Home Cinema The Last of Us 1×05, recensione: la colpa dell’innocente

The Last of Us 1×05, recensione: la colpa dell’innocente

Non useremo mezzi termini: il quinto episodio della serie tv di The Last of Us è tutto e anche di più. Non potevamo aspettarci di meglio da questa trasposizione, che nella quinta puntata (della scarsa durata di una cinquantina di minuti) riesce a racchiudere tutti gli elementi che più i videogiocatori hanno amato dell’opera di Naughty Dog.
Abbiamo avuto anche il piacere di godercela qualche giorno prima del solito (grazie al Super Bowl, che avrebbe intralciato la normale programmazione della domenica) e non potremmo essere più felici di questa coincidenza. Ma andiamo a commentarla più dettagliatamente, come di consueto, in questa recensione.

Violenza chiama violenza

Il quinto episodio di The Last of Us (HBO) si intitola “Endure and survive” ed è diretto da Jeremy Webb (Fear the Walking Dead, The Umbrella Academy… insomma, uno che di adrenalina ne sa qualcosa).
Ellie (Bella Ramsey) e Joel (Pedro Pascal) si trovano a viaggiare con due nuovi compagni che, seppur più giovani, li rispecchiano molto. Si tratta di Henry (Lamar Johnson) e Sam (Keivonn Wodward), due fratelli che sono incappati in una lunga serie di sfortune. Le scelte del fratello maggiore, Henry, hanno influito pesantemente sul destino di altri personaggi e ora il ragazzo ne paga le conseguenze.
D’altra parte, anche Joel ha fatto cose necessarie di cui non va fiero. Allo stesso modo Sam e Ellie sono due ragazzini che hanno come unica colpa quella di essere nati in un mondo troppo crudele per loro.
Il quartetto decide di unire le forze, almeno per un periodo, per sfuggire alla stretta mortale degli insurrezionalisti che hanno conquistato Kansas City: dopo essere stati vittime di violenze e soprusi da parte della Fedra, capitanati dalla fredda Kathleen (Melanie Lynskey) i rivoluzionari si sono ripresi la città, ricambiando i propri aguzzini con la stessa moneta. La spirale di violenza e morte non ha mai fine.

Su questa complessa scacchiera, emergono dei protagonisti ben interpretati e tratteggiati magnificamente, tanto che sembra di conoscerli da sempre. Calarsi nei loro panni è semplice, la verità di come stanno le cose è lampante: la guerra e la violenza, in questo contesto epidemico, hanno incattivito le persone e tengono in scacco tutti. Non importa da che lato della barricata si è, ognuno ha le sue ragioni per odiare e per combattere. Ma in questo modo chi mai si potrà salvare? Alla fine anche gli innocenti sono colpevoli per essere ancora al mondo.

The Last of Us, in tutta la sua magnificenza

Il quinto episodio di The Last of Us bilancia incredibilmente bene introspezione, momenti di calma, attimi di tensione estrema e azione. C’è davvero tutto, dall’umanità di Ellie che si affeziona subito al più piccolo Sam all’esperienza di Joel, emblema dell’uomo vissuto che ancora combatte appeso a un filo di speranza. Ci sono poi gli infetti (ma… quello è un bloater!) e i nemici umani corrotti dal dolore (anche il personaggio di Kathleen ha il suo giusto spazio).
Tra evidenti rimandi a sequenze di gioco vissute in prima persona dai videogiocatori, interessanti approfondimenti e piccoli nuovi dettagli, l’episodio è tutto quello che potevamo aspettarci da un adattamento di The Last of Us (e forse anche di più).
La seconda metà della puntata corre a perdifiato verso un finale che è un vero e proprio schiaffo in faccia, anche per chi già ha vissuto l’esperienza videoludica. Questo episodio è pieno di bambini perduti, fantasmi che aleggiano tra i vivi, schiere sempre più numerose di vite spezzate che restano indietro.

Siamo al giro di boa. The Last of Us torna il 19 febbraio con il sesto episodio intitolato “Kin”. Joe ed Ellie proseguono il loro viaggio verso il Wyoming, dove è stato avvistato per l’ultima volta Tommy, il fratello di Joel.
Ricordiamo che la serie tv è distribuita in Italia da Sky e Now tv.

Leggi tutte le recensioni dei singoli episodi.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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