Home Cinema The Last of Us 1×01, recensione: il mondo di prima, il mondo di adesso

The Last of Us 1×01, recensione: il mondo di prima, il mondo di adesso

Ne abbiamo parlato tanto, l’abbiamo attesa, ma ora la serie tv adattamento di The Last of Us è arrivata. Targata HBO, disponibile in Italia su Sky e Now TV, The Last of Us tratta gli avvenimenti del primo videogame sviluppato da Naughty Dog, toccando anche la storia narrata in “Left Behind”.

Il primo episodio, intitolato “When you’re lost in the darkness“, dura ben un’ora e venticinque minuti: si inizia col mondo di prima e col mondo di dopo, senza indugi, senza inutili tempi morti. Parliamone in questa recensione.

Il mondo di prima

Il primo episodio di The Last of Us si apre con una scena inedita, scritta e pensata appositamente per la serie (e per fortuna). La mano di Craig Mazin (già sceneggiatore per Chernobyl, un’altra serie evento HBO) si sente tutta: unita all’esperienza di Neil Druckmann, non può che farci sperare in grandi cose. Ci troviamo in un salotto televisivo, alcuni esperti si confrontano in un dibattito intrattenente e vivace, che però si chiude su una nota inquietante: non dei virus, non dei batteri dovremmo avere davvero paura, ma dei funghi. I funghi sono la vera minaccia per il genere umano: si tratta della tetra predizione che apre le danze per ciò che sarà.

La puntata pilota di The Last of Us è nettamente divisa in due parti. La prima inizia subito dopo questa scena nel salotto tv. Conosciamo Sarah (interpretata da una graziosissima Nico Parker), una ragazza indipendente, intelligente, scaltra. Nonostante la giovane età, la ragazzina tiene testa a Joel (interpretato da un Pedro Pascal davvero in grandissima forma), un padre un po’ scapestrato ma protettivo.

La serie si prende qualche minuto in più di tempo per mostrare la vita normale della ragazzina e il rapporto burbero ma affettuoso con il padre: è una vita normale in un mondo normale.

Cosa c’è di peggio dell’orrore e del caos, del vedere le persone trasformarsi in mostri assetati di sangue e senza cervello? Beh, la sensazione che lo spettatore consapevole prova nella prima mezz’ora di questo episodio forse è anche peggio dell’horror effettivo, che qui ancora avviene in secondo piano, sullo sfondo: è come un brivido lungo la schiena, la calma prima della tempesta. La tensione è costante e si percepisce netta e tagliente, si sente che qualcosa non va. Le ambulanze e le auto della polizia cominciano a correre in città, un cane osserva la sua anziana padrona come impaurito, percependo un mutamento in lei, gli aerei sfrecciano stranamente bassi nel cielo: sono i dettagli che introducono lo scoppio dell’epidemia da cordyceps (nella serie è tutto un po’ diverso) e sono quello che più ci è piaciuto di questo primo episodio. Sembra poco, ma è essenziale per settare nel modo giusto l’atmosfera e incominciare a raccontare.

L’impensabile, come nel videogioco, accade in una manciata di minuti, letteralmente il tempo di chiudere gli occhi e riaprirli dopo essersi addormentati davanti alla tv. Il point of view resta dolorosamente fisso su Sarah, per chi ha giocato e rigiocato il videogame di Naughty Dog l’effetto è impressionante: la telecamera indugia volutamente alle spalle dei personaggi in fuga dalla città, a volte assume direttamente lo sguardo della ragazzina, come in un gioco in prima persona. Chiamatelo anche fanservice, ma a noi il brividino è venuto.

Il mondo di adesso

Il salto temporale avviene dopo la scena straziante che tutti i videogiocatori conoscono (e secondo noi, la versione del videogame resta la più riuscita, con una interpretazione magistrale del Joel recitato da Troy Baker). Si riparte dai personaggi per questa complessa “seconda parte” di episodio, che già ci mostra più punti di vista, per presentarci le diverse fazioni e posizionare varie pedine molto importanti sulla scacchiera.

Impossibile non parlare di Tess, interpretata da Anna Torv: feroce ma con un evidente “soft spot” per Joel, pragmatica, scaltra. Per noi è perfettamente in character, nulla da dire. Abbiamo apprezzato il focus riservato alla fazione delle Fireflies, che qui cominciamo già a conoscere un po’ più da vicino (ci aspettiamo che tutti i personaggi vengano debitamente ampliati e approfonditi quindi ben venga). E se parliamo di Marlene (Marle Dandrige) che al momento ci ha lasciati un po’ freddi come caratterizzazione, non possiamo dire lo stesso per Ellie: sapevamo che Bella Ramsey è piena di talento, l’abbiamo vista in Game of Thrones (viene da lì anche Pedro Pascal, tra l’altro), dove in pochi episodi era riuscita a tratteggiare un personaggio intrigante e perfettamente a fuoco. Le bastano anche qui pochi minuti per non passare inosservata grazie al suo modo naturalissimo di essere Ellie: una ragazza tagliente, sfrontata, nata in piena epidemia e inaspettatamente intelligente, fin troppo simile a Sarah (ah, povero Joel…).

Restiamo in attesa di conoscere per bene gli infetti, anche se un breve dialogo già ci ha spoilerato come “là fuori, ci siano nemici anche più pericolosi”. Anche il mondo aperto (per usare un termine videoludico) non si è ancora rivelato, se non in una velocissima inquadratura sul finale, ma scalpitiamo per ritrovarci tra le insidie della città devastata e immersa nella vegetazione infestante. Inutile dire che si tratta di un primo episodio che lascia con l’acquolina in bocca, dato che non siamo ancora nel vivo dell’azione.

L’ambientazione è soltanto accennata, la telecamera è tutta puntata sui personaggi e ben venga. Ci pare giusto iniziare senza strafare, attenendosi all’originale con qualche leggera variazione sul tema per raccontare tutto con più calma e al meglio.

Il viaggio è iniziato e non si può dire che non prometta bene (e contiene anche un simpatico “easter egg”, lo sapevate?).

Si continua il prossimo lunedì con il secondo episodio, intitolato “Infected“.

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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