima persona casomai ci fosse bisogno di ricordarlo, che strizza l’occhio non solo al suo progenitore ma anche alle grandi produzioni action di Hollywood, mixando azione e narrazione e rendendoci protagonisti di quello che potrebbe tranquillamente essere un film.

Come per tanti film, c’è il dramma della perdita, ma c’è anche la presenza di un eroe di guerra. Noi, il protagonista, che rispondiamo al nome di Ryan Marks, facciamo parte di una potente famiglia, che nel momento della perdita del potente patriarca si ritrova però pericolosamente a rischio a causa di nemici crudeli e pronti a tutto pur di mettere le mani su azienda, soldi, proprietà e persone. Una sorta di mafia, ecco, chiamiamola così. Inutile aggiungere che il nostro compito sarà quello di smantellare l’organizzazione nemica e vendicare la propria famiglia, per una trama di fondo che si rivela piuttosto classica nel suo genere. Niente di particolarmente brillante o memorabile, nessun colpo di scena se non forse uno che per chi mastica questo genere è abbastanza telefonato, ma l’accento del resto non viene posto sulla rappresentazione di una grande storia, ma sulla realizzazione di un’opera che ricalca nel maggior modo possibile il modus operando di un film d’azione fatto di pochi dialoghi, tanti proiettili e location particolarmente criminose, da depositi ultra-sorvegliati a cantieri copertura di attività criminose.

Proprio come giochi come Far Cry, dove si vuole mettere l’esperienza e il gameplay davanti alla narrazione, così capita anche in Blood & Truth. La storia non è niente di memorabile, ma sentiremo nel nostro corpo la stessa sensazione che proveremmo impersonando, che so, Jason Statham in uno dei suoi classici film d’azione nei quali spacca di tutto e di più, o anche un Pierce Brosnan ai tempi di 007 (ma con meno donne avvenenti). La più grossa pecca del gioco arriva proprio nel suo tentativo di emulare fin troppo bene la Hollywood degli action movie. Intendiamoci, il gioco di London Studio ha alcune scelte davvero mozzafiato, che aumentano il senso di immersione facendoci davvero sentire parte di un film. Alcuni stacchi, lo sviluppo stesso di come viene raccontata la trama attraverso i flashback e il montaggio sonoro, sono tutti perfettamente parte di un complesso stratificato che è Blood & Truth. La presenza delle numerose scene di intermezzo tra una missione e l’altra, una sorta di briefing per aggiornare sulle cose da farsi, smorza però completamente il ritmo, lasciando il giocatore sempre più spesso in balia di dialoghi nei quali non può fare altro che guardarsi intorno senza fare nulla. E laddove i dialoghi dovrebbero sorreggere l’attenzione del giocatore, non ci riescono, aiutati inoltre da un doppiaggio italiano che è sì buono ma che, in alcuni personaggi, non lascia trasparire la benché minima emozione.

IL POTERE NELLE MIE MANI

La cosa più importante è però che Blood & Truth rappresenta un’esaltante crescendo di azione e adrenalina in realtà virtuale. L’immersività, nell’azione e nel contesto di gioco, è totale, ed è inutile dire che è con i controller Move che si ottiene il miglior risultato. Il gioco è interamente fruibile anche con Dualshock 4, ma tramite i controller di movimento si assiste ad un’immersività che lascia davvero senza fiato, sia nei combattimenti sia nelle fasi di intermezzo tra una sparatoria ed un’altra.

Blood & Truth è strutturato quasi come se fosse uno sparatutto su binari ibrido ad un FPS più tradizionale. Il sistema di movimento viene gestito interamente da solo: a noi tocca solamente il compito di guardare nella direzione in cui vogliamo dirigerci, tipicamente una nuova copertura se siamo in fase d’azione, e premere il pulsante centrale del nostro Move. Tutto quello che dobbiamo memorizzare, oltre a questo, riguarda l’esperienza diretta che accumuliamo durante il gioco, e che come già detto in precedenza si rivela essere stata congeniata per rendere protagonista di tutto il giocatore. Guardando in basso, potrete notare da subito le due fondine laterali, per posizionare fino a due pistole, e già questo può farvi capire dal principio l’espressione massima di Blood & Truth: il senso di onnipotenza all’ennesima potenza durante una sparatoria. Portando i Move ai vostri fianchi, potrete recuperare le due pistole (sempre che le abbiate, le armi sono comunque facilmente recuperabili in missione ma ne parleremo anche tra poco) e impugnarle con facilità, ritrovandovi ad avere due bocche da fuoco da utilizzare proprio come se le aveste realmente in mano. È come, e non sto scherzando, se davanti a noi avessimo uno dei classici FPS su binari da cabinato, come House of the Dead, gioco che i più anzianotti ricorderanno e dove occorreva puntare l’arma nel preciso punto dello schermo dove apparivano i nemici e fare fuoco per eliminarli.

