Gli ultimi anni possono tranquillamente essere riassunti come una grande operazione nostalgia. Dopo diverse riproposizioni di grandi glorie del passato (l’ultima in ordine temporale di cui vi abbiamo parlato è stata la rimasterizzazione di Croc: Legend of the Gobbos), ha deciso di fare capolino nell’epoca contemporanea anche FATE.
Tableflip Entertainment ha difatti riportato alla luce la serie dungeon crawler con Reawakened, ossia la versione rimasterizzata della storica saga action RPG che ha segnato gli anni tra il 2005 e il 2011, e che raccoglie tutti e quattro i capitoli in un’unica collezione. Per chi non lo sapesse, stiamo parlando di FATE, FATE: Undiscovered Realms, FATE: The Traitor Soul e FATE: The Cursed King.
La nuova edizione porta con sé un rinnovamento grafico notevole: occlusione ambientale, illuminazione direzionale, texture in HD e localizzazione multilingua. Un lifting che rende FATE: Reawakened la versione definitiva di questa saga ormai cult. Ma la vera domanda è: sarà valsa la pena? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!
Versione provata: PlayStation 5
Pochi ma buoni
La serie FATE ha da sempre avuto una community piccola ma molto affezionata. Un pubblico che ama l’esplorazione, il farming e quel pizzico di competizione che rende tutto più coinvolgente.
Sin dai primi minuti, la proprietà intellettuale si presenta come un ARPG classico, che chiede all’utente di scendere sempre più in profondità in dungeon generati proceduralmente, raccogliere loot e potenziare l’alter ego. La metodologia di come raggiungere il risultato è a totale discrezione del giocatore. FATE pone proprio la libertà come base per il gameplay, senza quindi obbligare alcuna attività.
Certo, non manca la componente “grind”. Ogni titolo dura sulle 20–25 ore, e se non siete fan della ripetitività e del livellamento continuo, potreste trovarlo pesante. Ma per chi adora queste dinamiche, il rapporto qualità/prezzo è davvero ottimo.
Dungeon vasti, nemici vari… ma basta?
Come è ovvio, il vero punto di forza della serie rimangono i dungeon: i sotterranei risultano enormi, intricati e a volte quasi labirintici, specialmente nel primo gioco. I titoli successivi li ridimensionano un po’, ma per fortuna rimangono interessanti da visitare. Spesso l’esplorazione è premiata con loot di alto livello, ma altre volte può risultare frustrante. Non accade infatti di rado di smarrirsi per i corridoi con poca stamina, voltare l’angolo e venire letteralmente assaliti da un’orda nemica che mette a repentaglio la missione.
In merito a questo ultimo aspetto, ka varietà degli avversari è buona, e l’approccio procedurale mantiene un certo livello di freschezza anche dopo ore di gioco. Tuttavia, il loop resta quello: esplora, combatti, raccogli, ripeti. Ogni gioco ha una sorta di hub centrale dove è possibile vendere oggetti, comprare equipaggiamento e rilassarsi un attimo. È qui che la nuova veste grafica brilla di più, tra luci dinamiche, colori saturi e acqua scintillante. Una vera e propria boccata d’aria fresca tra le sessioni nei dungeon.
E poi c’è la pesca. Semplice, forse troppo, ma comunque piacevole. Questa azione è utile per nutrire gli animaletti o guadagnare qualche soldo in più. Nulla di complesso: si lancia la lenza e si aspetta. Un minigioco che avrebbe potuto essere un po’ più profondo, ma che comunque aggiunge varietà.
Il bello ed il brutto
Ed eccoci al tallone d’Achille della serie: il combat system. Tutto il comparto d’azione, si riduce purtroppo nel premere uno o due tasti, con pochissime variabili presenti. Le magie aggiungono fortunatamente un minimo di strategia, ma anche in quella circostanza l’interazione si condensa in un altro pulsante da premere.
La gestione dell’inventario e dei comandi rapidi è forse l’aspetto più tecnico del combattimento, con la possibilità di creare due set di equipaggiamento e passare da uno all’altro. Ma nel complesso, il combat non evolve mai veramente, neanche tra i vari capitoli. Un’occasione mancata, soprattutto per l’occasione generata da questa operazione di remaster.
Uno degli aspetti più interessanti di FATE è invece la totale assenza di classi: è possibile difatti creare il proprio personaggio come si vuole, senza vincoli. Armi, magie, armature, tutto è utilizzabile, purché si abbiano le statistiche necessarie. Purtroppo, però manca un sistema di respec; qualora infatti si investissero male i punti abilità, il danno non sarà mai più risanabile. Indubbiamente questa poteva essere un’aggiunta che avrebbe reso l’esperienza più accessibile e moderna.
Molto bella invece la meccanica dei discendenti: una volta raggiunto l’obiettivo principale del dungeon, si può “ritirare” il proprio personaggio e creare un erede che mantiene parte del bottino e dell’equipaggiamento. Un sistema che premia la rigiocabilità e dà continuità al mondo di gioco.

Riassunto
Riassunto
FATE: Reawakened aveva il compito difficile di riportare in vita una serie amata ma da tempo dimenticata. E lo fa… a metà. L’aggiornamento grafico è apprezzabile, la struttura è solida, ma manca l’ambizione. Nessuna novità significativa, nessuna evoluzione del gameplay. Se cercate un dungeon crawler vecchia scuola, pieno di loot e con un’atmosfera accogliente, allora vale la pena provarlo. Ma se non siete già fan, difficilmente questo remaster vi farà cambiare idea.
Pro
Un pacchetto completo dell'intera saga a prezzo budget Buon ammodernamento tecnico...Contro
Ripetitivo dopo poche ore ...anche se il combat system meritava qualche intervento in più- Valutazione7
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