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The Outlast Trials | Recensione

La saga di Outlast ha rappresentato uno dei cambi di passo per il genere survival horror. Correva il 2013 quando il progetto di Red Barrels si affacciava per la prima volta sul panorama videoludico, il cui palcoscenico era dominato da mostri sacri come Metro Last Light, The Last of Us e Luigi’s Mansion 2, tanto per citarne qualcuno. La sfida che il team canadese ha quindi dovuto fin da subito affrontare è stata quella dell’eterogeneità dell’offerta, in uno degli anni più prolifici dell’industria dei videogiochi.

Ebbene, dopo il 4 settembre 2013 la fama del titolo è cresciuta in maniera esponenziale. Le virtù che hanno portato Outlast ad entrare nel cuore degli appassionati sono diverse: la particolare connotazione horror, il protagonista completamente inerme e munito unicamente di una videocamera, la storia affascinante e, non da ultima, una vera e propria rappresentazione raccapricciante degli avvenimenti a schermo.

Questo ha portato, grazie anche agli influencer e all’impennata degli streaming, Red Barrels a realizzare un secondo capitolo, capace di migliorare sotto ogni aspetto la prima interazione ed oggi a rilasciare The Outlast Trials, un progetto inedito che per la prima volta vede l’inserimento nel macabro universo la componente multigiocatore cooperativa. Sarà riuscita la squadra canadese a cristallizzare ulteriormente la propria posizione?

Versione provata: PlayStation 5

Mai fidarsi delle pubblicità

The Outlast Trials vede come punto cardine le origini della Murkoff Corporation, la società antagonista del primo capitolo della saga. Questo prequel si svolge nel 1959, nel bel mezzo della Guerra Fredda: la CIA è nel pieno sviluppo del famoso ed iconico progetto MKULTRA, in vigore dal 1953 fino all’inizio degli anni 1970. L’agenzia americana collabora e finanzia infatti la corporazione sopra menzionata, al fine di accelerare il progresso del controllo mentale sugli umani. Per realizzare tale visione, vengono naturalmente utilizzate cavie, rappresentate dagli strati più bassi della società: emarginati, senzatetto, prostitute ed anche persone costrette a partecipare a questi esperimenti.

È proprio da una di queste condizioni che il protagonista viene presentato. Il personaggio è difatti un senzatetto che viene attratto da una pubblicità ingannevole, finendo coinvolto nel circo degli orrori della Murkoff e rimanendo rinchiuso in una struttura carceraria convertita a centro di ricerca, all’interno della quale gli vengono impiantati degli occhiali a visione notturna.

Dopo un piccolo tutorial d’impatto, utile a comprendere le meccaniche di base, il nuovo titolo di Red Barrels pone il giocatore all’interno del dormitorio che, in maniera inedita per la saga, rappresenta il vero e proprio hub di gioco. All’interno di questa ambientazione infatti, sarà possibile incontrarsi con altre “cavie” per poter affrontare i vari programmi di terapia che la sadica corporazione ha ideato per l’elevazione della mente umana (e che gli sviluppatori aggiungeranno con molta probabilità in futuro).

Terapia d’urto

Come detto in precedenza, la nuova fatica della squadra canadese si discosta nettamente dalle interazioni precedenti del brand. Oltre all’abbandono dell’esperienza in singolo, l’intera produzione consiste in una serie di brutali test volti a imbrigliare la mente di ogni partecipante, detti “la terapia”. Queste attività sono quindi rappresentate come una sorta di livelli che, in uno o più giocatori possono affrontare così da progredire nel percorso “medico” e guadagnare la tanto agognata libertà.

Le richieste spesso si traducono in enigmi ambientali da dover risolvere per poter progredire correttamente nella sfida. Che sia l’apertura di una valvola od il trasporto di un particolare oggetto (o persona) fino ad arrivare al classico ritrovamento di una determinata chiave, il tutto è magistralmente studiato per far esplorare completamente l’inizialmente intricata mappa di gioco. Naturalmente ad intralciare i piani vi sono svariati nemici che, nella più fedele tradizione del brand, riescono nell’intento di terrorizzare e di far sentire totalmente inermi i malcapitati protagonisti. Va precisato che all’inizio questa nuova avventura online spiazza parecchio; saranno difatti necessarie un paio di ore buone per capire al meglio tutte le varie sfaccettature e feature che contraddistinguono il titolo.

