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Battlefield 6 | Recensione

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L’uscita di Battlefield 6 è un momento che molti di noi, ma anche di voi, aspettavamo con grande trepidazione. Non solo perché Battlefield ha sempre fatto parte del nostro portale sin dai suoi esordi, ma anche per un’altra serie di motivi, tra cui il bisogno di ritrovare questa serie in forma. Da anni, troppi anni, Electronic Arts ha perso la bussola con Battlefield V e l’ha proprio distrutta con il capitolo 2042, ma oggi le cose, come abbiamo visto in occasione della beta, sono diverse.

L’azienda americana ha praticamente dato anima e corpo a Battlefield 6: stavolta non c’è solo DICE al lavoro sul gioco, ma anche Ripple Effect, EA Motive e persino Criterion Games, che purtroppo ha dovuto dire addio a Need for Speed e Burnout per occuparsi del franchise sparatutto. Questo ritorno ha comunque generato hype, febbrile eccitazione, perché anche le fasi di test hanno dimostrato che l’ispirazione da Battlefield 3 e 4 ha riacceso l’entusiasmo di molti. Ma questo Battlefield 6 è solo omaggio? Si tratta solo di una semplice operazione nostalgia, per restare nella sicurezza più totale del fandom? Ne parliamo qui, oggi, nella nostra recensione.

Versione provata: PlayStation 5

Una campagna trascurata (e trascurabile)

Questa sezione è a cura di L. Bologna

La storia mette il giocatore nei panni delle forze NATO impegnate a contrastare una misteriosa organizzazione paramilitare chiamata Pax Armata. Quello che inizia come un semplice conflitto regionale si trasforma ben presto in una guerra su vasta scala, con missioni ambientate tra Gibilterra, New York e altre località iconiche del globo. Tuttavia nonostante la presenza di momenti anche spettacolari, come il riparare un carro armato nel bel mezzo di una battaglia urbana o affrontare scontri in ampie aree aperte, queste buone intenzioni sono inserite in un contesto che fatica a coinvolgere davvero.

Il problema principale della modalità single player è che tutto appare troppo anonimo, privo di originalità e rifinitura. Le animazioni sono infatti a dir poco raffazzonate, così come l’intelligenza artificiale dei nemici, limitata in maniera sorprendente anche ai livelli di difficoltà più elevati. A ciò si aggiungono poi scelte registiche discutibili: scene d’intermezzo che tolgono il controllo al giocatore proprio nei momenti clou e un uso eccessivo (per tutte le cinque ore di durata) dei tremolii di camera sono solo un paio di rapidi esempi.

Ciò che pesa di più, però, è l’assenza di una vera componente emotiva. Le relazioni tra i personaggi e i conflitti personali, accennati ma mai sviluppati, rendono la trama piatta, noiosa e prevedibile. La sensazione generale è quella di una campagna che avrebbe avuto bisogno di più tempo e cura per raggiungere il livello qualitativo del resto del gioco.

Insomma, come è facile intuire, la modalità per giocatore singolo di Battlefield 6 non verrà certo ricordata negli anni a venire, in quanto rappresenta un contorno poco saporito di un piatto che punta tutto sull’azione multigiocatore. Possiamo dire che, come è già accaduto in passato sia alla serie che al franchise rivale, che questa campagna riaccende un amletico dubbio sul quale ci sarebbe da disquisire per ore: se non ci sono spunti o idee, ha davvero senso ancora oggi riproporre una campagna single player per un gioco di guerra che vuole invece puntare sul PvP?

La guerra è tornata

Archiviata la campagna, che è senza ombra di dubbio l’elemento più discutibile (e forse anche evitabile) dell’intera produzione, l’esperienza più corposa di Battlefield 6 si riversa in un multiplayer ricchissimo nei contenuti e nella qualità, con DICE e gli altri studi che dimostrano di aver fatto tesoro delle critiche mosse a quel grande flop che fu Battlefield 2042.

Il PvP tradizionale ha deciso di guardare saggiamente al passato, senza però dimenticare di essere parte di un prodotto che arriva molti anni dopo l’ultimo grande successo in casa Battlefield. Le influenze dagli ormai storici e apprezzatissimi Battlefield 3 e 4 sono evidenti: le mappe sono grandi e in continua mutazione grazie alle esplosioni e alla distruttibilità tutta da ammirare, i capovolgimenti di fronte sono praticamente continui, e le battaglie su larga scala aggiungono il classico mix di veicoli e caos che fa tornare alla mente i bei momenti passati su PS3 e Xbox 360 quando la serie aveva raggiunto il suo apice.

