Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Crime Boss: Rockay City – Il crimine paga?

[Recensione] Crime Boss: Rockay City – Il crimine paga?

Tra le rivelazioni dei passati The Game Awards, abbiamo scoperto Crime Boss: Rockay City, uno sparatutto in prima persona contraddistinto da un cast stellare, in termine di personaggi che hanno prestato il proprio volto per il videogioco. Il titolo di 505 Games vanta infatti tra i propri crediti attori del calibro di Michael Madsen, Kim Basinger, Danny Trejo, Danny Glover, Michael Rooker, Vanilla Ice e Chuck Norris. Dopo la sua uscita su PC (che è stata accolta in maniera abbastanza fredda dalla critica), il titolo ha visto recentemente la pubblicazione in formato digitale anche su PlayStation 5 ed Xbox Series X|S.

Ad essere infatti onesti, la domanda che quasi tutti si sono posti una volta osservato il trailer di annuncio è stata: “Ma quanto budget è stato speso per i diritti di immagine di questo gioco?”

Molto di più di quello che è stato impiegato per svilupparlo, ma andiamo con ordine.

Versione provata: PlayStation 5

Romanzo criminale

Una volta avviato il gioco, il menù principale illustra le tre modalità contenute all’interno del prodotto: Guerra di Baker, Crime Time e Leggende Urbane. La prima di queste rappresenta la vera e propria campagna, nella quale ci si troverà a dover impersonare, come si deduce facilmente dal nome, Travis Baker. L’obiettivo del personaggio interpretato da Michael Madsen è banalmente quello di conquistare tutta Rockay City, divenuta un campo di battaglia tra bande a seguito della mancanza di una gerarchia criminale. La trama verrà descritta dalla fine, in cui il malvivente si ritrova faccia a faccia con lo sceriffo della città, il sempreverde Chuck Norris, che lo debella senza troppe difficoltà. A questo punto il nastro viene riavvolto ed inizierà a tutti gli effetti il gameplay, portando il giocatore a conoscere una delle caratteristiche potenzialmente più innovative del gioco: la componente roguelite. Ogni volta che l’alter ego passerà infatti a miglior vita, apparirà la classica schermata di game over, costringendo il giocatore a rifare daccapo tutta la scalata al potere (fortunatamente mantenendo tutto l’equipaggiamento e l’esperienza ottenuta).

Al fine di portare a compimento la missione malavitosa, si dovranno quindi conquistare tutti i quartieri della città ponendo una discreta attenzione sugli altri quattro contendenti al trono, oltre che ovviamente all’impareggiabile sceriffo Norris. La struttura ludica della campagna è caratterizzata da una sorta di organizzazione criminale che strizza molto l’occhio ad alcuni gestionali. Per manovrare il futuro del fuorilegge, sarà infatti necessario monitorare le finanze, così come assoldare uomini da inserire all’interno della crew. A completamento di questo segmento strategico, vi è naturalmente poi l’anima “Payday” di Crime Boss, nella quale si dovranno portare a termine determinati colpi grazie all’utilizzo di particolari strumenti come trapani, seghe circolari e tanto altro. In tale frangente si svilupperanno molteplici sparatorie, che daranno modo di testare il gunplay contro bande rivali oppure forze dell’ordine.

Per quanto riguarda le altre modalità presenti, Crime Time rappresenta una sorta di partita veloce in grado di proiettare il giocatore all’interno di missioni casuali molti più brevi, mentre Leggende Urbane si contraddistingue per una raccolta di sei mini campagne a base cooperativa.

Gameplay da furto con scasso

I ragazzi di Ingame Studios hanno concepito la progressione della trama in diverse “giornate”, dentro le quali fondamentalmente si andranno a compiere due azioni: attaccare o difendere i vari quartieri, oppure intraprendere una missione vera e propria. Purtroppo queste attività risultano fin da subito abbastanza sterili: le mansioni relative ai quartieri sono fondamentalmente dei deathmatch a squadre in una mappa contenuta, mentre le dieci quest (che si ripropongono ciclicamente) hanno l’unico scopo di far accumulare risorse e uomini, portando il giocatore a rapinare centri commerciali, gioiellerie, eccetera. La ripetitività si palesa quindi dopo poche ore, mostrando inevitabilmente la poca esperienza di costruzione, da parte del team della Repubblica Ceca, di una struttura ramificata e profonda.

Dal punto di vista del gameplay, Crime Boss: Rockay City sfiora il plagio. Payday viene infatti ricordato in ogni sua parte, dalle azioni delle forze di polizia, che divengono mano a mano più complesse da gestire, per poi arrivare al gunplay che affonda entrambe le mani nell’esperienza creata anni or sono da Starbreeze. Il feedback delle armi non è infatti simile alla maggior parte degli sparatutto in prima persona, bensì è contraddistinto da caricatori limitati ed un’oscillazione della visuale accentuata, in modo da rendere difficilissimo assestare colpi precisi alla testa. Purtroppo qui si denotano anche problematiche relative alle hitbox poco curate, così come plotoni nemici che, ad un certo punto, diventano delle vere e proprie spugne da piombo, azzoppando parecchio il realismo di base.

Tecnicamente all’ergastolo

Il punto più debole di Crime Boss: Rockay City è indubbiamente la componente tecnica. La grafica risulta infatti datata e poco ispirata, proponendo ambientazioni senza mordente e con colori generici, che non dimostrano affatto il rilascio targato 2023. Si salvano unicamente i modelli dei personaggi, anche se le elementari animazioni minano qualsiasi tentativo di credibilità. Una sufficienza stiracchiata la guadagna invece il comparto sonoro, ma soprattutto grazie ad alcuni brani su licenza che bene si prestano alle vicissitudini mostrate ed al doppiaggio dei personaggi, che scuote dal torpore causato dalla ridondanza.

Dal lato frame al secondo, il gioco è senza infamia e senza lode. Il titolo Ingame Studios garantisce infatti i 60 fps più o meno stabili nella modalità performance (anche se nelle situazioni più concitate si può arrivare a 48-50), mentre per l’impostazione qualità si raggiungono pozzi di 38-40 fps nelle sparatorie urbane.

PUNTI DI FORZA

  • Se giocato in cooperativa diverte abbastanza
  • Il cast è di qualità
  • Payday

PUNTI DEBOLI

  • Tecnicamente indietro di anni
  • Non riesce a brillare di luce propria
  • Ripetitivo dopo poche ore

Crime Boss: Rockay City non riesce a spiccare il volo: le zavorre tecniche e di povertà di idee (probabilmente causate dalla poca esperienza dello studio con sede a Brno) confezionano un titolo fortemente derivativo ed anonimo. Nonostante l’interessante componente roguelite e la rodata esperienza di Payday, che consente di passare qualche ora di divertimento (soprattutto se in compagnia di qualche amico) il prodotto fatica a ritagliarsi uno spazio proprio, finendo irrimediabilmente nel dimenticatoio destinato alle produzioni mediocri.

Scritto da
Lorenzo Bologna

Nato con il Pad in mano, al punto tale che la prima parola pronunciata è stata: "Woah!" in pieno stile Crash Bandicoot. Appassionato e curioso di tutto ciò che concerne il mondo videoludico. Amante dei titoli horror ed accumulatore di trofei compulsivo.

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