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Once Upon a KATAMARI | Recensione

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Articolo a cura di Lorenzo Peroni

Once Upon A KATAMARI arriva come una ventata di follia colorata e malinconica nello stesso istante, un gioco che non prova a reinventare la ruota ma che ha la lucidità di rimettere al centro ciò che ha reso unico il franchise: il piacere puro e quasi primitivo di rotolare, accumulare e vedere il mondo trasformarsi intorno alla tua palla di oggetti.

Il nuovo capitolo della saga KATAMARI, iniziata più di 20 anni fa sulla gloriosa PS2 con “Katamari Damacy”, sviluppato da RENGAME e pubblicato da Bandai Namco, è previsto in uscita il 24 ottobre 2025 ed è il primo nuovo capitolo mainline della serie dopo quattordici anni, escludendo spin-off e remake vari che abbiamo visto negli anni.

Sarà quindi riuscito nella missione dello splendido ritorno? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!

Versione provata: PlayStation 5

Una storia rotolante

L’incipit è lo stesso di sempre: il Re del Cosmo combina guai con una pergamena e il Principe deve ricomporre le stelle arrotolando Katamari (la palla magica che controlliamo), questa volta attraversando epoche diverse che vanno dal Giurassico, all’era glaciale, fino al Giappone storico, in una struttura che trasforma ogni livello in una piccola sorpresa tematica.

Questa premessa guida un design che alterna momenti di pura gioia caotica a sezioni che chiedono un minimo di pianificazione; non è più soltanto andare avanti premendo la levetta, perché i nuovi strumenti e power-up insinuano scelte tattiche e aperture strategiche difficili da ignorare. Tra le novità più efficaci troviamo il potente magnete, un oggetto di supporto che cambia il ritmo delle rotolate perché attira gli oggetti vicini, favorisce combo rapide e diventa fondamentale quando la mappa del livello richiede raccolte veloci o rotazioni misurate, per noi simbolo di un design che aggiunge complessità ma senza appesantire l’intuizione di base.

La fisica della Katamari mantiene quell’equilibrio fra il giocattoloso, quando è piccola, e il calcolato movimento richiesto quando invece raggiunge dimensioni più grandi la gestione degli spazi, la scelta delle traiettorie e il timing per evitare ostacoli diventano elementi veri di gameplay.

La varietà è rafforzata da un roster di personaggi molto generoso: si potrà giocare nei panni del Principe, oppure scegliere tra i 68 cugini disponibili, ognuno utile soprattutto per la personalizzazione estetica e per le piccole soddisfazioni da collezionista che il gioco sa offrire. La possibilità di creare e personalizzare il proprio cugino rende la componente estetica parte integrante della gratificazione, e il sistema di progressione è costruito per premiare la curiosità: esplorare, ripetere con strumenti diversi e sbloccare costumi o parti del viso diventa un incentivo continuo.

La “sfera” tecnica

Dal punto di vista tecnico lo stile grafico non tradisce le radici della serie: palette vivide, forme semplici e dettagli bizzarri convivono per dare un senso di leggerezza e sorpresa a ogni scenografia, con ciascuna era storica caratterizzata da oggetti e palette che sostengono il tema e spingono il giocatore a rinnovare il proprio approccio.

La colonna sonora, oltre a offrire pezzi inediti, pesca a piene mani dal patrimonio sonoro del franchise e costruisce sequenze che sanno accompagnare il ritmo della rotolata sia nei momenti rilassati sia in quelli concitati; l’insieme musicale spesso si trasforma nella componente più memorabile dell’esperienza perché ogni impatto e ogni raccolta massiva vengono marcati con un senso di festa che aiuta a spiegare perché Katamari funziona come idea di gioco. Le nuove tracce convivono con brani classici in una selezione pensata per sostenere stili diversi di gioco: canzoni tranquille per l’esplorazione, ritmi ossessivi per le sfide a tempo e temi epici per i momenti di grande accumulo e rivelazione.

La struttura delle missioni alterna livelli della campagna principale, che proseguono la narrazione surreale con obiettivi che mirano a ricostruire il cosmo, e una serie di sfide secondarie più focalizzate che trasformano alcune aree in piccoli puzzle spaziali a tempo. La sensazione generale è che la campagna sia accessibile e relativamente lineare per chi vuole solo vivere la storia, mentre il vero valore di rigiocabilità arriva dalle sfide, dagli obiettivi e dalla modalità multiplayer. KatamariBall è la sorpresa migliore in questo senso: la trasposizione della filosofia di raccolta in una modalità competitiva fino a quattro giocatori funziona sorprendentemente bene, regalando sessioni in cui controllo della palla, lettura del terreno e tempismo determinano vittorie e capovolgimenti improvvisi. È una modalità che si presta sia a partite rapide fra amici sia a competizioni più lunghe online e che valorizza l’anima sociale del brand trasformando il semplice rotolare in uno sport di caos organizzato.

Palla priva di spigoli?

I difetti non mancano e sono per lo più di natura ciclica: alcune missioni possono risultare ripetitive dopo molte ore, la sensazione di compiere azioni simili in scenari diversi può affiorare nelle fasi medie della campagna e la precisione nei micro-movimenti della Katamari a volte perde qualcosa quando la palla diventa enorme, penalizzando chi cerca un controllo millimetrico. Detto questo, la capacità del gioco di rinnovarsi attraverso strumenti come il magnete, la varietà ambientale e la modalità multiplayer bilancia ampiamente questi limiti trasformando la ripetitività in una sfida personale a migliorare tempi e risultati. La longevità si gioca su più fronti: chi vuole completare la storia può farlo in un numero di ore onesto, chi ama collezionare e puntare alle classifiche troverà materiale per molte ore aggiuntive e la componente multiplayer allunga ulteriormente la vita del titolo.

7.5
Riassunto
Riassunto

Once Upon A KATAMARI è, in definitiva, una celebrazione riuscita e intelligente del concetto originale, capace di coniugare nostalgia e novità con una leggerezza che non svilisce la profondità nascosta sotto la superficie giocosa. È un gioco che sorride e che pretende poco ma che può convincere anche il neofita a restare incollato allo schermo per vedere fino a che dimensioni si può far crescere la propria Katamari; chi ha amato il passato della serie troverà molti motivi per sorridere, chi si avvicina per la prima volta scoprirà una formula accessibile ma sorprendentemente ricca di sfumature. Se cercate un’esperienza che sappia alternare momenti rilassati e gare frenetiche, con una colonna sonora che rimane in testa e una modalità multiplayer che trasforma il caos in competizione, Once Upon A KATAMARI dimostra di avere abbastanza idee e carattere per giustificare il ritorno sulle scene dopo tanto tempo.

Pro
Design dei livelli che sfrutta l’idea del viaggio nel tempo per rinnovare continuamente il gameplay. ⁠Sistema di power-up che introduce scelte tattiche e apre a soluzioni creative. ⁠Colonna sonora azzeccata
Contro
⁠Alcune missioni mantengono un livello di ripetitività che può emergere nelle fasi mediane della campagna. ⁠La lista di controlli può risultare meno precisa quando la katamari raggiunge dimensioni massicce.
  • Valutazione7.5
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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