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[Recensione] Alan Wake 2

Una macchina da scrivere, una torcia, un thermos di caffè. Nel sempre più immenso panorama dell’industria videoludica, questi tre elementi fanno balzare alla mente un solo personaggio: Alan Wake.

Dopo tredici lunghissimi (ed oscuri) anni, Remedy riporta finalmente alla luce uno dei franchise che ha saputo appassionare milioni di videogiocatori dal lontano 2010, offrendo un’esperienza che tenta di evolvere e migliorare sotto ogni aspetto la precedente interazione, grazie soprattutto alle importanti novità proposte in termini di approccio all’avventura. Sarà riuscito il team finlandese a realizzare un’opera capace di mettere in secondo piano l’enorme attesa patita dagli amanti dello scrittore? Scopriamolo insieme.

Versione recensita: PlayStation 5

Leggi anche: Alan Wake: punto di CONTROLlo | Dove eravamo rimasti

Federal Bureau of…Investigation a Cauldron Lake

In maniera paritetica con quanto avvenuto nella realtà, Alan Wake 2 è ambientato tredici anni dopo gli eventi del primo capitolo, e si apre illustrando immediatamente il secondo personaggio principale della trama, l’agente dell’FBI Saga Anderson. La donna, insieme al collega interpretato da Sam Lake, Alex Casey (i più attenti ricorderanno sicuramente questo nome) sono impegnati ad indagare su diversi omicidi, che hanno come comune denominatore l’anno 2010. Tutte le vittime sono infatti scomparse in quell’anno, e presentano ferite mortali al torace con conseguente asportazione del cuore.

Senza volerci addentrare oltre nell’analisi per evitare spoiler, ci limitiamo a dire che i due investigatori capiscono ben presto che dietro alle carneficine potrebbe esserci una misteriosa setta, e ciò spinge quindi gli agenti di Quantico ad approfondire le indagini per cercare di venire a capo della questione, a maggior ragione quando il nome di un certo scrittore disperso continua a farsi sempre più presente. Alla pari di quanto visto nel capostipite, anche in questo seguito faranno infatti capolino delle misteriose pagine di un manoscritto, capace di narrare alla perfezione le vicissitudini che si andranno di li a poco a sviluppare.

Fin dalle prime battute della porzione di gioco che vede Saga come protagonista, Alan Wake 2 illustra una delle nuove meccaniche inserita dai ragazzi di Remedy, ossia il Luogo Mentale della detective. In questa sorta di “palazzo virtuale” dalle sembianze di un vero e proprio ufficio, il giocatore è chiamato a collegare ogni indizio o scoperta effettuata nel mondo reale, in modo da sbloccare determinate deduzioni e/o consapevolezze propedeutiche alla prosecuzione della trama. Intendiamoci, questa attività non costituisce nulla di troppo elaborato o interattivo, anzi, forse è proprio per questo che la software house finlandese non ha voluto concedere eccessivo tempo per tale azione investigativa, così da non spezzare troppo il ritmo dell’esperienza.

Il Luogo Mentale, raggiungibile istantaneamente tramite la pressione del touchpad, funge inoltre da contenitore per i vari oggetti recuperati durante le varie esplorazioni, e questo va invece a creare un hub particolarmente interessante e poliedrico.

“Return” by Alan Wake

L’altra fondamentale sezione di campagna è ovviamente dedicata all’amato scrittore. Come è noto, Alan Wake al termine del primo capitolo ha scelto di rimanere intrappolato all’interno del Luogo Oscuro per poter liberare la moglie Alice. Nei tredici anni trascorsi, l’uomo non ha fatto altro che scrivere per poter contenere al meglio l’Oscurità, almeno fino a quando una determinata azione di Saga Anderson non lo riporta istantaneamente nel mondo reale.

