Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Obduction – Mistero anche in realtà virtuale

[Recensione] Obduction – Mistero anche in realtà virtuale

Se vi diciamo Cyan Worlds, voi cosa rispondete? Molto semplice: Myst e Riven, due puzzle game che rappresentano le eccellenze del genere negli anni ’90. Con le loro a tratti surreali atmosfere, i due giochi hanno creato una lunga serie di successori spirituali, tra i quali anche il recentissimo The Witness. Mondi colorati e da esplorare, ricchi di enigmi che mettono alla prova la tenacia e la costanza del giocatore, chiamato a impegnarsi duramente per proseguire nella sua avventura.

Dopo essere scomparsi dalla circolazione per diversi anni (Myst V è datato 2005 ed è l’ultima grande produzione dello studio), Cyan ha trovato la via del ritorno grazie alla nobile arte del crowdfunding. Obduction, che ha debuttato su Steam nell’autunno 2016, è il risultato di una buona campagna che, in termini finanziari, poteva andare però sicuramente meglio per la software house. Eppure, nonostante i limiti dovuti alla volontà di auto-pubblicare il gioco e ad un genere che difficilmente riesce a spopolare nel mondo attuale, la nuova opera di Cyan mostra gli artigli anche su PlayStation 4 nella sua nuova release. Ve ne parliamo un po’ oggi, nella nostra recensione della versione per console Sony.

Versione provata: PlayStation 4.

NEW WORLD(S)

Definire criptico l’incipit di Obduction è dire poco. Lasciati soli e abbandonati al nostro destino sin dal primo secondo, senza alcuna cutscene esplicativa ma con alcuni indizi e messaggi che ci testimoniano ciò che è accaduto. Tutto è partito da una luce, uno spiraglio luminoso dal quale si è poi sprigionata la sequela di eventi che ci ha portato fino a qui: un mondo alieno. Anzi, un concentrato di mondi alieni, una sorta di accozzaglia di luoghi provenienti dai più disparati angoli dell’universo alla Battleworld di Marvel’s Secret Wars compreso il pianeta Terra, dal quale una misteriosa casa è stata letteralmente prelevata e posizionata in un’area rocciosa. Perché? Beh, spetta a noi scoprirlo, e ovviamente anche a voi. Obduction ci offre tutti gli strumenti, ma tocca al giocatore saperli sfruttare.

West, cupole e raggi laser. Serve altro?

Mantenendo lo status di avventura grafica, genere particolarmente caro e che calza a pennello a Cyan, Obduction si spinge in vasti scenari da esplorare in ogni minimo anfratto. Chiaro, perché il giocatore, in ogni istante, deve avere sotto controllo tutto quello che ha sentito, letto o trovato. Un foglio, un appunto, un indizio visivo, tutto fa brodo e niente deve essere sottovalutato. L’assenza di un qualsiasi tutorial o di una breve spiegazione iniziale può generare un senso di smarrimento soprattutto nei giovani utenti, poco inclini ad accettare di esaminare un mondo nel quale non sanno assolutamente cosa fare. Ma è anche questo lo splendore di Obduction, che recupera dai suoi illustri predecessori con quel pizzico di esaltante novità che è l’open world.

ISPIRAZIONE IN DISSOLVENZA

La totale libertà lasciata al giocatore si riflette anche sugli enigmi. Non ci sono binari da seguire, non c’è un percorso prestabilito che dobbiamo compiere. E decidere di proseguire prima in una via piuttosto che in un’altra, almeno nel mio caso, è stata dettata da semplici sensazioni visive. Le cose che più mi sembravano curiose erano anche quelle che volevo esaminare da vicino, e così è stato, anche se la scelta non è stata facile. Dei quattro sub-mondi di Obduction racchiuse in una sorta di bolle o cupole (qualcuno ha detto Under the Dome?), a livello visivo e artistico, non ce n’è uno che non meriti di essere esplorato a caccia di enigmi e dei finali differenti. Sì, ce ne sono tre in totale, ma sono riuscito a portarne a compimento solamente uno. Per gli altri ho dovuto curiosare su siti web e forum, ma non tutti sembrano soddisfatti di tutti i finali.

La magia, però, si interrompe abbastanza bruscamente nella seconda parte del gioco. Mentre le ambientazioni restano evocative e spettacolari, con direzione artistica al top e uso magistrale dell’Unreal Engine 4 (difficile da sbagliare, questo), l’esplorazione e l’efficacia degli enigmi calano vistosamente oltrepassata la metà all’incirca dell’avventura, che nel nostro caso ci ha occupato circa 20 ore in totale. I puzzle si fanno sempre più pesanti, e ciò che abbiamo imparato nella prima parte dell’avventura, ossia utilizzare ogni minimo indizio sparso nel mondo di gioco, viene meno. Nutro fiducia nel fatto che alcuni giocatori potranno trovare piacevoli anche questi enigmi, più volti alla logica che all’investigazione, ma l’impressione è che Cyan abbia chiuso forse frettolosamente il suo titolo senza badare a mentenere salda la qualità dell’asticella. L’ultima delle ambientazioni sembra confermare il sospetto: mondo dalle modeste dimensioni e con esplorazione molto limitata, a differenza di quello visto fino a quel momento.

Da segnalare però l’ottima compatibilità con PlayStation VR. Anche su PC Obduction mostrava gli artigli su dispositivi di realtà virtuale, e la periferica di casa Sony non fa eccezione. I problemi, invece, arrivano da altro. Il frame rate traballa in più di un’occasione, e questo nonostante non ci siano sequenze movimentate o ricche di effettistica che potrebbe mettere alla prova il gioco.

PUNTI DI FORZA

  • La direzione artistica è ottima
  • Un bel ritorno per Cyan
  • Enigmi difficili al punto giusto

PUNTI DEBOLI

  • Problemi tecnici quasi onnipresenti
  • La seconda parte del gioco è molto meno ispirata

Obduction è un buon omaggio agli antichi Myst e Riven, e riesce a portare le enigmatiche atmosfere dei giochi Cyan sui nuovi hardware inserendo alcune piccole chicce come un’esplorazione libera prima impossibile. Enigmi ottimi e ben pensati, splendide ambientazioni da esplorare. C’è però da segnalare qualche difetto tecnico di troppo, e una seconda parte molto poco ispirata rispetto alle aspettative iniziali. In ogni caso, se siete amanti del genere o vecchi estimatori di Myst, Obduction sarà il vostro pane. Anche per i nuovi giocatori, forse. Superato il possibile smarrimento iniziale, l’opera scorre via liscia come l’olio (puzzle permettendo, naturalmente).

Si ringrazia Cyan per il codice review fornito.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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