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The Inquisitor | Recensione

Il clima medievale rappresenta uno degli scenari più prolifici per raccontare diverse storie e vicende in grado di catalizzare senza troppe difficoltà l’immaginario collettivo. Che si tratti di titoli di avventura, di giochi di ruolo o strategici, la grande forbice temporale che racchiude questo imponente periodo storico ha prodotto molteplici videogiochi che, grazie agli spunti di determinati studi di sviluppo, sono riusciti a fare breccia nel cuore di critica e pubblico.

In maniera paritetica, tale indirizzo è stato intrapreso anche da Dust che, con il suo The Inquisitor, affronta una sorta di “universo alternativo” con la volontà di creare un quadro dark fantasy ispirato ai romanzi di Jacek Piekara. Sarà quindi riuscita la produzione polacca nell’intento? Scopriamolo insieme nella nostra analisi.

Versione provata: PlayStation 5

What if?

Come dicevamo poco sopra, l’universo proposto da The Inquisitor prende vita da un evento storico completamente avulso dalla realtà. L’inizio del gioco svela come Gesù Cristo non sia morto sulla croce, bensì ne sia sceso e abbia deciso di scatenare la sua vendetta su tutti i miscredenti. 1500 anni dopo, un esercito di Inquisitori impone brutalmente la fede imposta dal Messia, indagando (e punendo) tutti gli episodi di eresia commessi dal popolo.

È proprio uno di questi Inquisitori il protagonista, ossia Mordimer Madderdin, al servizio degli Altissimi Vescovi di Hez Hezron. Il giudicatore viene mandato nella cittadina di Koenigstein, con lo scopo di risolvere i vari casi e i crimini di coloro che hanno trasgredito alla fede, scoprendo al contempo la verità su un male oscuro proveniente da un altro regno, che sta cercando di penetrare nel mondo dei vivi.

Indubbiamente la connotazione narrativa rende il titolo fin da subito degno di curiosità ed interesse, vista la particolare situazione che l’alter ego in gioco deve affrontare, a maggior ragione quando si dovranno affrontare determinate scelte che andranno, nel bene o nel male, ad influenzare il canovaccio della trama. Questa “magia” tuttavia si perde dopo un paio d’ore, a causa soprattutto di una certa prolissità di cui il prodotto soffre.

Inquisitore (troppo) eloquente

Dal punto di vista del gameplay, The Inquisitor si incastra perfettamente nel genere d’avventura dark fantasy in terza persona, in cui gli elementi storici cercano di creare un’alchimia con diversi momenti d’azione, senza tuttavia dimenticare gli ormai famosi bivi narrativi morali. Questi, come accennavamo poco sopra, sono rappresentanti attraverso lunghi dialoghi che tendono a soffocare le scelte del protagonista (e quindi del giocatore) dando alla lunga l’impressione che il tutto sia inserito all’interno di un binario di avvenimenti dal quale non ci si può muovere.

Conseguentemente a ciò, ne deriva che i combattimenti siano presenti nella quantità minima sindacale, lasciando lo spazio maggiore dell’interazione ai dialoghi ed alla ricerca dei vari indizi durante le sessioni investigative che, per facilitare ulteriormente le cose, possono essere risolte in poco tempo utilizzato una sorta di “occhio dell’aquila” in stile Assassin’s Creed, capace di evidenziare fin da subito gli elementi interagibili.

Per dare un tocco soprannaturale all’Inquisitore, i ragazzi di Dust hanno concesso a Mordimer di poter entrare in un piano astrale denominato Unworld, che gli consentirà di apprendere eventi passati e scoprire la verità al di là delle bugie raccontate delle persone interrogate. In tale sezione saranno presenti anche mostruose creature, che possono dare vita ad una sequenza di combattimento piuttosto rudimentale.

The Inquisitor offre infatti una meccanica action abbastanza mediocre, fatta unicamente da parata, schivata, attacco leggero e pesante. Nella maggior parte dei casi tuttavia, la risoluzione dello scontro può essere effettuata da una parata e da un conseguente attacco pesante nei confronti dell’avversario, che perirà senza dare altre grosse preoccupazioni. Ne deriva quindi che la feature sia stata inserita quasi a contorno dell’avventura, così da fornire un “complemento d’arredo” all’esperienza, con risultati abbastanza scarsi e che potevano tranquillamente essere rimossi del tutto.

Tecnicamente da Medioevo?

Le ambientazioni in cui le vicende di The Inquisitor si sviluppano, sono valide ed interessanti, soprattutto per quanto concerne il livello di dettaglio proposto dai ragazzi polacchi. Tale impegno non viene però apprezzato al massimo del suo potenziale a causa del motore di gioco, in quanto in maniera totalmente altalenante mette in scena scorci apprezzabili con modelli dei personaggi assolutamente fuori dall’attuale epoca.

Le animazioni e la resa estetica dei vari NPC risultano infatti arcaiche e poco definite, a differenza invece di quelle di Mordimer, la cui interpretazione attoriale è altrettanto piacevole e ben collocata nel contesto. Tali sbalzi qualitativi rendono quindi la fruizione abbastanza discontinua e poco immersiva in alcuni frangenti, snaturando parecchio ciò che l’impianto narrativo mette sul piatto.

6
Review Overview
Riassunto

The Inquisitor è un titolo che poteva davvero offrire un'esperienza diversa dal solito, soprattutto grazie ad un comparto narrativo fuori dal coro e difficilmente affrontato nel panorama videoludico. Ci sentiamo di premiare questa uscita dalla comfort zone della casa polacca, ma non possiamo fare altrettanto per ciò che riguarda il gameplay ed il comparto tecnico, che risulta davvero datato e poco soddisfacente.

Pro
Storia interessante...
Contro
...ma descritta in modo prolisso e lento Artisticamente e tecnicamente obsoleto
  • Concept & Trama7.3
  • Gameplay6
  • Comparto Artistico5
  • Comparto Tecnico5.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Nato con il Pad in mano, al punto tale che la prima parola pronunciata è stata: "Woah!" in pieno stile Crash Bandicoot. Appassionato e curioso di tutto ciò che concerne il mondo videoludico. Amante dei titoli horror ed accumulatore di trofei compulsivo.

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