Il precedente trittico si è rivelato, senza ombra di dubbio, il momento più alto della seconda stagione di Andor. E con tutta probabilità dell’intera serie. Attraverso una narrazione intensa e ben costruita, è stato dipinto con grande maestria il dramma degli eventi su Ghorman, offrendoci sia la crudezza delle operazioni sul campo sia la complessità delle manovre politiche che hanno accompagnato quei fatti. Con il focus su Ghorman ormai concluso, si entra nel trittico finale: l’epilogo di una serie che, episodio dopo episodio, ha saputo sorprendere e alzare l’asticella della narrazione nell’universo di Star Wars. Il finale di serie di Andor è tutto incentrato sul rimettere insieme le cose in sospeso, avvicinandosi in maniera sempre più stretta agli eventi di Rogue One. Il legame tra le due opere si fa palpabile e lo spettatore percepisce chiaramente che ciò che accade qui è il preludio immediato alla tragedia che verrà.
L’articolo contiene spoiler: se non hai ancora visto gli episodi trattati e preferisci evitarli, ti consigliamo di procedere con cautela.
La recensione del quarto capitolo
La cattura di Axis
Conclusa la vicenda di Ghorman, il nuovo trittico sposta l’attenzione su altre tensioni emergenti. Ambientato, ancora una volta, a un anno di distanza dagli eventi precedenti, l’arco narrativo si apre con le battute finali della caccia a “Axis”, il nome in codice con cui l’Impero ha identificato il principale responsabile dei disordini della scorsa stagione. In un episodio precedente, il maggiore Partagaz ha affidato l’operazione al supervisore Heert, così da liberare Dedra e permetterle di concentrarsi interamente sull’affare Ghorman. Una decisione che, pur strategica, ha alimentato la frustrazione della donna, sempre più isolata nella sua ossessione per la cattura di Axis.
Su Coruscant, nel cuore dell’Impero, Luthen e Kleya si preparano alla fuga. Sanno che il cerchio si sta stringendo e che presto non ci sarà più via d’uscita. Prima di poter attuare i loro piani, però, Luthen riceve un messaggio cifrato da Lonni. L’incontro avviene e l’informatore rivela informazioni devastanti: Dedra sta assemblando in segreto una squadra per arrestare Axis, ma soprattutto, Lonni è entrato di possesso di una oscura verità. Il programma energetico dell’Impero Galattico è una copertura per un progetto molto più brutale, portato avanti in segreto da oltre un decennio: la costruzione della Morte Nera. Lonni chiede a Luthen garanzie. Ma Luthen, pur riconoscendone il valore, sa che qualsiasi legame ora rappresenta un rischio. Senza esitare, lo uccide. Una esecuzione fredda, silenziosa, necessaria.
Di ritorno al negozio, Luthen e Kleya si scambiano un ultimo addio. Poco dopo, Luthen comincia a distruggere ogni apparecchiatura usata per coordinare la rete ribelle. Ma viene interrotto dal suono del campanello. È Dedra. I due si fronteggiano in una conversazione gelida e ambigua, mascherata da un interesse per la collezione del negozio. Poi, Dedra svela di aver capito la verità: Luthen è Axis. Lui non nega e le dice che è arrivata troppo tardi perché oramai la ribellione è ormai ovunque. Quando Dedra nota i resti dell’attrezzatura bruciata, lo minaccia con la pistola. Ma Luthen, in un atto disperato, si pugnala con un antico pugnale della sua collezione, cercando di sottrarsi all’arresto. Dedra, però, ordina l’intervento di una squadra medica perché tenerlo in vita è fondamentale per ottenere informazioni sull’Alleanza Ribelle. Mentre Luthen viene caricato su un’ambulanza, Kleya assiste impotente alla scena.
Sconvolta, Kleya si rifugia nell’appartamento un tempo condiviso da Cassian e Bix. In questo luogo carico di ricordi, si apre un flashback: anni prima, durante una guerra brutale, Luthen aveva disertato dopo aver scoperto la giovane Kleya tra le macerie. Pur avendo sempre negato qualsiasi legame affettivo, finì per diventare per lei una figura paterna, insegnandole a muoversi tra le ombre e avviandola alla causa della ribellione.
