Home Videogiochi Rubriche FLIPENDO! La storia dei videogiochi di Harry Potter | Speciale

FLIPENDO! La storia dei videogiochi di Harry Potter | Speciale

La saga cinematografica di Harry Potter, se ben ricordate, è iniziata proprio in quel momento nel quale i tie-in, videogiochi cioè realizzati con un budget relativamente basso ma con il solo scopo di accompagnare l’uscita di un nuovo film al cinema, prosperavano con gran successo. Disney, in tal senso, ne aveva tratto grande giovamento con i suoi titoli ispirati a Hercules, Aladdin, Tarzan, Le follie dell’Imperatore e molti altri. Ma con il fenomenale maghetto con gli occhiali che stava per approdare sul grande schermo, anche Warner Bros. non poté fare a meno di produrre trasposizioni videoludiche delle sue grandi avventure.

Proprio come accade ancora oggi con Marvel e Star Wars, tanti publisher bussarono alla porta di Warner per convincere la major a concedere i diritti di sfruttamento del brand, in modo da produrre videogiochi pronti e impacchettati in tempo per l’uscita dei film nelle sale cinematografiche. Il primo grande nome a essere coinvolto in questo accordo fu Electronic Arts, al tempo ben lontana dal colosso che è attualmente ma in forte crescita. In realtà, non molti ricordano che la prima esperienza di Harry Potter con il mondo dei videogiochi fu insieme ai mattoncini più famosi al mondo con LEGO Creator: Harry Potter, titolo del 2001 sviluppato su PC da Superscape e soprattutto primo videogioco della storia LEGO basato su licenza. Si trattava di un primo, timido tentativo di riproporre grandi storie e film in formato LEGO, offrendo ai giocatori la possibilità di visitare Hogwarts e divertirsi con le costruzioni. A quel punto della storia, comunque, era pronta a scendere in campo un’azienda ben più esperta di videogiochi.

Imperius

Il vero passo in avanti arriverà però poco dopo, quando EA, in occasione dell’omonimo film uscito in sala, distribuì su PlayStation, PC e console portatili Harry Potter e la Pietra Filosofale, quella che possiamo definire la prima grande avventura digitale del giovane Grifondoro. Mentre le versioni per dispositivi handheld erano necessariamente molto diversi (la versione Game Boy era strutturato come un gioco di ruolo simile a Pokémon, mentre su Game Boy Color era nuovamente differente proponendosi come una sorta di puzzle game), la struttura di Harry Potter e la Pietra Filosofale su PS1 e PC era quella di un simpatico videogioco action adventure in terza persona nel quale i giocatori impersonavano l’amato protagonista dei romanzi di JK Rowling mentre trascorreva il primo anno di frequentazione a Hogwarts, incontrando volti noti anche sul grande schermo come Draco Malfoy ma concedendosi la libertà di trasporre personaggi come il pestifero poltergeist Pix che non sono mai apparsi negli otto film della saga.

Hogwarts ce la ricordavamo leggermente più sfarzosa…

Un esordio da favola? Un tie-in indimenticabile? Macché! Harry Potter 1 di EA venne accolto in maniera abbastanza fredda dalla critica specializzata, non tanto per il gameplay elementare ma comunque funzionale (ricordiamo il magico incantesimo Flipendo, novità assoluta ideata dagli sviluppatori per consentire a Harry di spostare piccoli oggetti o creature e aprire quindi strade più interessanti a un gameplay altrimenti piatto), quanto invece per un comparto grafico imbarazzante con alcuni tra i peggiori modelli mai visti in un videogioco, tanto brutti da riuscire con gli anni a diventare meme. Ma probabilmente, a dirla tutta, fu proprio questa la fortuna del (quasi) primo gioco mai dedicato alla saga fantasy, oltre chiaramente al fatto di portare il nome di Harry Potter. La Pietra Filosofale, poi riproposto nel 2003 con una sorta di remake (sì, si facevano anche all’epoca ed erano trascorsi solo due anni, pensate un po’), mantiene ancora oggi la sua sana community di nostalgici che lo ricordano con piacere, lasciandosi trasportare dalle dolci onde del mare delle memorie offuscate dal tempo. Perché sì, dobbiamo ammetterlo tutti: per quanto sia ancora un bel ricordo nella mente di molti, Harry Potter 1 era veramente fastidioso da giocare!

