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Assassin’s Creed: Mirage | Tu Puoi Gamepassare!

Da qualche settimana il catalogo Xbox Game Pass si è arricchito di un titolo che, pur senza rivoluzionare il panorama videoludico, rappresenta un punto di svolta importante per Ubisoft e per la saga di Assassin’s Creed: stiamo parlando di Assassin’s Creed Mirage, approdato sul servizio in abbonamento a un anno e mezzo dalla sua uscita originale.

Un arrivo che non poteva essere più azzeccato: dopo i titoli mastodontici e diluiti come Odyssey e Valhalla, Mirage segna un ritorno alle radici, alla formula compatta e stealth che aveva reso celebre la serie nel lontano 2007. E grazie a Game Pass, chiunque abbia un PC, una console Xbox o perfino il cloud gaming a portata di smartphone può finalmente tuffarsi a con solo il prezzo dell’abbonamento nella Baghdad del IX secolo, vestendo i panni di Basim.

Da espansione a capitolo a sé stante

Molti ricorderanno le voci secondo cui Mirage sarebbe nato come un semplice DLC di Assassin’s Creed Valhalla. E in effetti le radici del progetto provengono proprio da quella direzione: stesso motore grafico, e un’ambientazione storica vicina cronologicamente. Ma se in Valhalla il fulcro era la crescita del clan vichingo e un sistema RPG complesso, qui l’approccio è diametralmente opposto.

Mirage non è una copia sbiadita di Valhalla: è un vero e proprio omaggio alle origini della serie, una scelta di design che riporta al centro l’assassinio silenzioso, il parkour sui tetti, l’investigazione per individuare il bersaglio, e soprattutto un mondo di gioco concentrato, privo di dilatazioni artificiali.

Insomma: se amate il grinding, i livelli esperienza e le abilità da sbloccare, probabilmente resterete spiazzati. Ma se il vostro cuore batte ancora per Altair, Ezio e i tempi in cui l’arma più potente era la lama celata, allora preparatevi a sentirvi a casa.

Basim, un eroe incompleto

Certo, magari Assassin’s Creed Mirage non brilla per la narrativa. La vicenda di Basim, che molti ricorderanno come personaggio secondario in Valhalla, non ha la stessa forza carismatica di un Ezio Auditore o di un Bayek.

All’inizio lo incontriamo come un ladruncolo di strada con grandi ambizioni. Pian piano entra negli Occulti, ovvero l’embrione della futura Confraternita degli Assassini, e intraprende un percorso di crescita personale.

Il sistema narrativo delle gerarchie dell’Ordine degli Antichi, ossia i futuri Templari, avrebbe potuto dare vita a una serie di antagonisti memorabili. Invece, i bersagli principali faticano a distinguersi dai normali NPC: raramente lasciano un segno indelebile. È un peccato, perché si percepisce l’influenza di Hitman nella struttura investigativa, ma senza la stessa cura nel tratteggiare i nemici.

Nonostante ciò, il gioco non cade mai nel baratro della noia totale. Più che per la storia, Mirage si fa apprezzare per come ci porta da una missione all’altra, mantenendo il ritmo serrato senza filler o quest ripetitive.

Si torna alle investigazioni

Una delle innovazioni più riuscite è il sistema di indagini e indizi. Non si tratta di una sequenza di missioni prestabilite, ma di una caccia al bersaglio che possiamo affrontare con un minimo di libertà: raccogliere informazioni, seguire piste, capire chi sia davvero l’obiettivo e dove si nasconda.

Una volta giunti al confronto finale, il gioco si apre a diverse possibilità. Possiamo sfruttare occasioni speciali per attirare la preda fuori dal suo rifugio (un po’ come negli scenari di Hitman), oppure agire frontalmente, magari rischiando lo scontro diretto. Il gioco non ci dà mai la libertà assoluta, ma restituisce abbastanza quel senso di “creazione della propria storia” che la serie aveva smarrito.

La lama è di nuovo protagonista

Rispetto al recente passato, il focus di Mirage è sullo stealth. Qui il ritorno alle origini è netto: il colpo con la lama celata elimina qualsiasi nemico in un sol colpo, senza bisogno di statistiche o barre di vita.