Insieme a questo ritrovato amore per le grandi battaglie, però, i Battlefield Studios hanno anche deciso di non ignorare cosa è accaduto nell’ultimo decennio, quando Call of Duty ha sostanzialmente rubato interamente la scena nel panorama degli shooter militari. Arriva così il tentativo, riuscito, di mischiare l’esperienza tradizionale di BF con qualcosa di più riconoscibile per i giocatori di oggi: mappe e modalità sono state pensate appositamente per riadattarsi anche a contesti più piccoli, con battaglie su piccola scala senza veicoli ma nelle quali l’unica priorità è eliminare i nemici o conquistare le bandiere di Dominio.

Al netto di alcune location che non sono apparse ben bilanciate, come la mappa Empire State nella quale la visibilità è anche ridotta a causa della forte illuminazione del Sole e di una sorta di desaturazione complessiva dell’immagine che rende molto più difficoltoso individuare un nemico (e questo è un problema che anche altre mappe, chi più, chi meno, si portano dietro), il mix proposto da Battlefield 6 in fatto di sostanza e varietà soddisfa completamente.

Le 9 mappe presenti al lancio potrebbero non sembrare tante, ma in realtà rappresentano solo l’ottimo antipasto di tutto ciò che arriverà dopo, e in più risultano comunque adeguate agli sforzi richiesti ai giocatori. Da Conquista, dove una partita può arrivare a durare intere decine di minuti, fino a Deathmatch a Squadre (che consigliamo di giocare con un team di altri 3 amici, perché il matchmaking qui deficita un po’), le modalità disponibili rappresentano un notevole pacchetto di presentazione.

La nuova Escalation, ad esempio, è una modalità molto interessante. Qui, i giocatori devono conquistare territori per ottenere un punto, e chi arriva per primo a 3 punti vince. La modalità offre però un vero e proprio scenario dinamico, poiché la porzione attiva di mappa giocabile si restringe sempre di più, arrivando quasi ai famosi scenari da scontri su piccola scala.

In queste ultime modalità più ristrette, comunque, viene meno uno dei grandi elementi distintivi di Battlefield: le classi. Dopo il floppone di BF 2042, DICE e gli altri team al lavoro hanno deciso di tornare sui propri passi e riproporre un tradizionale sistema di classi, con un Supporto abile a rianimare velocemente i compagni, un Geniere che ripara i veicoli, e così via. Se questa sinergia di squadra diventa necessaria nella guerra su vasta scala, l’elemento si perde invece nelle partite mordi-e-fuggi proposte da Battlefield 6, dove l’azione si fa peraltro talmente frenetica che diventa difficile persino interpretare un medico – o inutile, nel caso di un geniere.

Possiamo però guardare questa scelta nell’ottica di costruire un prodotto che possa dare ampio respiro alle sue possibilità, e soprattutto dare al pubblico ampia varietà di scelta; non vi nascondiamo, ad esempio, che alternare lunghe battaglie a partite più rapide è una bella trovata che aiuta a tenere alta l’attenzione. Il matchmaking, a tal proposito, si può impostare a piacimento con filtri che riguardano le modalità e persino le mappe che volete giocare. Rispetto alla beta, DICE ha anche lavorato per appesantire maggiormente le movenze dei giocatori, limitando così il rischio di salti e scivolate che rischiavano di trasformare Battlefield 6 in qualcosa che, oggi, molti utenti non vedono di buon occhio.

Alti e bassi

L’essenza caotica di Battlefield, comunque, rimane. Complice anche un sistema di respawn che non sempre funziona a dovere, rischiando ad esempio di rientrare nei pressi di un alleato che è già da alcuni secondi nel mirino da parte di un nemico, capita che una partita su larga scala possa trasformarsi da un momento all’altro in una situazione difficile da tenere sotto controllo: tra caccia che sfrecciano nei cieli, carri armati che irrompono sulla scena e arrivano a distruggere gli edifici, e nemici nascosti negli angoli più oscuri e impenetrabili, la frustrazione può far parte di alcuni momenti della partita. Ma del resto, Battlefield ha sempre fatto capire che occorre prima pianificare e poi colpire, senza agire d’impulso, specie in un gioco come questo dove il time to kill non è affatto elevato.

