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[Recensione] Journey to the Savage Planet – Benvenuti su AR-Y-26

Cosa succederebbe se l’umanità fosse costretta ad esplorare lo spazio in cerca di un nuovo pianeta da colonizzare? Nel corso degli anni molti film e videogiochi hanno cercato di dare una risposta a questa domanda, immaginando spedizioni spaziali di ogni genere. Tra questi troviamo anche i ragazzi di Typhoon Studios, i quali hanno dato vita a Journey to the Savage Planet, adventure game in prima persona presentato per la prima volta durante lo scorso E3. Pur trattandosi di un gioco low budget, non vedevamo l’ora di poter mettere le mani su questo nuovo progetto. Questo perchè, a capo della software house, troviamo tre veterani del gaming, provenienti da Ubisoft, Electronic Arts e Warner Bros. Tra questi non possiamo non nominare Alex Hutchinson, director di Assassin’s Creed III e Far Cry 4, due dei migliori giochi targati Ubisoft.

Ecco a voi dunque la recensione dedicata a Journey to the Savage Planet; vi auguriamo una buona lettura.

LAVORARE PER LA KINDRED AEROSPACE

Il background narrativo in cui si svolge Journey to the Savage Planet vede un’umanità alla ricerca di nuovi pianeti abitabili. E’ per questo motivo che la Kindred Aerospace (quarta migliore compagnia di esplorazione interstellare!) ha deciso di creare una flotta di astronauti. In una delle tante navicelle spaziali si trova il nostro personaggio, accolto dal bizzarro Martin Tweed, CEO della Kindred Aerospace. Fin da subito risulta piuttosto chiaro che Journey to the Savage Planet non vuole prendersi troppo sul serio. Il titolo è caratterizzato infatti da un sarcasmo molto fine e quasi mai fuori luogo. In particolare, gli sviluppatori sembrano essere stati influenzati da Fallout e Futurama da cui riprende lo stile ironico e volutamente forzato, come nel caso degli spot pubblicitari che vedremo proiettati di tanto in tanto. Evidente è anche l’ispirazione a titoli come The Outher Worlds o No Man’s Sky, da cui riprende l’atmosfera di gioco. In ogni caso, il nostro obiettivo è piuttosto chiaro: sbarcare sul pianeta AR-Y-26 in cerca di dati da analizzare. Purtroppo, per una diminuzione dei finanziamenti governativi, non avremo attrezzature a supporto ma solo una stampante 3d che ci sarà molto utile (come vedremo più avanti). Seppur non aggiunga niente di innovativo, la trama ha alcuni spunti curiosi, spingendoci ad andare avanti nel gioco. Altro motivo per cui vorrete proseguire con l’avventurà sarà la voglia di esplorare il pianeta.

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SAMUS, SEI TU?

Una volta sbarcati su AR-Y-26, oltre alla missione principale per cui la Kindred ci ha assunto, ne dovremo affrontare un’altra. L’atterraggio, infatti, non è stato dei migliori, causando notevoli danni alla nostra navicella. Pertanto, durante l’esplorazione del pianeta, dovremo pensare anche a come poter tornare sani e salvi sul pianeta Terra. In ogni caso, ad accompagnare i nostri passi su AR-Y-26 troveremo E.K.O, intelligenza artificiale dotata anch’essa di molta ironia, riportandoci alla mente Claptrap, l’iconico robottino di Borderlands. Tuttavia, analizzando il gameplay, risulta chiaro che gli sviluppatori si sono ispirati ad un sistema Metroidvania e, in particolare, alla trilogia dedicata a Metroid Prime. Il gioco prevede infatti una serie di accessori e miglioramenti necessari per sbloccare nuove strade e segreti. Proprio come in Metroid quindi, molte aree diventano disponibili solo dopo aver ottenuto un nuovo oggetto. Ciò significa che  in Journey to the Savage Planet sono presenti, per ovvi motivi, fasi di backtracking. Backtracking che, fortunatamente, risulta poco tedioso, anche grazie alle stazioni aliene che funzionaneranno da fast travel. Tra l’altro, abbiamo apprezzato il sistema di progressione delle missioni, siano esse primarie o secondarie. In particolare, scoprendo una nuova area, il gioco stesso darà inizio ad una nuova missione. Non si tratta, comunque, di un sistema troppo invasivo in quanto potremo scegliere quale missione seguire, grazie ad un comodo indicatore. Quello che forse potrebbe non piacere è la linearità con cui le attività vengono segnalate. In altre parole, avremo sempre un indicatore che segnalerà con precisione il punto in cui dirigersi. Nonostante ciò, il titolo lascia piena libertà di esplorazione al giocatore, che può decidere di perdersi tra la flora e la fauna di AR-Y-26.