All’ospedale, i medici informano Dedra che le condizioni di Luthen sono gravi. Lei ordina il massimo livello di sicurezza nel settore e impone che ogni risorsa sia dedicata alla sua sopravvivenza. Intanto, Kleya, consapevole di cosa potrebbe significare un interrogatorio, decide di agire. Si traveste da medico e riesce a infiltrarsi nella struttura, sorvegliata come una prigione.
Non senza difficoltà, Kleya riesce a raggiungere il reparto dove Luthen giace incosciente, collegato a un respiratore. In un gesto che richiama il loro passato, crea un diversivo per attirare i soldati altrove e liberare il reparto. Una volta nella stanza di Luthen, ne oscura le finestre e, tra le lacrime, lo uccide per impedirgli di cadere definitivamente nelle mani dell’Impero. Dopo averlo baciato sulla fronte, Kleya si allontana nell’ombra, sola, ma fedele fino all’ultimo respiro alla causa che lui le aveva insegnato ad amare
Il salvataggio di Kleya
Dopo la morte di Luthen, scoperta dai vertici imperiali, le conseguenze sono immediate e devastanti. La responsabilità ricade direttamente su Dedra. Considerata colpevole di aver perso un prigioniero fondamentale e di aver gestito l’operazione con eccessiva autonomia, Dedra viene arrestata e posta sotto la sorveglianza diretta di Krennic. È lui a interrogarla personalmente in una stanza blindata.
Il loro confronto è serrato e spietato. Krennic la accusa di aver danneggiato la reputazione dell’ISB e le chiede chi altro sia a conoscenza del progetto segreto. Quando Dedra nega ogni legame con la Ribellione, Krennic insinua il dubbio che possa essere una spia. A quel punto, le mostra un documento compromettente: la prova che Lonni Jung ha consultato il suo fascicolo personale poco prima della morte, segno che informazioni sensibili sono già filtrate. Quando le domanda come sia venuta a conoscenza del nome Galen Erso, Dedra afferma di aver ricevuto quei dati per errore, mescolati ad altri rapporti su Jedha. Krennic, visibilmente irritato, la accusa di aver agito per ambizione personale nell’ordinare l’arresto di Luthen senza autorizzazione, e la informa che Kleya è riuscita a fuggire.
Visionando le registrazioni della sorveglianza, gli ufficiali scoprono con sgomento che è stata proprio Kleya, da sola, a infiltrarsi nell’ospedale e a uccidere Luthen sotto il naso dell’ISB. Prima di lasciare Coruscant per recarsi su Scarif, dove supervisionerà le ultime fasi dell’attivazione della Morte Nera, Krennic affida a Heert l’ordine categorico di trovare Kleya. Il messaggio è chiaro: nessuna giustificazione sarà accettata in caso di fallimento.
Intanto, Kleya cerca disperatamente di stabilire un contatto via radio con la base ribelle su Yavin. Dall’altra parte, i ribelli intercettano il segnale. Inizialmente pensano si tratti di un inganno o di una interferenza, ma Cassian si convince che Luthen potrebbe essere nei guai. Nonostante l’opposizione dei comandanti della base, preoccupati che una missione su Coruscant possa compromettere l’intera Alleanza, decide di partire. Con lui ci sono Melshi e K-2SO.
Sbarcati su Coruscant, Cassian e i suoi compagni si mettono sulle tracce di Kleya. Nel frattempo, gli imperiali intercettano la trasmissione radio e riescono a triangolare la posizione dell’appartamento. Heert guida personalmente la squadra d’assalto. Cassian e Melshi raggiungono Kleya appena in tempo. Kleya, visibilmente provata, racconta loro quanto accaduto: la morte di Luthen, le verità scoperte sul progetto della Morte Nera, sul coinvolgimento di Galen Erso e sull’infiltrazione pervasiva dell’ISB nei meccanismi della Ribellione nascente. Quando Cassian le propone di portarla su Yavin, Kleya esita. Teme che la figura di Luthen, controversa e divisiva, possa screditarla. Poi gli affida il messaggio che deve consegnare a Yavin: la Morte Nera esiste e il tempo sta per scadere.
