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1000xRESIST | Tu puoi Gamepassare!

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Ogni mese, nella nostra rubrica Tu Puoi Gamepassare, ci avviciniamo a un titolo del catalogo Game Pass che sembra fatto apposta per sorprendere, incuriosire o semplicemente far scoprire ai giocatori qualcosa che, in altre circostanze, sarebbe potuto passare inosservato. Per l’edizione di novembre, la scelta non è stata difficile: 1000xRESIST, l’esordio del team indipendente Sunset Visitor, è forse uno dei giochi più difficili da definire, comunicare e incasellare degli ultimi anni. Proprio per questo merita tutta l’attenzione possibile, e l’arrivo nel servizio di Microsoft è la migliore occasione per concedergliela.

1000xRESIST non è un titolo per tutti. Non lo è per struttura, ritmo, ambizioni. Non lo è per chi vuole azione, puzzle o libertà di scelta. E non lo è per chi cerca una narrativa lineare, “sicura”, guidata mano nella mano. Ma, al tempo stesso, è uno dei giochi più interessanti, discussi e singolari del 2024, un’opera che divide, confonde e affascina con la stessa intensità. Un videogame che rifiuta costantemente l’etichetta di “videogame” tradizionale, e che nel suo rifiuto trova paradossalmente una delle identità più forti del panorama indipendente contemporaneo.

L’arrivo su Game Pass elimina l’unico reale ostacolo alla sua fruizione: la scommessa iniziale. Ora basta scaricarlo e lasciarsi trascinare nell’avventura dei Sunset Visitor!

Camminare, guardare, testimoniare

1000xRESIST è un titolo profondamente narrativo. Non “narrativo” nel senso in cui viene spesso usato in ambito marketing, ma nel suo significato più puro e letterale: racconta, più che far giocare. La meccanica centrale è semplice: ci si muove, si parla con numerosi personaggi, si esplorano luoghi astratti o tangibili, si scelgono linee di dialogo che, e il gioco lo chiarisce presto, non cambiano il corso degli eventi.

Non aspettiamoci combattimenti, non aspettiamoci enigmi strutturati, non aspettiamoci nemmeno grandi variazioni di ritmo. Ci sono, sì, sezioni di movimento più dinamico: spostamenti aerei da un punto all’altro, come se un invisibile filo ci guidasse sopra un abisso, e momenti in cui è possibile attraversare differenti epoche per risolvere piccoli blocchi ambientali. Ma il “gioco”, nel senso tradizionale, resta un contorno.

Questo potrebbe sembrare un limite. Per molti lo sarà. Ma per chi cerca un’opera narrativa capace di sfruttare l’interattività in modo non sistemico, bensì percettivo, sarà l’inizio di un viaggio difficilmente dimenticabile.

Un futuro remoto, un passato incomprensibile

Il punto di partenza è un universo fantascientifico plasmato su un presupposto radicale: mille anni prima degli eventi del gioco, una razza aliena, gli Occupants, è giunta sulla Terra, portando con sé una pandemia che ha decretato la fine dell’umanità. Solo una bambina, Iris, immune al contagio, è sopravvissuta. Mille anni dopo, Iris è ancora lì, immortale, e ha costruito una società composta interamente da suoi cloni. Si fa chiamare ALLMOTHER.

Il giocatore veste i panni di Watcher, una delle sue copie. E, come suggerisce il nome, il suo ruolo è “vedere”. Testimoniare. Rivivere i ricordi della creatrice attraverso un rituale chiamato Communion.

Basterebbero queste premesse per alimentare un mistero inesauribile, ma 1000xRESIST va oltre, molto oltre. Lo fa sin dalla prima scena, che mostra Watcher nell’atto di trafiggere proprio ALLMOTHER. Una sequenza che non spiega nulla, ma apre tutto. Da lì in poi, il gioco scava nella memoria, nella percezione, nella verità e nella menzogna con una densità difficile da descrivere senza comprometterne il fascino.

L’universo di 1000xRESIST è un lungo corridoio di specchi deformanti: si percepisce un mondo enorme, stratificato, ma il gioco mostra solo ciò che vuole mostrare, quando vuole mostrarlo.

