“Ehi, ciao Andrea! Piggyback sta per lanciare un artbook dedicato alla trilogia di Metroid Prime, ti interesserebbe?”, recitava l’email della casa editrice che abbiamo ricevuto circa un mese fa. E dopo lunghe peripezie, con il volume che sembrava essersi disperso nei meandri delle spedizioni internazionali, finalmente lo abbiamo tra le mani.
Copertina rigida nera in tessuto, con solamente la sagoma rosso acceso di Samus nella sua iconica armatura, e 212 pagine coloratissime: così si presenta Metroid Prime 1-3: A Visual Retrospective, un’operazione particolare per una casa editrice che solitamente ci delizia con le sue guide ufficiali dedicate ai videogiochi (le sue più recenti produzioni sono state quelle su The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom e Assassin’s Creed: Shadows), che stavolta non vuole spiegare come completare al 100% un gioco ma piuttosto la storia dietro la creazione di queste storiche perle di Nintendo.

Ma cos’è Metroid Prime, per chi non lo sapesse? Questa trilogia, che presto, dopo anni e anni di attesa, tornerà con il quarto capitolo su Switch e Switch 2 a dicembre, reinventò l’universo di Samus Aran portandolo nel 3D, trasformando l’atmosfera solitaria e inquieta dei giochi bidimensionali in un’avventura in prima persona capace di fondere esplorazione, combattimento e lore ambientale come poche altre serie hanno fatto. Retro Studios è riuscita a trasmettere la stessa sensazione di isolamento e scoperta, ma con una cura maniacale per ambienti, creature e tecnologia Chozo. È un tipo di fantascienza “tattile”, piena di dettagli e storie raccontate attraverso i luoghi, più che attraverso dialoghi. E il volume di Piggyback, al netto dei difetti, riesce a riportarci in quel mondo.
Il libro si apre con una prefazione breve ma piacevole di Kensuke Tanabe, produttore storico della serie. Leggendola, ho avuto l’impressione di assistere al momento in cui Tanabe venne introdotto per la prima volta a Retro Studios, e al modo in cui il team ha saputo trasformare il proprio talento in qualcosa di davvero speciale. È un’introduzione che funziona: concisa, sincera e capace di metterti subito nello stato d’animo giusto per sfogliare il resto del volume. Ah, prima di continuare: il volume è interamente in lingua inglese. Già, peccato.
Da lì in avanti, ogni gioco viene affrontato in ordine di uscita, ognuno accompagnato da un’introduzione firmata da Retro Studios.Una delle parti più riuscite, a mio avviso, sono i commenti sparsi di Tanabe: brevi aneddoti sulla collaborazione con Retro Studios, idee scartate, meccaniche rielaborate. Alcune sono cose che conoscevo già, altre invece mi hanno colto di sorpresa.

Per esempio, non sapevo che Metroid Prime Remastered, pubblicato a sorpresa su Switch nel 2023 (e a un prezzo assurdamente basso se pensiamo alle penose rimasterizzazioni proposte da Nintendo in seguito, ma questo è un altro discorso) avesse rischiato di includere delle cutscene completamente nuove. Dettagli così fanno davvero la differenza: ti portano dentro la stanza dello sviluppo, anche solo per un attimo.
Molti elementi, comunque, sembrano un po’ abbandonati al loro destino. È bella l’intenzione di mettere gli appassionati della saga di fronte alle bozze artistiche che hanno portato alla creazione di determinati personaggi e mostri in tre dimensioni, ma non si entra mai nel dettaglio su come è stato effettivamente realizzato tale design; il più delle volte, a Piggyback torna in mente di essere una casa editrice specializzata in guide, e così si mette a spiegare come utilizzare un oggetto o sconfiggere un nemico, invece di dare una reale dimensione da retrospettiva al prodotto.
Il problema più evidente dell’intero volume è proprio questo: mentre Tanabe offre qualche spunto interessante, ho sentito fortemente l’assenza di un maggior coinvolgimento di Retro Studios. Sarebbe stato molto bello pensando anche in previsione di Metroid Prime 4: Beyond, magari aggiungendo qualche piccolo e gustoso extra. E invece, no. Chiaro, non pretendevo di avere tra le mani un’enciclopedia di Metroid Prime, ma un leggero senso da occasione sprecata si percepisce, o comunque di aver voluto limitare la potenza della retrospettiva. A essere sincero, mi è dispiaciuto anche constatare la totale assenza di spin-off come Metroid Prime: Hunters; una scelta dettata dalla volontà di occuparsi della trilogia principale, ma che comunque rende meno completa questa retrospettiva visiva.

Sotto il profilo visivo, però, non c’è nulla di cui lamentarsi. Il libro è un’immersione totale nella trilogia Prime, pieno zeppo di tute, astronavi, creature, boss, ambienti, interfacce. Praticamente ogni elemento iconico è presente. Ho anche apprezzato molto la sezione dedicata ai disegni alternativi dei Pirati Spaziali: in alcune prime versioni avevano un aspetto molto più scheletrico e inquietante.
Alla fine, nonostante le mancanze e qualche scelta discutibile, Metroid Prime 1–3: A Visual Retrospective rimane un volume molto bello da sfogliare e apprezzare per chi ama la trilogia. È quel tipo di artbook creato appositamente per riportarci a quelle meravigliose avventure che abbiamo vissuto da bambini – o recuperato quando siamo diventati più grandicelli, nel mio caso. E in fondo, va bene così.

Review Overview
Riassunto
Beh, può essere davvero un bel regalo di Natale per un fan di Metroid Prime, magari da abbinare al quarto capitolo. Non è un tomo perfetto, ma è comunque appagante.
- Giudizio complessivo4
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