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Retrogaming: Un Salto nel Passato – NES, la console che salvò i videogiochi

Nuovo appuntamento per la nostra rubrica “Retrogaming: Un Salto nel Passato” dove parleremo delle console che hanno dato un contributo fondamentale al mondo dei videogiochi, facendone la storia. Oggi rivivremo insieme la crisi videoludica degli anni ’80 e della sua conseguente salvezza, grazie a Nintendo.

Se vi siete persi il nostro primo articolo potrete trovarlo raggiungendo questo link.

La nascita del Famicom

La popolare azienda nipponica Nintendo, durante gli anni ’80, decise di smettere di produrre carte da gioco e distribuire piattaforme di intrattenimento di altre marche in Giappone, per orientarsi sullo sviluppo e sulla produzione di una propria console a cartucce intercambiabili, seguendo la serie di successi dei giochi arcade di quegli anni.

Precisiamo che prima dello sviluppo di questo nuovo apparecchio Nintendo commercializzò il Color Tv Game e una serie di giochi elettronici portatili chiamati Game & Watch, però questi sistemi erano privi di cartucce e quindi l’azienda decise di sviluppare una home console che avesse numerose cartucce rimovibili, per fornire una scelta di titoli con cui giocare.

Detto questo, la casa giapponese diede il compito a Masayuki Uemura di sviluppare il progetto della nuova macchina da gioco.

I progetti originali prevedevano un avanzato sistema a 16-bit che funzionava come un vero e proprio computer, con una tastiera e un’unità disco floppy. Ma il presidente di Nintendo, Hiroshi Yamauchi, respinse questa idea poiché troppo complicata, e decise di adottare un sistema più economico, più convenzionale con sistema a 8-bit, con una console basata sull’utilizzo di cartucce, più adatta alle famiglie.

ll nome in codice del progetto originario era “GameCom”, in giapponese “pakoson”, tuttavia la moglie di Uemura propose il nome di “Famicom”, sostenendo che il termine “pasokon” venisse usato per indicare un personal computer e quindi non rispecchiasse il prodotto essendo un Family Computer, in giapponese “famikom”, da qui poi la trasliterazzione in Famicom.

Inoltre i piani iniziali prevedevano che le cartucce fossero grandi come una musicassetta, ma alla fine dello sviluppo erano di dimensioni 2 volte più grandi. Nintendo prestò molta attenzione nel progettare i connettori delle cartucce decidendo di produrli internamente piuttosto che appoggiarsi ad un fornitore esterno. Per quanto riguarda il joypad erano più o meno copiati direttamente dal Game & Watch di forma rettangolare con una croce direzionale, tasto A e B e tasto Start e Select, anche se il team di progettazione di Famicom originariamente voleva usare un joystick in stile arcade.

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La console finale quindi era di forma rettangolare, di colore bianco e rosso con gli innesti per i controller ai lati e con la base per le cartucce dei giochi al centro, inoltre i gamepad non erano rimovibili poiché saldati all’unità stessa, ed il secondo controller non possedeva i tasti “Start” e “Select”, sostituiti da un microfono e da un regolatore di volume. Di certo un po’ differente da come la conosciamo noi qui in Europa. Nacque così la prima console di Nintendo.

L’arrivo sul mercato e la crisi del 1983

Il Famicom fu messo in commercio in Giappone il 15 luglio del 1983 al prezzo di 14.800 yen assieme a tre giochi di successo di Nintendo convertiti direttamente dalla versione arcade, sono Donkey Kong, Donkey Kong jr e Popeye.

All’inizio le vendite della console fecero fatica a decollare, per via di alcuni chip difettosi presenti nel suo interno che mandavano in crash la macchina, in seguito al suo ritiro e alla nuova immissione sul mercato con una scheda madre rinnovata, la sua popolarità salì fino a diventare la console più venduta in Giappone nel 1984.

Incoraggiata da questo successo Nintendo spostò la sua attenzione sul mercato Nord Americano, anche se la situazione dei videogiochi negli USA non era del tutto positiva, anzi nel 1983 subì proprio un crollo.

Infatti in quell’anno si verificò un crisi generale del settore, con la conseguente bancarotta di molte aziende produttrici di computer e console, Atari fu una di queste, causate da diversi motivi: il boom dei primi personal computer, il 1983 fu l’anno in cui furono introdotte più console sul mercato, dando ai consumatori troppa scelta, nei negozi infatti erano disponibili 12 diversi prodotti; infine i giochi con cui una console partiva erano generalmente di bassa qualità. Tutti questi fattori determinarono la crisi dei videogiochi, con un conseguente vuoto che durò per quasi tre anni. Ed è in questo momento che entrà in gioco Nintendo.