Certo è che se sulla tua copertina hai un mago che vola su una scopa per catturare un boccino d’oro e il tuo nome è Harry Potter, lo stesso Harry Potter che al cinema ha incassato quasi 1 miliardo di dollaroni, e quello stesso Harry Potter i cui libri sono in cima alle classifiche di vendita da tempo, il tuo gioco può essere anche il più brutto del mondo e difficilmente flopperà (vero, Square Enix?). E infatti al netto di tutti i suoi difetti, Harry Potter e la Pietra Filosofale di Electronic Arts fece incassare ben 500 milioni di dollari al publisher, diventando inoltre uno dei videogiochi più venduti di sempre della prima console PlayStation. Dunque, che si fa? Si va avanti, ovviamente!

Appena un anno dopo, era il 2002, Argonaut rilancia con Harry Potter e la Camera dei Segreti, nuovo tie-in pubblicato in concomitanza con l’uscita dell’omonimo film diretto da Chris Columbus e produzione decisamente più riuscita rispetto al suo predecessore. Pur ricordando che le versioni sono state tante, con ben cinque software house al lavoro sul tie-in proponendolo su varie console e modalità differenti (la versione PS1 ad esempio manteneva i grossi difetti del primo gioco), su console casalinghe HP2 ripropose la medesima formula di action adventure portando Harry, Ron ed Hermione a risolvere enigmi in tutta Hogwarts, proprio nell’anno in cui la minaccia del Basilisco di Serpeverde aleggiava sulla scuola.

Harry Potter e il parcheggio in passo carrabile

Tra le varianti più interessanti de La Camera dei Segreti c’era sicuramente la versione Game Boy, concepito come un (ottimo) gioco di ruolo dalle solide basi, ma chiaramente era il gioco PS2, Xbox e GameCube quello che concentrò la maggior parte delle risorse dello studio in fatto di comparto tecnico, varietà degli enigmi, ambienti e così via, dimostrandosi inoltre molto fedele al romanzo (anche più della pellicola di Columbus). In generale il gioco fu accolto con molta più positività rispetto al suo predecessore, anche se l’edizione PS1 dimostrava ancora una volta quanto la prima console Sony fosse ormai arrivata al suo limite. Tornò inoltre l’immancabile Quidditch, una delle componenti più note e amate dai fan del mondo magico. E non è un caso che nel 2003, anno di stop forzato per il franchise cinematografico (impossibile mantenere un film all’anno, visti gli impegni soprattutto dei giovani attori), EA si lancia a bordo delle scope volanti.

Dopo un altro dimenticato capitolo di LEGO Creators dedicato al secondo film, nel 2003 EA UK, in collaborazione Magic Pockets per la versione GB, fa infatti uscire Harry Potter: Quidditch World Cup, quello che potremmo definire il primo titolo sportivo del franchise del maghetto. Chiaramente il gioco abbandonava la natura action adventure dei precedenti giochi (quelli per console e PC, perlomeno), e permetteva a tutti i giocatori di salire in sella alla propria scopa, scegliere la casata tra Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde, e cercare di arrivare a vincere il trofeo finale a Hogwarts. Non solo, perché proprio come suggerisce il titolo, i giocatori potevano anche decidere di cimentarsi nella prestigiosa competizione che vedeva inoltre la Bulgaria di Viktor Krum, gustoso antipasto di quello che poi sarebbe stato il futuro della saga.