Smarrito e confuso dalla situazione, Alan inizia quindi ad andare a ritroso con la memoria, ricostruendo pezzo per pezzo la sua uscita dal Luogo Oscuro. Una volta presi i comandi dell’artista, il compito sarà dunque quello di ripercorrere tutta la rocambolesca fuga del protagonista. Come era lecito aspettarsi, la “campagna” di Wake risulta meno lucida di quella dell’agente dell’FBI, con alcune differenze in termini di gameplay che non fanno altro che adattare le meccaniche precedentemente descritte a quelle di un mondo onirico ed imprevedibile, che inscena maggiormente il vero impianto dark della produzione. Similmente a Saga, anche Alan avrà una infatti propria location mentale, che naturalmente è rappresentata dal Luogo Oscuro. In questa area sarà possibile collegare le varie scene e modificare letteralmente l’ambiente circostante così da progredire nel percorso di “risalita”.

Tale dinamica di gameplay porta tuttavia una conseguenza non sempre piacevole, ossia quella dello smarrimento. A causa infatti della condizione mutevole dell’ambiente, può capitare di trovarsi disorientati su come e dove proseguire, a maggior ragione se si sta esplorando un’area parecchio labirintica come una stazione della metropolitana, ad esempio. Nulla di particolarmente eccessivo sia chiaro, ma vista la necessità di esplorare al meglio ogni anfratto per recuperare risorse ed armamenti (non sempre presenti nella strada principale), può capitare di perdere la bussola in qualche particolare sezione.

L’abbraccio ai canoni attuali del genere

Data l’abbondante decade trascorsa, la casa di sviluppo finlandese ha dovuto necessariamente fare fin da subito i conti con gli elevati standard di fruizione richiesti nel 2023. La scelta di Remedy Entertainment è stata di conseguenza quella di abbracciare appieno la rodata (e funzionale) meccanica degli ultimi Resident Evil, offrendo quindi un gameplay molto più dinamico e user friendly. L’inventario è ad esempio perfettamente identico a quello visto nei recenti remake della saga Capcom, così come gli slot di equipaggiamento rapidi, richiamabili mediante la pressione delle frecce direzionali.

Anche gli scontri contro i nemici strizzano molto l’occhio come feedback a quanto visto nelle avventure di Leon e compagni. Le differenze sostanziali risiedono naturalmente nell’altro marchio di fabbrica del franchise, ossia l’impiego della torcia per rendere vulnerabili gli avversari avvolti dall’oscurità. In questo particolare frangente, la software house di Espoo ha deciso di attuare una modifica non di poco conto: la fonte luminosa ora non ha più una barra dinamica, bensì diversi segmenti che, tramite l’utilizzo del tasto dorsale, andranno a consumarsi per concentrare il fascio di luce così da indebolire chiunque si parerà davanti.

Tale rinnovamento consente quindi di andare a colpo sicuro quando si vuole danneggiare un avversario, evitando sprechi di batterie e perdite eccessive di tempo nei combattimenti. Esponendo una creatura, apparirà inoltre un punto debole di colore rosso che, se colpito, andrà ad infliggere ingenti danni, risolvendo molto più celermente il duello.

Gli scontri con i nemici sono complessi e tutt’altro che permissivi, anche al livello medio di sfida. Alan Wake 2 segue quindi i canoni della precedente interazione, rimuovendo però le fastidiose situazioni di difficoltà artificiale che spesso affliggevano alcuni duelli dell’opera targata 2010. In questo secondo capitolo ogni fase di azione richiede sangue freddo e piena padronanza della schivata, che qui funziona molto meglio rispetto al passato. Quest’ultima mossa è infatti in grado di salvare la vita anche nella situazione più grave, a patto che sia azzeccata nel tempismo, ovviamente. Tale impostazione potrebbe spaesare i meno avvezzi al genere, ma risponde perfettamente alla volontà di Remedy di tenere il giocatore sempre sul chi vive, evitando la creazione di anticlimatiche comfort-zone.

A controbilanciare l’aggressività dei posseduti vi è, come da prassi, un buon armamentario con relativi potenziamenti. Data l’assenza di una vera e propria moneta di gioco, i miglioramenti degli strumenti offensivi possono essere acquistati mediante l’impiego dei frammenti di manoscritto (per Saga) e delle spirali di parole (per Alan), ossia delle risorse da collezione disseminate in ogni luogo di gioco. Grazie a questa particolarità, i protagonisti potranno incrementare sensibilmente il potere di attacco nei confronti dei nemici, aumentando le munizioni e i danni delle varie bocche da fuoco, così come la resistenza e la salute.

