L’uso dell’intelligenza artificiale generativa nello sviluppo dei videogiochi continua a essere malvisto da gran parte dei giocatori e dei media, ma un numero crescente di studi sembra ormai disposto ad abbracciare questa tecnologia, spesso oltre il livello di comfort del pubblico. Di conseguenza, diversi titoli AAA usciti nel corso dell’anno hanno già integrato l’IA in elementi chiave del gameplay.
A prendere posizione contro questa tendenza è ora Nick Herman, creative director di Dispatch, che ha criticato apertamente le capacità dell’AI nello sviluppo. Secondo lui, la tecnologia non può eguagliare i risultati ottenuti dagli sviluppatori umani e ha citato come esempio il lavoro di attori estremamente talentuosi di AdHoc, capaci di elevare l’esperienza videoludica con performance eccezionali.
In un’intervista a GamesIndustry, Herman ha affermato che l’IA generativa funziona più come uno strumento di produzione che come una risorsa creativa. Solo chi fatica a generare idee originali può considerarla tale, sostiene il creative director, poiché nessuna tecnologia è ancora in grado di raggiungere l’ingegno umano:
L’IA sembra una soluzione produttiva, non creativa. Forse è creativa solo se tu non lo sei.
Secondo il produttore esecutivo Michael Choung, AdHoc sta monitorando i progressi dell’IA nel settore, ma i risultati osservati finora faticano persino a raggiungere un livello “accettabile”. Lo studio punta a mantenere uno standard qualitativo elevato, motivo per cui non vede necessità di affidarsi all’AI quando il talento umano risulta più adatto.
Nella stessa intervista, Choung ha rivelato che Dispatch ha raggiunto il suo obiettivo di vendite previsto per tre anni in soli tre mesi. Il progetto aveva però incontrato difficoltà iniziali: nessun publisher credeva realmente nel suo potenziale, almeno fino all’intervento di Critical Role.
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