Quando Melshi tenta di uscire per primo, si imbatte negli imperiali. Kleya, Cassian e Melshi si trovano stretti in una morsa. Ma proprio mentre la cattura sembra inevitabile, K-2SO fa la sua comparsa, abbattendo le truppe alle spalle e creando un varco per la fuga. In un’azione audace, utilizza Heert come scudo umano, causandone la morte. È un gesto brutale, ma necessario. Durante lo scontro finale, una granata stordente colpisce Kleya. La squadra riesce a fuggire, ma il prezzo è alto.
L’epilogo della seconda stagione di Andor
Su Yavin, l’Alleanza Ribelle è attraversata da tensioni sotterranee. In una sala del comando, Mon Mothma e Bail Organa affrontano un difficile colloquio con Saw Gerrera, collegato in via olografica dal suo rifugio. Il motivo dello scontro è la sua crescente attività su Jedha, dove intercetta trasporti imperiali con metodi sempre più aggressivi e senza coordinarsi con l’Alleanza. Saw, visibilmente irritato, accusa i due di volerlo spiare e di manipolare la ribellione secondo logiche politiche. Mon tenta di rassicurarlo, ma la sua voce si incrina nel vuoto che separa i loro ideali. Saw eifiuta qualunque compromesso e chiude bruscamente la trasmissione.
Poco dopo, Cassian, Melshi e una Kleya ancora provata atterrano su Yavin. Cassian viene convocato a una riunione straordinaria del consiglio ribelle. Davanti ai volti noti racconta l’intera sequenza degli eventi: la morte di Luthen, l’intervento di Kleya, la rivelazione del progetto Stardust e il nome chiave: Galen Erso. Ma la reazione non è quella sperata, siccome scetticismo e paura si diffondono tra i presenti. Alcuni insinuano che Cassian, un ex mercenario legato a Luthen, possa essere stato manipolato. Altri sospettano che il tutto sia un elaborato stratagemma dell’Impero per infiltrarsi nella base ribelle.
Cassian si indigna: ricorda a tutti quanto Luthen sia stato fondamentale per arrivare fino a Yavin, accusando i più critici di non aver mai sacrificato nulla per la causa. Bail, pur condividendo le emozioni di Cassian, invita alla prudenza e sottolinea che Luthen è sparito da oltre un anno e che quindi potrebbe essere solo una messinscena orchestrata dall’Impero per tendere loro una trappola. La discussione viene rimandata, in attesa del ritorno di Dodonna e Merrick.
Intanto, all’interno dell’ISB, Partagaz ascolta, in solitudine, una registrazione del manifesto di Nemik. La voce giovanile, idealista, risuona tra le pareti sterili dell’ufficio. Le parole parlano di speranza, di lotta, di verità. Partagaz, per un momento, si lascia toccare da quel messaggio che ormai ha raggiunto migliaia di pianeti. Poi, dopo essere stato ricevuto da un imperiale, prende la sua pistola di ordinanza e si toglie la vita. Meglio una fine decisa che l’umiliazione di una condanna per fallimento.
La serie si conclude con una rapida sequenza che mostra il destino dei personaggi sopravvissuti. Perrin, il marito di Mon, è ritratto in compagnia della sua amante. Kleya, finalmente libera, si gode la ritrovata pace. Dedra è ora imprigionata su Narkina 5. Saw continua la sua resistenza su Jedha. Krennic osserva con orgoglio l’avanzamento dei lavori sulla Morte Nera. Cassian parte per Kafrene, diretto verso la missione che lo introdurrà ufficialmente in Rogue One. L’ultima inquadratura è dedicata a B2EMO su Mina-Rau, dove è tornata anche Bix. Ora ha un figlio, forse avuto con Cassian. Insieme, guardano l’orizzonte. La galassia è sull’orlo del cambiamento. E così si chiude la serie.
Pareri finali
Il trittico finale di Andor segna il culmine emotivo e narrativo dell’intera serie, distinguendosi per coerenza tematica, intensità drammatica e un legame straordinariamente organico con Rogue One. È il momento in cui la serie raccoglie tutto ciò che ha seminato e lo restituisce con potenza, senza tradire lo spirito sobrio e realistico che l’ha contraddistinta fin dal primo episodio.