Cruciatus

Dopo Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, sviluppato da KnowWonder e strutturato come i precedenti giochi della serie principale (e abbastanza apprezzato, seppur poco ricordato rispetto ad altri titoli), il primo grande cambiamento arriva proprio con Harry Potter e il Calice di Fuoco, nel quale il giovane maghetto e altri tre contendenti – Cedric Diggory, Fleur Delacour e il già citato Krum si contendevano la vittoria del famosissimo e mortale Torneo Tremaghi. Vista la particolare natura degli eventi narrati, con Harry impegnato a gareggiare (per non dire sopravvivere) nei vari giochi del torneo, il team di EA UK decise di rimescolare le carte in tavola, abbandonando il concept di gioco action adventure con Hogwarts esplorabile, e adattando invece HP4 a un titolo ben più lineare con una storia che riprendeva i vari capitoli del romanzo e si preoccupava più di dare al giocatore qualcosa di diverso rispetto al solito, piuttosto dell’ormai classica avventura a Hogwarts (anche se naturalmente restava lo scheletro della formula precedente). Risultato più che accettabile, anche nelle sue varie incarnazioni: Il Calice di Fuoco ottenne buoni riscontri da parte di pubblico e critica, seppur non eccezionali (molto apprezzata fu la versione GBA, un vero e proprio gioiellino avventuroso che non si faceva scrupoli a spremere le possibilità della console), ed ebbe inoltre l’onore di introdurre per la prima volta il multiplayer, oltre che nuove dinamiche che svecchiavano la formula.

Harry Potter e il Nuovo Motore Grafico

Incredibile ma vero, Harry Potter non tornò nel 2006 né al cinema né tra i videogiochi, rimandando l’appuntamento all’anno successivo con Harry Potter e l’Ordine della Fenice. E qui, stavolta, le cose iniziavano a farsi serie, almeno nelle intenzioni di Electronic Arts che ancora manteneva i diritti. Il gioco, realizzato in collaborazione con Rebellion, adottava un motore tutto nuovo con ambienti e personaggi molto più realistici, replicando inoltre una perfetta Hogwarts interamente visitabile, dalla Torre di Astronomia fino al molo tristemente noto per la futura dipartita di Piton. EA era intenzionata insomma a creare il suo “Bully”, un sandbox cioè con missioni secondarie, collezionabili e mille altre attività con protagonista il giovane Harry libero di scorrazzare nella scuola di magia e stregoneria.

Tutto perfetto? Eh, insomma. HP5 fu una produzione coraggiosa, un tie-in che si spingeva in là con l’ambizione, e capace di essere molto più ricca rispetto a una pellicola, quella diretta da David Yates, che dovette tagliare fondamentali passaggi dal romanzo per rispettare i ristretti tempi cinematografici – problema che poi Yates si porterà dietro per il sesto film. Nonostante le buone intenzioni, però, la critica non fu certo accondiscendente con un titolo che comunque era ancora acerbo e povero in confronto a produzioni rivali, di cui venne però elogiata (oddio, forse è un’iperbole) la versione Wii che faceva ottimo uso del controller. E, in fondo, questo era quello che molti giocatori chiedevano: usare un controller proprio come se fosse una bacchetta magica.

Dopo Harry Potter e il Principe Mezzosangue nel 2009, che replicava senza troppe remore il concept del precedente gioco (no davvero, Hogwarts era identica, e al di là della storia, le novità si contavano sulle dita di una mano) e ottenne risultati simili, le cose cambiano ancora nel 2010. Innanzitutto, Warner Bros. si decide finalmente a sfruttare la sua proprietà intellettuale più nota all’epoca dando a Traveller’s Tales il compito di creare LEGO Harry Potter: Anni 1-4, classico ma divertente platform adventure in perfetta continuità con i precedenti giochi dello studio specializzato nei mattoncini danesi; in secondo luogo EA, ormai in odore di chiusura di franchise e abbandono dei diritti, prova il tutto per tutto rivoluzionando ancora una volta la formula dei suoi videogiochi.

Avada Kedavra

Dalla defunta EA Bright Line arriva quindi Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1, uno sparatutto in terza persona con sistema di coperture e andamento lineare. Del resto, fare di HP7 un gioco open world sullo stile dei suoi predecessori avrebbe avuto poco senso (nel settimo film Hogwarts viene a malapena nominata, ad esempio), e dunque si cerca un modo alternativo per raccontare la guerra nel mondo magico. Poiché il 2010 era il periodo degli sparatutto, EA vira verso quella direzione, senza naturalmente mettere un AK-47 nelle mani di Harry Potter ma ampliando il suo repertorio di incantesimi con la bacchetta.

