Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Armored Core 6: Fires of Rubicon

[Recensione] Armored Core 6: Fires of Rubicon

Se c’è una software house che ha affinato sensibilmente la propria esperienza nella creazione dei videogiochi negli ultimi anni, quella risponde sicuramente al nome di FromSoftware. Da Dark Souls a Bloodborne, per poi passare a Sekiro e all’ultra premiato Elden Ring, il gruppo capitanato da Hidetaka Miyazaki è stato infatti in grado di compiere un balzo evolutivo encomiabile, che l’ha portato ad entrare di diritto nell’Olimpo delle case di sviluppo attuali (oltre che a creare un vero e proprio genere videoludico, ossia quello dei Souls).

Questa strada di successo ha naturalmente spinto i vertici aziendali ad esplorare anche altri progetti, come quello dedicato ad Armored Core, una delle saghe storiche della casa giapponese. Dopo il quinto capitolo datato 2012, la software house nipponica ha deciso di compiere oltre dieci anni dopo con Fires of Rubicon una sorta di soft reboot del franchise, sfruttando tutte le conoscenze accumulate negli ultimi tempi. Il sei nel titolo non deve infatti trarre in inganno: la nuova produzione non condivide nulla in termini narrativi con i precedenti capitoli.

Versione provata: PlayStation 5

Umani potenziati…

La trama di Armored Core 6 vede svolgere le proprie vicende sul pianeta Rubicon 3, dove l’umanità ha scoperto una fonte di energia chiamata Coral, in grado di incrementare drasticamente il progresso tecnologico. Questa stessa sostanza, tuttavia, ha causato un disastro naturale che ha immerso l’intero sistema tra le fiamme. Mezzo secolo dopo, a causa dell’affioramento di questa stessa sostanza, l’umanità torna su Rubicon 3, ora abbandonato e in quarantena, per cercare ancora una volta di prenderne il controllo.

Il protagonista, l’umano potenziato C4-621 “Raven”, si troverà quindi nel bel mezzo delle lotte per il controllo di tale sostanza, tra mega-corporazioni, gruppi di rivoluzionari e terroristi, accettando incarichi tramite il proprio supervisore Walter e rimanendo neutrale, da buon mercenario, nei confronti del conflitto. Fin dalle prime ore di gioco si intuisce perfettamente la direzione di Masaru Yamamura che, alla pari di quanto visto in Sekiro, non lascia i grossi spazi speculativi sulla trama a cui Miyazaki ci ha abituato nei vari Souls, anche perché la serie di Armored Core non ha mai voluto prendere questa strada fin dagli albori.

Naturalmente vi sono degli effetti osmosi con le produzioni che hanno portato FromSoftware nell’élite degli studi di sviluppo, come ad esempio la necessità di completare la campagna per ben tre volte al fine di sbloccare tutti i finali disponibili (quindi in New Game + e New Game ++). In determinate missioni infatti, il giocatore sarà costretto ad effettuare delle scelte che, una volta intraprese, non potranno essere modificate per tutta la durata della partita. Nonostante questo espediente, la longevità totale si attesta sulle 20-30 ore, a seconda dell’abilità e della capacità di superare i diversi avversari che il team di sviluppo ha inserito nelle varie ambientazioni.

…e Mech potenziabili

Il fulcro nevralgico del gameplay del gioco parte ovviamente dalla piena (e completa) personalizzazione del Mecha. Fin dai primi filmati rilasciati infatti, FromSoftware ha voluto comunicare come la possibilità di modificare gli armamenti e gli equipaggiamenti del proprio Armored Core, in modo da garantire i più svariati approcci alle missioni ed ai combattimenti più ardui. La potenza offensiva sarà garantita da un mitragliatore su un braccio, una spada ad energia per i contatti ravvicinati sull’altro ed un potente cannone sulla spalla. Naturalmente a corredo vi sono degli accessori di potenziamento da installare sulle gambe per modificare direttamente la capacità di movimento, che risulta quanto mai strategica a seconda della missione da affrontare (ossia se i nemici sono a terra o in aria).

La personalizzazione del mezzo merita sicuramente un tempo di apprendimento non indifferente, soprattutto per i neofiti della serie. Non siamo di certo di fronte alla quasi totale incomprensione dei capitoli precedenti, ma FromSoftware ha deciso comunque di mantenere una sorta di fedeltà meccanica per i fan più sfegatati, che altrimenti avrebbero potuto lamentare un eccessivo snaturamento della componente. I pezzi per l’Armored Core saranno acquistabili all’interno del garage mediante i crediti di gioco, la sola ed unica “moneta” utile per incrementare le statistiche dell’alter ego. A differenza dei Souls infatti, non esistono punti esperienza o livelli da poter guadagnare per semplificare un determinato scontro, ma il tutto è lasciato quasi unicamente all’abilità e alla familiarità dei comandi del giocatore. Solo nell’arena presente sarà possibile ottenere alcuni bonus passivi mediante il Sistema OS, capace di abbassare leggermente la curva della complessità (anche se di poco, soprattutto nella prima run).

