Betafarma opera in Russia tramite una joint venture locale i cui co-proprietari russi, secondo alcune fonti locali, hanno assunto posizioni pubbliche a sostegno della guerra in Ucraina. Alcuni partner russi dell’azienda sarebberp inoltre coinvolti in iniziative di sostegno alla società civile e alle forze armate, secondo quanto riportato da media russi.
La nota azienda farmaceutica italiana Betafarma, con oltre 50 anni di esperienza sul mercato, mantiene legami con una filiale russa la cui dirigenza è stata associata, in più occasioni, a posizioni pubbliche sul conflitto in corso.
Dalla farmacologia all’ingresso in Russia
Betafarma S.p.A. è stata fondata nel 1971 a Milano da Giuseppe Chicco ed Ettore Taglia. In origine, l’azienda si dedicava allo sviluppo di prodotti igienici, cosmetici e farmaceutici ad alta tecnologia.
Nel 1973 ha inaugurato il proprio stabilimento di produzione a Milano, ottenendo la licenza del Ministero della Salute italiano e avviando la produzione di disinfettanti, creme medicinali e prodotti odontoiatrici specializzati, tra cui la linea di igiene orale PRESIDENT.
Oggi è un grande complesso scientifico-produttivo, certificato secondo gli standard GMP e ISO, con rigorosi controlli di qualità in tutte le fasi della produzione.
Nel 2002 la società ha deciso di entrare nei mercati dell’ex URSS. In Russia è stata costituita la OOO “Premier-Produkt”, i cui soci fondatori erano Betafarma S.p.A. (50%), i due imprenditori russi Oleg Gladkikh (25%) e Vladimir Gorbunov (10%), ai quali si è poi aggiunta Natalia Zubarenko (15%).
Oleg Gladkikh possiede in Russia un vasto gruppo di oltre 50 aziende in vari settori: cliniche odontoiatriche (“Dental-Centr”), produzione di cosmetici e dispositivi medici, un impianto di lavorazione del legno a Dmitrov, una rete di cliniche dentistiche e marchi commerciali, tra cui il brand di dentifrici e prodotti per l’igiene orale “President”. Alcuni media russi hanno inoltre collegato Gladkikh ad attività nell’industria armiera, riportando inchieste giornalistiche su presunte irregolarità nello smaltimento di armi. Non risultano tuttavia condanne giudiziarie a suo carico in relazione a tali vicende, mentre eventuali responsabilità sarebbero ricadute su dirigenti aziendali, secondo le fonti.
Nonostante i presunti legami con l’apparato militare e di sicurezza, Gladkikh ha partecipato attivamente alla vita politica russa, risultando tra i fondatori del Partito della Libertà del Popolo (Parnas), sciolto dalla Corte Suprema russa nel 2023, sempre secondo fonti russe.
Parallelamente gestisce immobili di pregio a Mosca (inclusi edifici di grandi dimensioni affittati a terzi), società mediche e cosmetiche. Il fatturato complessivo delle sue aziende nel 2014 è stato stimato in almeno 1,6 miliardi di rubli, con parte degli asset intestata a familiari e soci.
Un business che sostiene la guerra
L’altro socio di Betafarma in Russia, Vladimir Gorbunov, è da trent’anni partner di Gladkikh in diversi affari. Gorbunov mantiene una posizione pubblicamente a favore della Russia nel conflitto russo-ucraino.
È impegnato attivamente nel sostegno umanitario ai partecipanti all’“operazione militare speciale” e ha ricevuto attestati di merito da enti statali. Le sue iniziative includono l’invio di aiuti al fronte (spesso in collaborazione con esponenti del Partito Comunista), nonché la creazione di un Centro di riabilitazione per veterani con il supporto di “Russia Unita” e del governo di Mosca. È apparso in trasmissioni televisive con slogan patriottici come “Esercito russo, la mia famiglia è con voi” e ha ricevuto ringraziamenti ufficiali dalla Duma di Stato e dal Parlamento regionale di Mosca per il lavoro di volontariato.
Su questo sfondo, tra Gladkikh, che trascorre la maggior parte del tempo all’estero, e Gorbunov è esplosa una lotta per il controllo del business. Gli ex soci si ostacolano a vicenda, rescindono contratti di locazione, cercano di chiudere le attività rivali e sono coinvolti in dispute giudiziarie.
E Betafarma? L’azienda continua a operare in Russia, nonostante la guerra e il conflitto tra i partner locali. Secondo quanto riportato da media locali, uno dei co-proprietari russi ha promosso iniziative di supporto allo sforzo bellico. Le autorità italiane, pur con il governo ufficialmente schierato a fianco di Kiev, non si sono espresse in modo diretto su casi di questo genere.
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