La schiera di avversari da affrontare si differenzia non solo per le movenze, ma anche per le capacità che questi metteranno in campo. Nei diversi test infatti, il gioco propone inediti loschi figuri che, senza troppe riflessioni, rappresentano a loro volta soggetti in esame da parte della Murkoff. I giocatori hanno quindi il compito di approcciare ognuno di questi nel modo corretto: alcuni possono essere ciechi ma con un udito sopraffino, altri al contrario avranno una vista perfetta al buio ma non altrettanto alla luce. La diversificazione è quindi molto presente in The Outlast Trials e sicuramente questo rappresenta uno dei motivi di maggior pregio della produzione, che spinge l’utilizzatore a ragionare sempre attentamente sulle mosse da fare, in modo da evitare una macabra fine.

Sul filo del rasoio

Quello su cui Red Barrels ha investito maggiormente durante la realizzazione del gioco, è indubbiamente la creazione di un’esperienza ansiogena. Che sia per merito delle mappe, sempre ben realizzate e con punti luce calibrati al millimetro o per via delle numerose insidie che tappezzano ogni livello, arrivare alla fine del test costa fatica ed attenzione oltre ogni ambito. Il personaggio ad esempio, potrà equipaggiare un massimo di tre elementi trasportabili che, se consideriamo che tra questi sono conteggiate anche la pozione curativa e la batteria per il visore notturno, costringono ad una selezione pesante ed attenta delle risorse.

Se a questo aggiungiamo le svariate trappole disseminate per le ambientazioni dagli sviluppatori (talvolta in maniera troppo cattiva) la frittata è pressoché fatta. Qualora si innescasse un meccanismo infatti, i vari avversari presenti confluirebbero rapidamente nella posizione del giocatore, rendendo la fuga una missione alquanto complessa. Il rumore è quindi, anche in questa interazione, un elemento primario da tenere in considerazione, a maggior ragione se si gioca insieme ad altri sventurati. È proprio in questo particolare ambito che il gioco offre il meglio di sé: qualora si affrontassero difatti i test da soli, il tutto risulterebbe meno coinvolgente e talvolta eccessivamente punitivo, soprattutto per quanto concerne le trappole discusse poco sopra.

Una buona intuizione avuta dallo studio canadese è contenuta invece nel sistema di progressione: ad ogni livello completato, si avrà infatti la possibilità di aumentare di livello e ottenere una serie di valute, alcune utili all’acquisto di costumi per il personaggio, mentre altre impiegabili per ottenere abilità attive e passive di vario tipo, che riusciranno a mutare ulteriormente gli esiti dei vari compiti, che diventeranno via via sempre più complessi, rendendo la fruizione di questi potenziamenti messi in campo dagli sviluppatori pressoché indispensabili. La meccanica risulta poi strategica anche per incrementare sensibilmente la rigiocabilità, che non è tra i massimi pregi del titolo targato Red Barrels: qualora infatti non si optasse per provare nuove vie di completamento dei test, non vi è un motivo stimolante che spinge a riprovare le sfide precedentemente superate.

Solido da paura?

The Outlast Trials fortunatamente ricalca ed amplifica le buone basi tecniche e grafiche della serie “classica”. La componente estetica, impreziosita da un comparto luci assolutamente calzante e sempre imponente, riveste un ruolo centrale nella componente horror della produzione, lasciando sempre sul chi vive il giocatore. Un po’ meno di qualità i volti dei personaggi, che in alcuni casi trasmettono poca espressività e “coinvolgimento” nella situazione. Allo stesso tempo, la buona fluidità che l’Unreal Engine è in grado di garantire, porta ad un livello molto buono l’intera esperienza.

Stabile anche il comparto multigiocatore e la gestione delle lobby, che nella nostra prova non ha mai incappato in crash o in problematiche di connessione con altri giocatori. A questo proposito un plauso va fatto anche ai menù, capaci di rendere davvero immediata la creazione di un gruppo e l’invito di un altro personaggio all’interno della partita.

Ringraziamo Red Barrels per il codice review fornitoci.

8
Review Overview
Riassunto

The Outlast Trials apprende quanto di buono realizzato in termini di ambientazioni e gameplay nei due titoli principali della serie e riesce a presentare un prodotto innovativo, coinvolgente ed in grado di far collaborare i giocatori in un ambiente horror. La formula multigiocatore potrebbe tuttavia non essere apprezzata dai puristi del genere, che riscontrerebbero nell'ultima fatica Red Barrels un'esperienza sottotono e leggermente monotona (a maggior ragione se fruita in singolo).

Pro
Una formula multigiocatore che funziona e diverte... Livelli ben costruiti Buona varietà di nemici e situazioni
Contro
...chi non è un vero purista del genere survival horror Se non si sperimenta con le abilità, la rigiocabilità è nulla Da soli risulta meno divertente e più punitivo
  • Concept8
  • Gameplay8
  • Comparto Artistico8
  • Comparto Tecnico8
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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