Hardmored Core

Il gameplay di Armored Core 6 differisce diametralmente da quello a cui lo studio giapponese ci ha abituato in questi ultimi anni: in Fires of Rubicon il movimento è veloce e richiede un’altrettanta rapidità di riflessi. Le distrazioni, anche le più innocue, possono costare molto caro, compromettendo inesorabilmente la buona riuscita della missione. Per quanto la difficoltà sia ormai un marchio di fabbrica di FromSoftware, in questo sesto capitolo della serie tutto è portato all’estremo, soprattutto durante gli scontri con i boss. Determinati nemici risultano infatti ostici in maniera quasi artificiosa, e collocati spesso dopo una serie di missioni veloci e senza particolari complessità.

Alla pari di quanto visto con Sekiro, la tattica e l’approccio corretto saranno gli unici alleati a disposizione del giocatore. Proprio per questo gli sviluppatori hanno inserito determinati checkpoint in grado di permettere la modifica delle parti del mech (ma non l’acquisto, unicamente possibile tramite il garage posto prima dell’avvio del livello) così da trovare più rapidamente il bandolo della matassa. Anche la presenza della barra della stabilità è frutto di un effetto osmosi con l’avventura del Lupo: dopo aver inflitto (o subìto) diversi danni, entrerà infatti in gioco lo stordimento, che consentirà di colpire (od essere colpiti) in maniera grave la controparte, a maggior ragione se si pensa alla possibilità di utilizzare ben quattro armi contemporaneamente. A completare il quadro della sfida vi sono i kit di cura, utilizzabili in numero limitato per ogni missione e le risorse, quasi praticamente contate nelle quest più avanzate.

Naturalmente a controbilanciare questa situazione vi è la sensazione di appagamento e soddisfazione che, soprattutto con determinati avversari, esonderà in ogni sua parte una volta ridotti ad un cumulo di macerie. I nemici sono ben diversificati e con azioni ben variegate, e la possibilità di attivare il target automatico dell’avversario riesce a far focalizzare l’attenzione unicamente nei movimenti evasivi da compiere (anche se potrebbe non trovare la piena approvazione dei veterani del genere).

L’offerta ludica comprende, oltre ovviamente alla campagna per giocatore singolo, anche una controparte multigiocatore, unicamente competitiva, suddivisa fondamentalmente in due modalità Versus: 1 vs 1 e 3 vs 3. L’unico neo (al momento) è l’assenza totale di un matchmaking dedicato, appannaggio unicamente di una lobby ad invito che, salvo aggiornamenti, rende parecchio di nicchia l’utilizzo della componente online.

Tecnologia e Tecnica

Dal punto di vista tecnico Armored Core 6 è un esame di maturità superato da parte di FromSoftware. Sulle console di attuale generazione il titolo gira infatti in maniera fluida senza problemi di rilievo (fatto salvo qualche calo sporadico di framerate nelle situazioni più aperte e dense di particellari) garantendo un colpo d’occhio in grado di trasmettere tutta la desolazione e l’acciaio presente nel pianeta Rubicon 3.

La scelta (che approviamo) di creare livelli chiusi ha permesso agli sviluppatori di concentrare maggiormente le risorse nel creare ambientazioni più dettagliate ed evocative, sia nel caso di zone ampie e sia nelle condizioni di spazi stretti. Ultimo, ma non meno importante encomio grafico è da imputare ai vari mech, realizzati in maniera eccelsa e convincenti in ogni loro bullone. Anche il comparto sonoro merita un particolare elogio, grazie alla capacità di esaltare le azioni a schermo durante i frequenti combattimenti.

8.1
Riassunto

Armored Core 6: Fires of Rubicon riporta in auge la serie dopo oltre dieci anni di latitanza, grazie ad un lavoro di esperienza da parte di FromSoftware. Nonostante il tasso di sfida talvolta risulti incomprensibilmente elevato, coloro che amano la serie o che ne sono attratti troveranno un prodotto solido e capace di adattarsi ad ogni stile di gioco, vista l'ampia possibilità di personalizzazione messa in campo.

Pro
Grado di personalizzazione degli Armored Core di prim'ordine Gameplay funzionale e ragionato Tecnicamente solido
Contro
Il tasso di sfida potrebbe essere eccessivo per i neofiti La componente online è abbastanza risicata
  • Concept & Trama8
  • Gameplay8.5
  • Comparto Artistico8
  • Comparto Tecnico8
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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