Per fare arrivare la propria macchina negli Stati Uniti, l’azienda giapponese stipulò un accordo che prevedeva che il sistema sarebbe stato distribuito con il nome Atari e che la società avrebbe pagato i diritti per la produzione della console a Nintendo. I rappresentanti delle due società si incontrarono al CES dell’83 per definire i dettagli dell’accordo. Dopo tre giorni di trattative, alcuni dirigenti Atari si imbatterono nello stand della Coleco in una conversione del gioco Donkey Kong per il loro nuovo home computer Coleco Adam. Quest’ultima fece una conversione del gioco solo a scopo dimostrativo, ma i dirigenti di Atari immaginarono che Nintendo stesse vendendo i diritti in loro possesso a più società e quindi interruppero subito le trattative. La rottura delle trattative con Atari spinse Nintendo a cercare un nuovo distributore, ma dopo più di un anno di ricerche senza successo l’azienda nipponica decise di commercializzare in proprio la console.

Il NES e il rilancio del settore dopo la crisi

I successivi piani per commercializzare il Famicom negli USA prevedevano una tastiera, un registratore dei dati di cassette, controller wireless e una speciale cartuccia BASIC con il nome di “Advanced Video System Nintendo” o “AVS”, questa idea però non venne mai messa in atto. Infatti nel giugno 1985 la console venne presentata al Consumer Electronics Show di Chicago con il nome: Nintendo Entertainment System, abbreviato NES e con un nuove design innovativo.

Essa si presentava come una scatola squadrata, un design minimale, realizzata con due tonalità di grigio e una fascia verticale nera. Era prevista di uno sportello frontale che si apriva per inserire le cartucce, tramite pulsante, in posizione orizzontale, queste ultime avendo più pin della versione giapponese avevano una dimensione superiore. Per quanto riguarda il joypad era sempre di forma rettangolare però di colore grigio, con la croce direzionale nera, tasti A e B rossi e tasti Start e Select.

Nintendo inviò le prime console in numero limitato come test in alcuni negozi a partire dal 18 ottobre 1985, per poi lanciare il NES a pieno regime nel febbraio dell’anno successivo. Vennero immessi nel mercato ben diciotto giochi al lancio: 10-Yard Fight, Baseball, Clu Clu Land, Duck Hunt, Donkey Kong Jr. Math, Excitebike, Golf, Gyromite, Hogan’s Alley, Ice Climber, Kung Fu, Mach Rider, Pinball, Stack-Up, Tennis, Wild Gunman, Wrecking Crew, e Super Mario Bros. Quest’ultimo gioco, che fu il più venduto per NES, venne ideato da uno sviluppatore che tutti, o quasi, conosciamo: Shigeru Miyamoto e che ben presto diventerà una delle icone del mondo dei videogame.

Il prezzo previsto inizialmente fu di 249,99 dollari con la pistola Zapper, il robottino R.O.B. e i giochi Gyromite e Duck Hunt, oppure 199,99 dollari con due controller e Super Mario Bros.

Anche se il costo iniziale era abbastanza alto la buona qualità del software e il controllo diretto sui titoli sviluppati da terze parti decretarono il successo della console di Nintendo che vendette più di 3 milioni di copie nel primo anno.

Il lancio di questo sistema non rappresentava solo un nuovo prodotto, ma anche una riformulazione del segmento di mercato dei videogiochi, gravemente danneggiato dopo la crisi del 1983. Prima dell’arrivo del NES infatti i consumatori avevano perso la fiducia verso questo mondo per via della falsa pubblicità che veniva fatta dalle aziende, le confezioni dei giochi delle varie case produttrici presentavano delle copertine con artwork che non rispecchiavano la grafica dei giochi veri e propri. Nintendo andò controcorrente con una campagna di marketing molto attenta con illustrazioni nelle confezioni veritiere che mostravano l’effettiva grafica dei videogiochi, venne introdotto anche una sorta di marchio di qualità con bollino per distinguere i giochi ufficiali da quelli pirata denominato “Nintendo Seal of Quality”. Con questo tipo di politica Nintendo ha anche cambiato il rapporto tra produttori di console e sviluppatori di software di terze parti, limitando la pubblicazione che non ne presentavano la licenza.

Tra il 1986 ed il 1990 Nintendo divenne il padrone senza rivali del mercato videoludico nipponico ed americano, risollevando il settore, grazie alla pubblicazione di titoli come: Metroid, Castlevania, Rush’N Attack, Mega Man, Rad Racer, Zelda, Super Mario Bros. 2, Contra, Tecmo Bowl, Blaster Master e Double Dragon, Ninja Gaiden, Mega Man 2, The Guardian Legend, Dragon Quest e Final Fantasy. Alcuni di questi titoli sono i capostipiti di saghe che si sono protratte negli anni e che continuano tutt’ora ad intrattenere i videogiocatori di tutto il mondo. L’apice della giocabilità a 8-bit di questa console venne raggiunta con Super Mario Bros. 3 che fu il titolo più venduto dopo Super Mario Bros. e fu considerato uno dei migliori giochi della storia.