Più che semplicemente chiudere la stagione, gli episodi conclusivi ampliano il senso dell’intera opera, intrecciando passato e futuro in modo impeccabile. Dopo la partenza di Bix nella scorsa puntata, l’attenzione si sposta principalmente su Luthen e Kleya. I flashback che raccontano il primo incontro tra questi due personaggi aggiungono nuove sfumature alla loro relazione, mentre il presente si concentra sulla missione di Kleya, decisa a raggiungere Luthen dopo il suo ricovero in ospedale, seguito a un drammatico confronto con Dedra e a un tentativo di suicidio per proteggere la rete ribelle.
La morte di Luthen è forse il momento più denso di significato dell’intera serie: un sacrificio silenzioso, lucido, doloroso, che incarna il prezzo della libertà. Non è solo la fine di uno dei personaggi più affascinanti e complessi dell’universo di Andor, ma anche un passaggio di eredità morale verso l’Alleanza Ribelle che prenderà forma in Rogue One. Un epilogo simbolico, carico di pathos e perfettamente inserito nella costruzione narrativa più ampia del franchise.
Nel frattempo, Cassian, Melshi e K-2SO sono in missione su Coruscant per salvare Kleya. È qui che la tensione cresce, mentre Cassian scopre per la prima volta l’esistenza della Morte Nera. La corsa per tornare su Yavin e avvertire i vertici della Ribellione chiude un cerchio fondamentale e getta le basi dirette per gli eventi di Rogue One. La scena finale, con Cassian che si dirige verso l’Anello di Kafrene, è più di una semplice citazione: è un aggancio narrativo preciso, costruito con eleganza.
Questi episodi finali funzionano così come un autentico ponte narrativo, non solo dal punto di vista cronologico, ma anche sul piano emotivo e ideologico. Non è più solo la storia di Cassian Andor: è la storia della nascita della Ribellione, vista nei suoi angoli più oscuri, nei compromessi più dolorosi, nei volti di chi non comparirà mai nei libri di storia.
Sul piano tecnico e artistico, la serie continua a eccellere. La regia è solida, la sceneggiatura affilata, le interpretazioni impeccabili. Le dinamiche politiche restano centrali, così come il disegno psicologico dei personaggi. Vedere come figure come Dedra, Partagaz, Krennic e altri si avvicinano o si allontanano dai loro ruoli futuri aggiunge ulteriore profondità alla visione.
La chiusura di Andor non solo soddisfa, ma eleva tutto ciò che è venuto prima. Conclude senza retorica, emoziona senza forzature e soprattutto dimostra che Star Wars, quando sceglie di crescere, ha ancora molto da dire. Se questa serie rappresenta il futuro della saga, allora la galassia lontana lontana ha ancora una lunga vita davanti a sé.
Andor si conferma dunque come una delle opere più riuscite e ambiziose del franchise. Una serie che non ha avuto paura di rallentare per scavare a fondo nei suoi personaggi, né di alzare il tono per affrontare temi scomodi. È riuscita a mescolare spionaggio, politica, dramma personale e resistenza in una formula sorprendentemente equilibrata. Il suo valore non sta solo nel racconto della ribellione, ma nella capacità di esplorare con lucidità cosa significhi davvero combattere per la libertà, e quale prezzo personale si è disposti a pagare per ottenerla.
Le mie impressioni iniziali sulla serie hanno trovato piena conferma, come approfondito nella mia recensione generale.

Review Overview
Riassunto
Il trittico finale di Andor segna l'apice emotivo e narrativo della serie, offrendo una conclusione intensa, coerente e profondamente connessa a Rogue One. La storia si concentra sul sacrificio di Luthen, figura chiave della rete ribelle, che incarna il prezzo personale della libertà. Attraverso flashback sul suo legame con Kleya e una missione disperata per ricongiungersi a lui, la narrazione intreccia passato e presente con maestria. Cassian, Melshi e K-2SO sono impegnati su Coruscant per salvare Kleya e scoprono per la prima volta l’esistenza della Morte Nera. La corsa verso Yavin chiude un arco narrativo fondamentale, preparando direttamente gli eventi di Rogue One. Sul piano tecnico, la serie mantiene altissimi livelli: regia solida, sceneggiatura affilata e interpretazioni convincenti. Andor si distingue per la sua capacità di esplorare i dilemmi morali e politici della Ribellione, elevando la saga di Star Wars con una narrazione matura, intensa e sorprendentemente attuale.
- Giudizio complessivo4.5
Scrivi un commento