L’esplorazione delle aree torna quindi centrale nell’esperienza e spinge il giocatore a non avventurarsi a testa bassa verso il successivo obiettivo primario, bensì ad utilizzare le diverse (e dettagliate) mappe per recuperare ogni risorsa nascosta prima di compiere qualsiasi altro passo. Queste ultime sono presenti in maniera coerente con le situazioni da affrontare, a patto che, naturalmente, non si ecceda troppo nell’utilizzo. Nelle sezioni di Alan è infatti possibile evitare la maggior parte degli scontri, in modo da risparmiare preziose munizioni da investire nelle battaglie più impegnative.

Per quanto concerne la tematica horror, i più impressionabili possono stare tutto sommato tranquilli: fatto salvo qualche jumpscare e alcune ambientazioni suggestive, Alan Wake 2 rispecchia meglio i crismi di un thriller, piuttosto che ad un più crudo setting orrorifico.

Con arte e parte

Dal punto di vista grafico, non si fatica a dire che Alan Wake 2 è un prodotto d’eccellenza. Anche in modalità Performance (ossia quella che predilige i 60 fps a discapito della qualità delle texture) la resa estetica delle ambientazioni, ma soprattutto dei volti e del comparto illuminazione, risulta davvero eccezionale, e crea un quadro d’insieme capace di generare un’immersività di prim’ordine. Il motore di gioco Northlight (presente anche in Control) continua quindi a stupire positivamente, restituendo ambientazioni fedeli e curate senza troppi compromessi.

Menzione d’onore anche per il comparto audio che, a seguito di un sapiente campionamento di effetti e rumori ambientali, permette di vivere le sequenze di esplorazione con il giusto grado di attenzione ed ansia. Allo stesso modo, anche il doppiaggio (purtroppo solamente in inglese) fa “gridare” l’orecchio al miracolo, grazie alle ottime interpretazioni degli attori protagonisti, che trasmettono con convinzione ogni sensazione ed emozione.

Da segnalare che durante la nostra esperienza vi sono stati alcuni problemi con i sottotitoli che, soprattutto nelle sequenze scriptate, sono parsi completamente fuori tempo rispetto alle battute enunciate dai personaggi. Ciononostante è molto probabile che queste piccole imperfezioni vengano prontamente corrette con un imminente aggiornamento software (così come qualche leggero glitch grafico).

Come accennato poco sopra, Alan Wake 2 gode di due modalità grafiche su PlayStation 5 ed Xbox Series X: una incentrata sulla qualità dell’immagine, quindi focalizzata ad ottenere i 4K con 30fps, ed una seconda che punta invece sulle prestazioni, abbassando la resa a 1440p ma con la garanzia di 60fps solidi. Il gioco sulla piattaforma testata ha di conseguenza reagito molto bene, senza alcuna problematica tecnica e di stabilità generale.

Ringraziamo Remedy Entertainment per il codice review.

9
Review Overview
Riassunto

Alan Wake 2 è il ritorno che tutti gli appassionati aspettavano e meritavano. Dopo tredici lunghi anni di attesa Remedy ha saputo costruire un titolo rinnovato ed approfondito, svecchiando in ogni sua parte un progetto che da tempo mancava sul panorama dell'industria videoludica. Coloro che hanno amato il primo capitolo non possono quindi lasciarsi scappare la nuova interazione dello scrittore che, nonostante qualche piccola imperfezione tecnica e di progressione negli ambienti, riesce a ritagliarsi un posto tra gli esponenti del genere.

Pro
Gameplay divertente e al passo con i tempi Artisticamente sublime Trama coinvolgente...
Contro
...ma che deve essere ben metabolizzata Qualche leggera imperfezione tecnica e di progresso (soprattutto nelle fasi di Alan)
  • Concept & Trama9
  • Gameplay9.5
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico8.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Nato con il Pad in mano, al punto tale che la prima parola pronunciata è stata: "Woah!" in pieno stile Crash Bandicoot. Appassionato e curioso di tutto ciò che concerne il mondo videoludico. Amante dei titoli horror ed accumulatore di trofei compulsivo.

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