I difetti, comunque, non mancano, segno del fatto che il lavoro da compiere per raggiungere un livello ottimale è ancora necessario. Il feeling delle armi è ottimo, così come il meta e la personalizzazione (pochi ma ragionati accessori, in un sistema di creazione della classe facile da apprendere); ciò che risulta essere molto lenta è invece la progressione degli XP legati appunto alle armi. È forse una conseguenza di Battlefield 6 Battle Royale, che secondo voci di corridoio potrebbe arrivare già tra poche settimane? DICE potrebbe aver scelto per un sistema simile a Warzone in fatto di condivisione dei progressi, ma certo questo è un difetto che rischia di stagnare il progredire dell’esperienza.

La palette cromatica, come già detto, risulta poi essere stranamente spenta, come se DICE avesse voluto desaturare tutti gli ambienti. Una scelta dettata dal realismo con il quale le ambientazioni sono state proposte? Può essere, ma l’impatto non è positivissimo, specie per il fatto che la visibilità, in vari ambienti, risulta scarsa: distinguere un soldato da un cumulo di macerie non è sempre così facile, e anzi c’è il rischio di confondersi spesso. La stessa confusione, tanto per restare in tema, che può generare il menu di gioco.

Battlefield 6 ha adottato un menu che sembra un ibrido tra il classico, con voci sulla sinistra dello schermo e in alto, e l’UI di Call of Duty negli ultimi anni, maggiormente vicina ai riquadri tanto cari al mondo mobile. Personalmente, ho sempre detestato quest’ultima, e Battlefield 6 fa del suo meglio per sistemare i problemi più grandi. Nonostante ciò, navigare tra i menu ma soprattutto tra le impostazioni dei comandi o audio/video è un grande caos: non solo ci sono tantissime voci da sistemare, anche su console, ma è anche difficile riuscire a reperire ogni singola informazione che ci serve.

Il responso finale su Battlefield 6 è comunque molto positivo. Sebbene guardi con maggior enfasi al realismo degli scontri e degli ambienti, il gioco mantiene salda la sua anima più verso la sfera arcade che la simulazione, ma contraddistinta da elementi di grande livello. Non abbiamo ad esempio citato il comparto audio: forte, impattante, deciso. Ogni colpo è chiaro e preciso, e la spazialità dei rumori, che siano i passi di un nemico o l’apertura di una porta, conferisce un altissimo grado di qualità all’opera.

Chiusura finale di recensione parlando, limitatamente, di Battlefield Portal. Questa modalità, nata in BF 2042 con l’intento di preservare la storia della saga, è stata riproposta in Battlefield 6, e si può dire che, sostanzialmente, non l’abbiamo provata per un semplice motivo: ha un potenziale immenso, che solo il tempo ci dirà però quanto può essere sfruttato. In questa nuova versione di Portal, i giocatori possono creare mappe, modalità, server personalizzati, restrizioni, di tutto e di più insomma. A livello di interazione, si tratta di una modalità che potrebbe tenere in vita Battlefield 6 per decenni. Tutto starà però, come detto, nell’impegno della community.

8.2
Review Overview
Riassunto

Battlefield 6 non è un capolavoro assoluto come molti speravano, ma fa quanto basta per riaccendere una rivalità e una concorrenza, quella con Call of Duty, che mancavano da troppo tempo. A fronte di una campagna single player che quasi fa chiedere se fosse davvero necessaria, il multiplayer si propone con un'offerta molto solida, tantissima varietà nei contenuti e un ritorno al passato che piace a tutti. Abbandonato il flop di BF 2042, la serie doveva rinascere, e Battlefield 6 può riuscire nell'impresa.

Pro
Contenutisticamente, un paradiso per gli amante degli shooter Feeling delle armi L'ispirazione a BF3 e 4 è ottima Portal sembra davvero una grandissima idea
Contro
Campagna single player bocciata Progressione online molto lenta La palette cromatica in alcune mappe è poco chiara
  • Giudizio complessivo8.2
Scritto da
Andrea Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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