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La distribuzione tardiva in Europa e la fine della produzione negli anni ’90

Anche se la qualità dei titoli era di qualità il NES non riscosse lo stesso successo iniziale in Europa e in Australia, questo perché arrivò in ritardo in commercio, ben due anni dopo la pubblicazione americana. La casa che si occupava della distribuzione era la Mattel che impose però un prezzo troppo alto per far decollare le vendite. In Italia arrivò nel 1987 e genericamente nel nostro paese venne conosciuta come “il Nintendo”. Anche i giochi in versione PAL, inoltre, arrivavano abbastanza in ritardo rispetto alle versioni NTSC americane e giapponesi.

Durante i primi anni novanta, con il progresso della tecnologia le aziende iniziarono a produrre console con sistemi più avanzati a 16 bit, come il Mega Drive di Sega. La console Nintendo rimase, comunque, fino a tutto il 1991 il sistema di gioco più diffuso tra il pubblico. Quest’ultimo dopo l’arrivo del suo successore: SNES (Super Nintendo Entertainment System) nel 1991, riuscì a tenere il passo fino al 1992, restando un punto di riferimento per il mercato per tutto il 1993 e diventando una console a basso costo indirizzata per un pubblico neofita dei videogame, per poi essere tolta dal commercio nel 1995.

Fino a questa data il NES raggiunse quasi le 62 milioni di unità vendute nel mondo. Un successo assoluto.

Caratteristiche hardware

Di seguito vi elenchiamo le caratteristiche hardware della console di Nintendo

  • CPU: microprocessore a 8-bit 2A03 con clock a 1.79 MHz per la versione NTSC americana e 2A07 con clock a 1.66 MHz per la versione PAL europea, prodotto dall’azienda Ricoh derivato dal MOS 6502.
  • Processore GPU: 8-Bit PPU (Picture Processing Unit), il NES utilizzava un processore video chiamato “Picture Processing Unit” (PPU), prodotto sempre da Ricoh. Anche la PPU della console era realizzata in due versioni, che si distinguevano per la frequenza operativa: l’RP2C02, usato nei sistemi NTSC americano, aveva un clock di 5,37 MHz mentre il modello PAL europeo, denominato RP2C07, girava a 5,32 MHz. Entrambi i modelli generavano un segnale video composito. Il rendering grafico di picco era pari a 64 sprite al secondo con una tavolozza di 52 colori totali generati dalla PPU (24 contemporaneamente presenti sullo schermo). La risoluzione era pari 256×240 pixel per la versione PAL e 256×224 pixel per la versione NTSC.
  • RAM: Il NES contiene 2 Kbyte dedicati alla CPU come memoria temporanea, 2 Kbyte VRAM dedicata al processore video e 256 byte dedicati agli attributi degli sprite.
  • Audio: La CPU del NES integra un generatore sonoro programmabile a 5 canali: 2 canali supportano la modulazione d’onda quadra, 1 un generatore di onde triangolari a volume fisso, 1 generatore di volume bianco e 1 canale DPCM con risoluzione di 6 bit.
  • Supporti di memorizzazione: Cartucce elettroniche da 128 Kbit a 4 Mbit di dimensioni 7×10,8 cm con 60 pin per il Famicom e 13,3×12×2 cm con 72 pin per il NES sia versione NTSC sia PAL.

Conclusione

Il NES o Famicom venne lanciato subito dopo il crollo dei videogiochi nei primi anni ’80, periodo in cui la gente aveva perso la fiducia nel settore considerandoli solo come una moda passeggera, Nintendo prima di commercializzare tale console era conosciuta come una casa giapponese produttrice di carte da gioco di medie dimensioni, ma grazie all’arrivo del NES sul mercato il settore videoludico non solo uscì dalla crisi ma diede a Nintendo popolarità, successo a livello internazionale e dominio incontrastato nel settore. Il marchio dell’azienda nipponica era sinonimo di affidabilità, essa infatti ha cambiato il rapporto tra produttori di console e sviluppatori di software di terze parti e la pubblicazione e distribuzione di software senza licenza divenne di rigore per mantenere la propria credibilità. Ciò ha portato a titoli di qualità maggiore, trasformando l’atteggiamento del pubblico, che si era stancato di giochi scarsamente prodotti dalle altre aziende dell’epoca. Senza contare l’introduzione di alcuni giochi come Super Mario Bros., Zelda, Megaman, Final Fanstasy e Donkey Kong, le cui serie continuano tutt’oggi e continuano ad intrattenere milioni di videogiocatori.

Possiamo dire senza alcuno dubbio, che il NES fu la console che salvò i videogiochi.

Scritto da
Matteo "bovo88" Bovolenta

Appassionato di videogiochi e console di ogni tipo, tecnologia ed informatica. Amante dei manga ed anime giapponesi, e della cultura nipponica in generale. Ha iniziato a videogiocare molto giovane prima con SNES e Game Boy, per poi passare a PlayStation. Da allora ogni genere di gioco lo ha sempre affascinato. Gli piace informarsi e tenere informati su questo fantastico mondo virtuale.

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