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Recensione: Squid Game 3, violenza e umanità

Ci eravamo lasciati con tanti dubbi e un po’ di freddezza, in seguito a una seconda stagione di passaggio: Squid Game, la serie Netflix “Made in Korea”, torna dopo pochi mesi con una parte 3 più scoppiettante, anche se non priva di difetti.

Si tratta della stagione conclusiva (almeno per quanto riguarda la versione “sudcoreana” della storia…), quindi ci aspettavamo una grande ripresa.  Parliamo dei pregi e dei difetti di Squid Game 3 in questa recensione priva di spoiler.

Siete pronti, giocatori?

Squid Game, dove eravamo rimasti: il riassunto completo della seconda stagione

Squid Game 3: inizio lento, ma seconda parte adrenalinica

Visto il “non finale” della seconda stagione, avevamo bisogno di un inizio senza indugi, soddisfacente e denso di risposte: non è esattamente così. I primi 3 episodi risultano ancora altalenanti per quanto riguarda il ritmo dell’azione e la ripetitività di ciò che ci viene mostrato. Il cuore dello show survival è, per ovvi motivi, i giochi, ed è proprio durante i giochi che si raggiunge il picco di suspense: peccato che il primo episodio ne sia privo e che il secondo non sia particolarmente ispirato. Durante gli scontri tra malcapitati giocatori, troppi elementi suonano prevedibili o davvero inverosimili, senza contare una CGI “cheap” che contribuisce a smorzare la “suspension of desbelief”.

Per fortuna però, raggiungendo la seconda metà della stagione la situazione migliora non poco, grazie a momenti davvero da fiato sospeso e la messa in scena di dilemmi morali interessanti.

Squid Game 3: un finale shakespeariano… e un ponte verso il futuro

Non ci sono aggiunte particolari nel folto cast già conosciuto, ma per gran parte dei 6 episodi il buon vecchio Gi-Hun, numero 456 (Lee Jung-Jae), viene oscurato da altre figure ben più interessanti, attorno alle quali ruota tutta la tensione: la ragazza incinta, Jun-hee, numero 222 (Jo Yu-ri) e l’anziana signora dall’animo buono, Jang Geum-ja, numero 149 (Kang Ae-shim). In un cast prettamente maschile, ci fa molto piacere vedere emergere con tanta forza queste due figure femminili, il cui impatto emotivo è tra i più indimenticabili di Squid Game.

Gi-hun fatica a mantenere il suo ruolo di protagonista e a rimanere coerente. Allo stesso modo, siamo rimasti perplessi davanti all’evolversi delle due sotto trame parallele, quella del detective Jun-ho (Wi Ha-Joon) e dell’anarchica No-eul (Park Gyu-Young), che agisce nell’ombra per sabotare il traffico d’organi. Entrambi questi filoni narrativi risultano scollegati dalla trama principale, niente più che dei riempitivi poco intrattenenti.

La terza stagione di Squid Game non è ai livelli della prima, pur superando la seconda grazie a giochi brutali e violenti, momenti di adrenalina e commozione. Nonostante l’inizio lento, abbiamo apprezzato il finale teatrale, drammatico, che ben racchiude la natura dei giochi: nell’orrore della violenza, in qualche modo, emergerà sempre un pizzico di umanità. Una luce per il futuro.

3.65
Riassunto

La terza stagione di Squid Game è ancora inficiata da problemi di ritmo, situazioni inverosimili e sotto trame sfilacciate, ma riesce comunque a donare qualche momento di commozione e di adrenalina pura. Questo avviene soprattutto nella seconda metà del racconto, che termina con un finale drammatico che abbiamo apprezzato.

  • Valutazione3.65
Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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