Uno shooter con Harry Potter? Qualcuno ci ha provato, senza troppo successo

Un tono cupo, ambientazioni che ricalcano il romanzo e il film, qualche simpatica trovata, sistema di progressione del personaggio e degli incantesimi, e il gioco è fatto, vero? No. Sebbene gli sviluppatori avessero dotato Harry di numerose possibilità, come il Wingardium Leviosa per lanciare oggetti contro i nemici o il Confundo per far combattere tra loro i Mangiamorte, il gameplay di HP7 venne letteralmente stroncato dalla critica, la quale ebbe anche da ridire su come la storia de I Doni della Morte era stata trasposta. In più, anche la versione DS, strutturata come un puzzle game, aveva parecchi problemi. Mentre al cinema Harry andava vicino al muro del miliardo al botteghino, nei videogiochi la carriera del maghetto non era mai stata così in difficoltà.

Le cose non migliorarono particolarmente l’anno dopo, anche perché pur aggiustando l’aggiustabile, era assurdo pensare che EA avrebbe ristrutturato l’intero apparato ludico. E infatti Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2, sempre di Bright Line, è ricordato come un altro bel flop (di critica) per le trasposizioni videoludiche del maghetto, segnando un leggero miglioramento dal gioco di HP7 ma senza esagerare.

Fortuna vuole che pochi mesi dopo Traveller’s Tales rilancia il suo LEGO Harry Potter: Anni 5-7, che certo non punta alla fedeltà visiva dei giochi di EA ma si pone come un altro ottimo compendio delle ultime avventure del maghetto, in generale meglio rappresentate rispetto alla serie “gemella”. A conti fatti, Electronic Arts forse si è potuta dire soddisfatta della partnership con Warner, economicamente parlando. In generale, tuttavia, la carriera di Harry alla corte dell’azienda americana è stata costellata più di voti negativi che veri e propri successi, riuscendo a sopravvivere solo grazie al nome che portava. Se al posto del maghetto ci fosse stato Gianni Rossi, per dirne uno, certo la serie non sarebbe andata avanti con ben 8 giochi e innumerevoli varianti per console portatili, mobile e altre piattaforme.

lego harry potter

Conclusa anche la saga a mattoncini, la carriera del personaggio nel mondo dei videogiochi si è praticamente arrestata, se non per una valanga di videogiochi mobile di scarso successo (non economico, chiaramente). Con EA ormai fuori dai giochi, il giovane Potter venne affidato al publisher Portkey Games, in realtà un’etichetta della stessa Warner Bros. (il meme di Obama che premia se stesso, in pratica), per tentare la strada del successo su iOS e Android tra mille esperimenti. L’accettabile ma moneygrabberoso (esiste questa parola?) GDR Hogwarts Mystery; il clone di Pokemon GO dal titolo Wizards Unite (tutto sommato neanche poi così disastroso, ma con zero originalità); il simpatico ma superfluo Harry Potter for Kinect, che, incredibile ma vero, era un gioco per Kinect; il clone di Candy Crush, Harry Potter: Puzzles & Spells, ancora una volta insignificante; e così via, tra altri giochi di bassa lega o praticamente sconosciuti nonostante il brand di appartenenza.

Va detto che i giochi di Harry Potter non hanno mai avuto, salvo rare eccezioni, una grande popolarità all’interno del mercato dei videogiochi, e la tendenza dell’ultimo decennio è stata sostanzialmente quella di tirare avanti la baracca cercando di monetizzare il più possibile su un franchise che conta ancora milioni e milioni di appassionati in tutto il mondo, ovviamente con il minimo sforzo – proprio come Animali Fantastici al cinema, saga ormai morta dopo gli incassi disastrosi del terzo film. Hogwarts Legacy, tuttavia, vira verso un’altra direzione. Avalanche e Warner in generale hanno infatti sviluppato un titolo dalle elevatissime ambizioni, che vuole rivaleggiare con produzioni di alto livello. L’interesse del pubblico è davvero alle stelle, e Hogwarts Legacy potrebbe rappresentare la rinascita di un franchise, quello del Wizarding World, molto sottotono negli ultimi anni. La scuola di magia e stregoneria è pronta a rinascere dalle proprie ceneri come una Fenice, o farà una fine peggiore di quella toccata al povero Dobby?

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Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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