In Blood & Truth ho avuto la stessa identica sensazione, amplificata dalla perfetta calibratura della realtà virtuale e del sistema di puntamento. Viene naturale, dopo i primi timidi tentativi di sfruttare il mirino portando il Move vicino alla nostra faccia, lasciarsi andare ad una sana sparatoria lasciando parlare le armi, mirando con sempre più naturalezza verso i nemici che ci vengono incontro o quelli che si riparano dietro ad una trave o una porta sperando di non essere colpiti. Proprio come un attore di un film fa percepire al pubblico la sua tranquillità di fronte a frotte di nemici che vengono fatti accasciare al suolo senza troppe difficoltà, accadrà così anche a noi, sia che imbracciamo due pistole, sia che ci ritroviamo ad utilizzare le varie altre armi presenti in gioco, per le quali cambia leggermente il modo di interpretarle. Il fucile a pompa, ad esempio, può essere utilizzato con entrambi i Move, in cui una mano sorregge l’impugnatura e l’altra la canna, per aumentare precisione e stabilità. Stessa cosa capita con il fucile, o anche con l’esplosivo lanciagranate che una volta recuperato fa venir voglia di devastare qualsiasi cosa davanti a sé. Non solo il gunplay è perfetto e ben calibrato, ma anche le restanti caratteristiche del movimento relativo all’azione. Avvicinando la mano al petto, potremo infatti recuperare un caricatore di munizioni, da inserire poi nell’arma che stiamo utilizzando per ricominciare a sparare. Non parliamo di qualcosa di estremamente simulativo, passateci il termine. È una meccanica fortemente arcade nella sua semplicità, ma geniale per spingere il giocatore a sentirsi ancor più parte di quest’esperienza, proprio come capita anche in occasione del ritrovamento di una granata. La prendiamo, rimuoviamo la spoletta con l’altra mano, e la lanciamo contro i nemici. Facile, semplice da capire, straordinaria da eseguire.

Godiamo nel vedere i nemici essere scaraventati altrove da una fragorosa esplosione con tanto di rallenty, sorridiamo nel vedere come alcuni di essi ci implorino pietà dopo averli inseguiti, ci sentiamo davvero parte di un’esperienza che vuole mettere noi al primo posto. Anche nelle fasi di spostamento tra una location e l’altra all’interno di una missione, come ad esempio raggiungere il piano superiore di un edificio, siamo chiamati in causa direttamente e con i nostri Move. Vi faccio un esempio, tanto per essere chiari: dovete salire una scala a pioli, che cosa fareste nella realtà? Prendereste un piolo con una mano, quello successivo con l’altra e poi iniziereste a salire alternando di volta in volta la stessa sequenza di azioni. Con Blood & Truth accade la stessa identica cosa: con un Move si impugna il piolo, il controller viene trascinato in basso per salire e con l’altro Move si tocca il piolo più in alto, e così via fino alla cima. Fantastico. È anche da queste, più o meno piccole, cose che si percepisce l’essenza del gioco di London Studio, che si dedica anche alla realizzazione di diversificate meccaniche per non cadere nel tranello della continua ripetitività. Capiterà ad esempio di essere costretti ad afferrare in volo un oggetto per salvarsi, o di utilizzare la nostra fidata borsa degli attrezzi per scassinare una porta o accedere ad un terminale. O ancora, di personalizzare la nostra arma nel QG prima di ogni missione con mirini, silenziatori e altro, tutti sbloccabili avanzando nella storia, recuperando i collezionabili e completando alcune piccole sfide a tempo. Il potere è tutto nelle nostre mani.

Parlando invece dal punto di vista più squisitamente tecnico, Blood & Truth presenta un comparto grafico di assoluto valore all’interno del panorama delle produzioni in realtà virtuale, ma che comunque continua a presentare qualche difetto più o meno evidente. L’assenza di più gradevoli filtri antialiasing in lontananza ad esempio, che avrebbero addolcito le forme spigolose degli edifici e degli oggetti che scrutiamo. Parliamo però di un lavoro che rappresenta l’eccellenza di PS VR in questo momento, in tutti i suoi fattori: modelli, illuminazione, animazioni, persino texture sempre (o quasi) ben definite al contrario di quanto abbiamo visto in altri lavori. Ne risente anche il design dei livelli, ambienti tutti ottimamente realizzati e caratterizzati con alto dettaglio. Il sonoro, invece, è abbastanza dimenticabile. Ottimi suoni ambientali e delle armi, ma una colonna sonora davvero di bassissimo impatto e che dimenticherete facilmente. Che però, se ci pensate bene, è quello che molto spesso accade con i film d’azione. Coincidenze? Io non credo.

PUNTI DI FORZA

  • Gameplay straordinariamente immersivo
  • Il comparto grafico è di primo livello…
  • È un film di Hollywood, ma completamente giocabile. Cosa volete di più?

PUNTI DEBOLI

  • … Ma c’è ancora parecchio lavoro da fare
  • Un po’ troppi intermezzi che frammentano il ritmo

Siamo di fronte ad un nuovo must have per PlayStation VR, che negli ultimi mesi si sta davvero arricchendo di titoli di primissimo livello. Blood & Truth, nuovo gioco dei ragazzi di London Studio, trascina il giocatore in un’esperienza completamente immersiva e mossa dagli stessi ideali dei più classici film d’azione di Hollywood, con sparatorie, esplosioni, auto, una trama semplice ma congeniale e i soliti cattivoni di turno con tanto di organizzazione che minacciano noi e la nostra famiglia. Un cliché dietro l’altro, insomma, se stessimo parlando di un film appunto. Questa volta siamo però di fronte ad un videogioco, una nuova espressione delle capacità della realtà virtuale, che seppur non brilli per il comparto tecnico (intendiamoci, graficamente è di alto livello per la VR di oggi, ma c’è ancora parecchio lavoro da fare) e cada in un po’ troppi momenti di stanca durante la narrazione, eleva i ragazzi di London Studio tra i migliori interpreti della crescente tecnologia. Sappiamo che sono già al lavoro su qualcosa per PlayStation 5, e siamo curiosi di saperne di più. Nel frattempo, i possessori di PS VR possono godere di quest’adrenalinica esperienza e sparare all’impazzata su tutto quello che capita a tiro.

Ringraziamo Sony PlayStation Italia per il codice review di Blood & Truth.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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