Hollywood ha attraversato molte fasi evolutive: dai romanzi ai fumetti, fino a un presente in cui l’ultima frontiera dell’adattamento sono i videogiochi.
Sempre più produzioni per il grande e il piccolo schermo attingono a titoli interattivi di successo, proiettandoli verso un pubblico ancora più ampio. Eppure non è sempre stato così. Un esempio emblematico? Il progetto (mai decollato) di un film dedicato a Crash Bandicoot.
A ricordarlo è Shuji Utsumi, oggi amministratore delegato di Sega of America, che in un’intervista a The Game Business ha raccontato un episodio risalente agli anni in cui lavorava in Sony. In quel periodo, Utsumi portò la licenza di Crash Bandicoot negli uffici di vari studi cinematografici, sperando di convincere Hollywood a trasformare l’iconico marsupiale in un protagonista da sala.
Quando entrai nel settore dei videogiochi, decisi di proporre Crash Bandicoot ad alcune major, ma fui accolto con sufficienza. Per loro i videogame erano poco più che giocattoli; non venivano presi sul serio.
Quell’atteggiamento, oggi, appare ribaltato. Le recenti performance al botteghino (basti pensare ai due film di Sonic the Hedgehog) hanno dimostrato come le IP videoludiche possano generare fenomeni globali anche al cinema o in streaming, trascinando con sé un’ondata di nuovi fan.
Resta da capire se anche Crash Bandicoot avrà la sua occasione. Il marchio è ora nelle mani di Microsoft, che dovrà decidere se spingere il marsupiale verso Hollywood oppure limitarsi al revival videoludico (sempre ammesso che ciò avvenga, vista la cancellazione del quinto capitolo). Quel che è certo è che, nel 2025, il rapporto fra videogiochi e industria cinematografica non è più una scommessa azzardata, ma un modello di business ormai consolidato.
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