L’annuncio, neanche troppo a sorpresa, di Black Ops 7 allo showcase Xbox ha riacceso i riflettori sulla serie sparatutto di Activision, che già stanno fantasticando e analizzando il possibile futuro del franchise di Black Ops.
In particolare, il trailer di annuncio ha anticipato un clamoroso ritorno. Un personaggio, il cui nome è da solo capace di evocare caos, manipolazione globale e carisma letale: Raul Menendez. Ma chi è davvero questo antagonista? Perché la sua figura è rimasta così iconica? E cosa possiamo aspettarci dal suo ritorno nel nuovo capitolo?
Non prima di ricordarvi che qui potete trovare un pratico recap di tutte le informazioni su Black Ops 7 fin qui note, abbiamo realizzato uno speciale dedicato, appunto, a riscoprire la crudele figura di Raul Menendez.
Menendez, da vittima a carnefice: le origini di un villain iconico
Raul Menendez nasce nel 1963 in Nicaragua, un Paese straziato da guerre civili e interferenze geopolitiche. Fin da giovane, è testimone della brutalità dei conflitti armati, e quando sua sorella Josefina rimane orrendamente sfigurata in un attacco americano, la sua visione del mondo cambia radicalmente.
L’odio verso le superpotenze occidentali, soprattutto gli Stati Uniti, cresce alimentato da eventi personali e politici. Questo lo porta a fondare Cordis Die, un movimento populista e rivoluzionario che predica l’uguaglianza ma usa metodi terroristici per raggiungere i propri fini. Da qui, come i fan del franchise ben ricordano, scaturiscono gli eventi narrati nella campagna single player di Black Ops 2, ancora oggi molto amata dai giocatori di Call of Duty.
Una minaccia globale
In Call of Duty: Black Ops II (2012), Menendez è il principale antagonista. Il gioco si svolge su due linee temporali: una negli anni ’80, con Frank Woods e Alex Mason, e l’altra nel 2025, dove il figlio di Mason, David (che ritroveremo in Black Ops 7), cerca di fermare l’insurrezione globale di Cordis Die.
Nel passato, i giocatori vestono i panni di Alex Mason, protagonista del primo Black Ops, impegnato in operazioni della CIA insieme a Frank Woods e Jason Hudson. In questa timeline si assiste alla nascita e trasformazione di Raul Menendez da giovane trafficante d’armi nicaraguense a terrorista ideologico.
Dopo la rivoluzione sandinista e durante la guerra fredda in America Latina, Menendez diventa una figura chiave nel traffico internazionale d’armi, protetto da corruzione e tacito consenso. La CIA, nella sua guerra segreta, tenta di catturarlo più volte. In una di queste operazioni, la sorella di Menendez, Josefina, rimane orrendamente ferita in un’esplosione nella loro casa, scatenata indirettamente dalle azioni di Woods. Josefina, che era tutto per Raul, rimarrà disabile e reclusa per il resto della sua vita.
Questo trauma segna la vera nascita del terrorista. Menendez cova un odio personale verso Woods, Hudson e i Mason, ma soprattutto contro gli Stati Uniti, colpevoli – ai suoi occhi – di aver distrutto la sua famiglia e il suo Paese.
Dagli anni ’80 al 2025: la guerra dell’informazione
Nella timeline presente di Black Ops 2, ambientato nel 2025, il protagonista è David Mason, figlio di Alex, ora agente delle forze speciali note come JSOC. Quello immaginato da Treyarch è un mondo sull’orlo del collasso geopolitico: tensioni tra Stati Uniti e Cina per le rare terre tecnologiche, crescente instabilità sociale, guerre cibernetiche. In questo caos emerge Cordis Die, il movimento rivoluzionario globale fondato da Menendez il quale, come altre grandi figure che incredibilmente sembrano esistere realmente al giorno d’oggi, sfrutta l’odio, la paura e l’ignoranza per rovesciare il mondo.
Menendez è ora un leader carismatico, capace di sfruttare media, social network e hacking per fomentare ribellioni in tutto il mondo. La sua figura viene mitizzata: da terrorista diventa simbolo della lotta contro l’egemonia. L’obiettivo finale di Menendez è l’operazione Odysseus: penetrare nel sistema informatico che controlla le armi autonome degli USA – i droni – e usarli contro lo stesso governo americano. Una delle missioni più iconiche vede l’attacco al quartier generale della flotta americana nel Mar Cinese Meridionale, con una spettacolare battaglia tra portaerei e droni sabotati.
Menendez orchestra attentati, manipola l’opinione pubblica tramite i media e arriva a sabotare l’intera infrastruttura tecnologica degli Stati Uniti. La sua intelligenza tattica, unita a una spietata visione del mondo, lo rendono un nemico quasi “comprensibile”: un villain umano, ferito, ideologico.
Menendez non è il classico cattivo fumettistico che vuole dominare il mondo. È carismatico, eloquente, e la sua retorica populista lo rende estremamente attuale. I suoi discorsi in Black Ops II hanno convinto milioni di persone nel gioco – e affascinato migliaia di fan nella realtà.
Cordis Die non è solo un’organizzazione terroristica: è una critica al sistema, alla sorveglianza di massa, al dominio delle élite. Ed è proprio questo che lo rende un villain così potente: la sua ideologia non è del tutto irragionevole. Il confine tra bene e male si fa sottile.
Il destino di Menendez
Black Ops 2 presentava una campagna con finali multipli. Le scelte del giocatore durante la campagna influenzano direttamente il destino di Menendez. In uno dei finali, ad esempio, David Mason uccideva Menendez dopo l’arresto. Il finale alternativo più clamoroso prevedeva invece la fuga di Menendez, che avrebbe poi ucciso il presidente prima di suicidarsi sulla tomba di Josefina dando fuoco a se stesso.
Con il ritorno di Menendez in Black Ops 7, già confermato, è a questo punto molto probabile che Treyarch abbia deciso di rendere canonico il terzo scenario narrativo, quello nel quale il potente leader del crimine veniva risparmiato e rinchiuso in prigione. A giudicare da quello che sta accadendo, però, sembra che Mason si pentirà di questa scelta.
Non dimentichiamo però che parliamo di un mondo fatto di tecnologie nuove e imprevedibili. Quello di Menendez potrebbe essere un ritorno in carne e ossa, di un flashback o – come molti ipotizzano – di una nuova minaccia globale ispirata al suo pensiero.
Se Menendez è vivo, dovremo scoprire come è sopravvissuto e dove è stato in tutti questi anni. Potrebbe essersi evoluto in una figura ancora più radicale, o magari diventare un anti-eroe, combattendo un sistema che persino lui considera degenerato.
Un’altra possibilità è che una nuova generazione di seguaci Cordis Die riprenda il suo pensiero, magari con l’ausilio di tecnologie IA, deepfake o guerre ibride. In tal caso, Menendez potrebbe essere un’icona, un simbolo rivoluzionario manipolato post mortem, proprio come lui manipolava i media.
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