Il combattimento aperto non è incoraggiato, ma quando accade si rifà a un sistema essenziale basato su attacchi leggeri, pesanti, parate e schivate. È un meccanismo più vicino ai primi capitoli della saga che agli action-RPG moderni, e funziona bene nel suo ruolo secondario: dare al giocatore una via d’uscita rapida quando viene scoperto.

A supportare l’approccio stealth c’è un arsenale semplice, ma efficace: coltelli da lancio, bombe fumogene, trappole rumorose. Ogni strumento può essere potenziato con perk che offrono variazioni qualitative (passi più silenziosi, danni aumentati in certe situazioni) senza appesantire il gameplay con numeri e statistiche infinite.

Interessante anche la presenza di una mossa speciale: l’eliminazione multipla. Una volta caricata con uccisioni normali, permette a Basim di marcare più nemici e abbatterli in un lampo, un po’ alla Red Dead Redemption. Non è una novità assoluta, ma arricchisce il ritmo e restituisce quel gusto cinematografico che tanto piace ai fan.

Il piacere del movimento

Se c’è un aspetto che trasuda Assassin’s Creed da tutti i pori, è il parkour. Dopo anni di vasti territori dispersi e città ridotte a comparse, Mirage riporta il focus su un unico centro urbano: Baghdad.

La città non raggiunge forse il fascino di Firenze, Parigi o Venezia, ma riesce a offrire un tessuto urbano denso, verticale, ricco di tetti collegati e passaggi nascosti. Correre sopra le strade, saltare tra i balconi, calarsi in un vicolo per sparire dalla vista delle guardie: ecco l’essenza della saga, di nuovo viva e pulsante.

Il sistema di parkour è però un compromesso: molto automatizzato, come nelle ultime iterazioni, ma comunque fluido e soddisfacente.

La giusta misura

Dopo gli eccessi da 100+ ore delle ultime avventure Ubisoft e di Assassin’s Creed Shadows, Assassin’s Creed Mirage ha scelto una via diversa: 15-20 ore per la campagna principale, con la possibilità di arrivare a 25-30 ore se si vogliono completare tutte le attività secondarie.

Non troverete avamposti da liberare all’infinito o missioni fotocopia. Le attività extra puntano piuttosto su piccoli enigmi ambientali: bauli nascosti, porte da aprire trovando la chiave giusta, passaggi segreti da individuare. Nulla di troppo complesso, ma abbastanza per spezzare il ritmo e mantenere viva la curiosità.

Il risultato è una esperienza compatta e ben bilanciata, che non chiede di sacrificare mesi interi di gioco, ma nemmeno si esaurisce in un weekend.

Perché giocarci su Game Pass

Arriviamo al punto della nostra rubrica: perché Assassin’s Creed Mirage è perfetto da recuperare su Game Pass?

Perché è un titolo che, pur non essendo imprescindibile, diventa imperdibile quando incluso in un abbonamento. Non serve investire 60 o 70 euro per una produzione che dura una ventina di ore e che non raggiunge le vette narrative del passato: basta avere Game Pass, scaricarlo e godersi l’avventura.

È la tipica esperienza che potreste non aver comprato al lancio, ma che scoprirete quasi per caso in catalogo e finirete per divorare in poche serate, ricordandovi perché amavate questa saga.

Un miraggio concreto

Tutto sommato, Assassin’s Creed Mirage non è stata la rivoluzione che ha cambierà la storia della saga Ubisoft, ma è un omaggio ai primi episodi del franchise, un richiamo alle origini che mostra come Assassin’s Creed possa ancora divertire senza bisogno di gonfiarsi oltre misura.

Su Game Pass diventa un’occasione perfetta: scaricatelo, vestite i panni di Basim, perdetevi tra i vicoli e i tetti di Baghdad, e riscoprite il piacere di un assassinio ben riuscito.

A volte basta poco per tornare grandi: una lama celata, un tetto sotto i piedi, e un bersaglio da eliminare.

Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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