Quando la messa in scena racconta più delle parole

Ciò che distingue 1000xRESIST da gran parte delle opere narrative è la sua messa in scena. Sunset Visitor non tratta la telecamera come un semplice strumento di ripresa, ma come un linguaggio. Il gioco alterna terza persona, prima persona, visuali dall’alto, prospettive laterali, ognuna con un significato preciso e spesso rivelato solo retrospettivamente.

Una scena può essere fredda e clinica, quella dopo completamente surreale, la successiva intima e disarmante. Tutto sembra costruito per evocare più che per spiegare, per mettere il giocatore nello stato emotivo giusto più che per illustrare concetti.

L’intero gioco è intriso di un’estetica che pare un incrocio tra un sogno e una pièce teatrale futurista. Si cammina attraverso ambienti che sembrano congelati nel tempo, illuminati da luci che non provengono da nessuna fonte, popolati da figure che appaiono e scompaiono come frantumi di memoria.

La direzione artistica, pur con un budget evidentemente modesto, riesce a produrre decine di scene memorabili. Ogni angolo sembra pensato per essere catturato in uno screenshot.

La colonna sonora, un intreccio di synth, pianoforte e rumori quasi industriali, accompagna il tutto con una malinconia disturbante, a metà tra lo spirituale e il distopico.

Temi che pesano

Se la messa in scena è uno dei pilastri del gioco, l’altro è il suo ricchissimo impianto tematico. Senza entrare nei dettagli, perché 1000xRESIST è un titolo che va scoperto,  vale la pena citare alcune delle suggestioni che attraversano la storia, come la manipolazione della memoria e il pericolo del revisionismo, i limiti della religione come forma di coesione, e il rapporto tra individuo, comunità e potere.

Non mancano risonanze contemporanee più o meno velate: alcuni eventi chiave sono ambientati nel 2047, anno non casuale per la storia di Hong Kong. L’intero team di sviluppo è composto in larga parte da membri della diaspora asiatica, e ciò emerge chiaramente nel modo in cui il gioco parla di autonomia, identità culturale e controllo politico.

1000xRESIST è un’opera che si offre come allegoria, ma che allo stesso tempo non rinuncia a essere personale, emotiva, spesso dolorosa. Ciò che racconta non riguarda solo il futuro immaginario dei suoi personaggi, ma le cicatrici — reali e quotidiane — della nostra epoca.

Un’esperienza non perfetta, ma indimenticabile

Se vi state chiedendo se 1000xRESIST sia perfetto, la risposta è no. Non lo è affatto. Il ritmo è irregolare. Alcuni capitoli scorrono via in un soffio, altri sembrano dilatarsi. Il “quartier generale” che funge da hub può diventare un labirinto inutile, soprattutto quando il gioco chiede di parlare a uno specifico personaggio (o a tutti). L’interattività è estremamente limitata, e chi cerca agency o rami narrativi multipli resterà deluso.

Ma i suoi difetti sono parte della sua identità. 1000xRESIST non cerca di piacere a chiunque. Non aspira all’universalità. E proprio questo rende le sue ambizioni così forti: è un titolo che vuole essere ricordato, discusso, studiato.

Non perché sia il più “bello” o il più “rifinito”. Ma perché è uno di quei giochi in cui la forma e il contenuto lavorano all’unisono, creando un’esperienza narrativa diversa da qualsiasi altra.

Perché giocarlo ora che è su Game Pass

Il Game Pass permette a 1000xRESIST di superare la barriera più difficile: quella dell’incertezza. Avventurarsi in un’opera così atipica, spesso, richiede un atto di fiducia che molti giocatori non sono disposti a compiere a prezzo pieno.

Ora, invece, basta un download.

E non è poco. Perché 1000xRESIST è un gioco che vive di rischio, sia nel suo design che nel modo in cui viene percepito. E il servizio di Microsoft rappresenta il luogo ideale per farlo scoprire a un pubblico nuovo, curioso, aperto.

Se amate i videogiochi narrativi, se vi affascinano le storie che osano, se volete perdervi in un’esperienza che non vi accompagna per mano ma vi chiede di entrare nel suo linguaggio, allora questa è l’occasione perfetta.

Se invece cercate azione, sfide, libertà di scelta o meccaniche complesse, probabilmente 1000xRESIST non fa per voi. Ed è giusto così: non tutti i giochi sono pensati per soddisfare ogni tipo di giocatore.

Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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