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The Last of Us 1×02, recensione: speranza ostinata

Dopo un primo episodio di ben un’ora e venticinque minuti, la serie tv di The Last of Us ci getta nel cuore di una Boston selvaggia e pericolosa. Il secondo episodio, intitolato “Infetti“, dura “solo” 50 minuti, ma sarà riuscito a fare il suo dovere? Scopriamolo in questa recensione, che cercherà ovviamente di commentare senza rovinarvi la festa. D’altra parte, se conoscete il videogioco di casa Naughty Dog, avrete davvero pochi spoiler da temere per ora.

La speranza è l’ultima a morire

Anche questo secondo episodio si apre con una scena apparentemente scollegata dalle vicende, che precede i titoli di testa accompagnati dalla soundtrack del buon Gustavo Santaolalla. Questa volta niente studio televisivo, ci troviamo invece a Giacarta, in Indonesia. Una professoressa universitaria di micologia viene prelevata dall’esercito in quella che sembrerebbe una giornata qualunque, ma che in realtà nasconde una minaccia che parte da qualcosa di apparentemente innocuo (i funghi, la farina). Non associare questa situazione a quello che è successo realmente con la pandemia da Covid-19 è davvero impossibile, anche a volerlo. La scena trasmette un senso di profonda inquietudine: anche nel mondo di The Last of Us siamo agli albori dell’irreparabile.

Speriamo di ritrovare questi incipit anche nei prossimi episodi, in quanto costituiscono una piacevole novità per chi ha già giocato The Last of Us, oltre a dare l’opportunità di approfondire ciò che sta succedendo o sta per accadere, aumentando la credibilità della narrazione.

Tornando ai nostri protagonisti, la storia riprende sui binari ben noti: di nuovo le inquadrature alle spalle dei personaggi rivelano una ferrea volontà di attenersi al materiale originale, oltre che una grande attenzione per i dettagli e per le ambientazioni. Finalmente visitiamo Boston, avventurandoci fuori dall’area di quarantena per scortare la giovane Ellie (Bella Ramsey) dalle Fireflies.

La prima metà dell’episodio è molto lenta, anche se presenta una fotografia piacevolissima. La psicologia dei protagonisti emerge più chiaramente, senza l’interruzione di flashback o di altri personaggi secondari. Joel (Pedro Pascal) è un uomo indurito dalla vita e dal dolore, che ha dovuto costruirsi una scorza cinica per sopravvivere agli orrori del mondo: in lui la speranza è morta e sepolta, per questo ha paura e non si fida della giovane sconosciuta con cui si ritrova a viaggiare. Ellie, dal canto suo, è scaltra e sardonica, non gli rende le cose facili insomma. Ah, piccolo inciso: le recenti polemiche del popolo del web sull’aspetto fisico di Bella Ramsey lasciano davvero il tempo che trovano, anzi, vengono letteralmente divorate da un’interpretazione credibile e calzante. Può piacere di più o di meno, questo è legittimo, ma come al solito la capacità di collegare il cervello prima di parlare è prerogativa di pochi.

A calmare gli animi, fortunatamente, c’è Tess (Anna Torv), che mostra sul suo viso e nei capelli striati di bianco la pesantezza di una vita difficile. Nonostante questo, la donna ha ancora la forza di lottare e vuole credere che non tutto sia perduto: dopo aver incontrato Ellie, la speranza torna a palpitare forte e vivace in lei ed è proprio Tess il motore che porta avanti l’episodio, dirigendo l’azione.

Faccia a faccia col nemico

Come vi dicevamo, la prima parte dell’episodio è parecchio lenta, quindi da videogiocatori vi pruderanno un po’ le mani: rivivere quella situazione senza pad alla mano può risultare davvero frustrante, soprattutto se bisogna seguire i ritmi scelti per noi dal regista (che è comunque Neil Druckmann per questo secondo episodio, quindi c’è poco da lamentarsi).

Sempre da videogiocatori vi daremo anche un altro consiglio: godetevi l’episodio utilizzando delle buone cuffie. Questo è essenziale per cogliere il magnifico lavoro che è stato fatto con i clicker (sì, finalmente li incontriamo faccia a faccia e riusciamo anche a vederli per bene!). Sentire gli inquietanti schiocchi dei nemici in cuffia, insieme al respiro frenetico dei personaggi non ha prezzo e garantisce un’immersività di altissimo livello.

Anche la resa a schermo dei clicker non è male: all’inizio possono sembrare fin troppo umani nelle movenze, ma proseguendo con l’episodio ci siamo convinti. In fondo erano persone un tempo.

A proposito di funghi, come vi abbiamo già raccontato in passato, nella serie tv l’infezione funziona in modo leggermente diverso e vengono qui introdotte delle piccole variazioni sul tema che non erano presenti nel videogame.

Nonostante la regia sia fedelissima al videogioco (addirittura le inquadrature e i dialoghi sono gli stessi), la serie tv si prende del tempo per dirci qualcosa di più sulla natura del maledetto fungo, che diventa anche visivamente più vivo, più mostruoso, più orrorifico. Una bella trovata per chiudere l’episodio in modo inaspettato.

Anche questa volta non abbiamo particolari rimostranze da fare, a parte un po’ di staticità nella prima metà della puntata. Ci si rivede il prossimo lunedì: il terzo episodio di The Last of Us torna a un minutaggio di oltre un’ora e si concentra sui personaggi di Bill e Frank. A quanto pare, dovremmo aspettarci non poche sorprese.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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