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STAMPANTE 3D, SCHIAFFI E SHOOTING

In Journey to the Savage Planet c’è spazio anche per il crafting e per una piccola componente GDR. All’inizio dell’avventura, Mr. Tweed ci comunicherà che l’unico modo per ottenere attrezzatura utile è quella di raccogliere materiali ed utilizzare la stampante 3d. In particolare, la stampante ci permetterà di migliorare alcune caratteristiche principali del personaggio: armi, oggetti, equipaggiamenti, zaino e visore. All’interno di ogni voce troveremo un albero delle abilità molto semplice e lineare. Come dicevamo poco sopra, questo sistema ben si lega con la visione metroidvania a cui gli sviluppatori si sono ispirati. Infatti, solo utilizzando la stampante 3d potremo avanzare nel gioco. Gli accessori principali, per ovvie ragioni, si sbloccheranno in maniera piuttosto semplice. Tra questi troviamo, ad esempio, la pistola, il rampino o il doppio salto.  Tuttavia, per sbloccare abilità più avanzate, dovremo esplorare e compiere missioni secondarie. Oltre alle suddette skills, avremo a disposizione una serie di gadget secondari. Ad esempio, il cibo leofilizzato della Kindred Aerospace può essere utilizzato per attirare le creature di AR-Y-26 verso un determinato punto. Ad accompagnare il sistema metroidvania troviamo anche quello dedicato a shooting e melee. Il nostro personaggio è infatti dotato di una pistola con cui uccidere le creature ostili. In alternativa, l’astronauta può schiaffeggiare (letteralmente) la fauna locale. A dire il vero, il sistema di shooting non risulta così appagante e funzionale, soprattutto durante le boss fight (sì, il gioco contiene delle boss fight). Tuttavia, considerando i pochi mezzi finanziari a disposizione di Typhoon Studios, non possiamo che apprezzare il lavoro svolto.

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UN PIANETA TUTTO DA SCOPRIRE

Come scritto più volte in questa recensione, Journey to the Savage Planet da il meglio di sé durante la libera esplorazione. In ogni momento potremo decidere di allontanarci dalla missione in corso per scoprire nuove aree, specie animali o piante. Oltre ad apprezzare il favoloso lavoro di level-design, l’esplorazione permette di ottenere materiali e sbloccare scontri facoltativi. Tra l’altro molte aree, se scoperte, daranno accesso a missioni “sperimentali” nelle quali ottenere campioni di DNA della fauna locale. Queste attività risultaneranno fondamentali per completare lo skill tree del personaggio. Durante la prova, abbiamo dato molto spazio alla fase esplorativa. Ciò grazie all’ottimo lavoro svolto dai ragazzi di Typhoon Studio: ogni roccia, ogni altopiano è raggiungibile ed esplorabile. Bisognerà solamente capire come raggiungerli e, soprattutto, quale accessorio utilizzare. Le quattro macro-aree in cui si divide il pianeta (c.d. “biomi”) risultano ispirate e colorate, grazie alla particolare grafica cartoonesca adottata. Tra l’altro, ogni area è disseminata di creature e piante diverse, tutte analizzabili grazie al nostro scanner. E se dovessimo sentirci da soli, potremo sempre invitare un compagno grazie alla modalità cooperativa. In questo caso, la partita di riferimento sarà quella dell’host. In ogni caso, la longevità del titolo si aggira tra le 8-10 ore anche se potrebbe aumentare notevolmente a seconda del tempo speso nell’esplorazione.

Dal punto di vista tecnico il gioco risulta ben realizzato e non abbiamo riscontrato bug significativi o cali di frame rate.

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Punti di Forza

  • Ambientazione colorata ed ispirata;
  • Ironico al punto giusto;
  • Scanner di flora e fauna interessante;
  • Prezzo competitivo (30,99 €).

Punti di Debolezza

  • Shooting non troppo soddisfacente;
  • Dopo la metà si perde un po’ della meraviglia iniziale.

Journey to the Savage Planet è un gioco decisamente riuscito. I ragazzi di Typhoon Studios, grazie anche alle loro esperienze precedenti, sono stati in grado di sviluppare un titolo sorprendente. Ciò grazie alle diverse influenze di giochi come Metroid, The Outher Worlds, No Man’s Sky o Fallout. Se dal primo riprende le componenti metroidvania e platform, dagli altri riprende l’atmosfera di fondo anche se con una salsa più ironica e demenziale, positivamente parlando. Nonostante il sistema di mira non sia così soddisfacente, Journey to the Savage Planet saprà sorprendervi grazie ad un’ambientazione ispirata e colorata che vi esorterà ad esplorare ogni anfratto di AR-Y-26.

Scritto da
Marco "Bounty" Di Prospero

Durante il giorno dipendente presso una società finanziaria. La sera nerd e videogiocatore. Per me l'intrattenimento videoludico è una forma d'arte grazie alla quale poter fantasticare e staccare la spina dallo stress giornaliero. Cresciuto a suon di Mortal Kombat, Metal Gear Solid e Resident Evil.

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