Ed è tempo di una nuova polemica, stavolta rivolta agli autori di Clair Obscur: Expedition 33.
L’industria videoludica non è estranea alle controversie, ma negli ultimi giorni c’è una nuova tempesta che ha circondato Clair Obscur: Expedition 33, un gioco di ruolo in arrivo dello studio indipendente francese Sandfall Interactive. Una tempesta che non ha a che fare con la qualità del gioco o eventuali messaggi politici presenti al suo interno, bensì con il team.
Il gioco ha affascinato i fan con la sua grafica inquietante, il combattimento a turni e lo stile pittorico ispirato alla Francia della Belle Époque. Tuttavia, le recenti accuse di razzismo contro Sandfall, scatenate dalle affermazioni su X secondo cui lo studio non assume “persone di colore” e adotta assunzioni discriminatorie, stanno gettando ombre sul team.
La controversia è scoppiata il 5 giugno 2025, quando alcuni post su X hanno accusato Sandfall Interactive di razzismo, sostenendo che il team dello studio fosse composto interamente da sviluppatori bianchi e che si rifiutasse di assumere persone di colore. Le accuse, inizialmente mosse da un utente anonimo, presero piede dopo che emersero voci secondo cui a un candidato non bianco era stato negato l’invio del curriculum di persona, per poi essere assunto poco dopo da uno sviluppatore junior bianco.
La tempistica coincise con l’annuncio di Sandfall per la Japan Expo, alimentando l’ipotesi che le accuse fossero una risposta mirata alla crescente popolarità dello studio. I post su X, tra cui uno di Pirat_Nation, hanno descritto le accuse come “francesi di sinistra che cercano di cancellare gli sviluppatori di Clair Obscur con accuse di razzismo”, mentre altri, come SaltyEmoil, hanno espresso delusione, affermando che avrebbero abbandonato il gioco a causa delle presunte pratiche di assunzione.
Sandfall ha pubblicamente negato queste accuse, esortando i fan a non “militarizzare” il loro gioco per diffondere odio. Lo studio ha chiarito che le sue pratiche di assunzione sono basate sul merito e che le accuse derivano da affermazioni non verificate di un singolo individuo. Hanno sottolineato le loro piccole dimensioni, osservando che il loro team di sviluppatori junior è concentrato sulla realizzazione di un gioco di qualità, non impegnandosi in pratiche discriminatorie.
Le accuse, in questo momento, rimangono del tutto infondate, non supportate da evidenze o prove, ma intanto lo studio si è ritrovato costretto ad affrontare queste discussioni. La mancanza di fonti identificate e l’anonimato dell’accusatore originale sollevano dubbi sulla credibilità delle accuse, suggerendo che potrebbero essere speculative o esagerate. Il problema più grande, in questo momento, è la popolarità di Sandfall, minacciata da messaggi privi di fondamento (per quanto ne sappiamo) ma capaci di fare rapidamente il giro del mondo tramite i social.
Per Sandfall, la controversia presenta sia rischi che opportunità. Le accuse potrebbero alienare alcuni giocatori, come dimostrano vari post di utenti che hanno giurato di abbandonare il gioco. Altri sembrano invece aver elogiato la resistenza alle pressioni, con l’inclusività forzata vista come un punto a sfavore.
Vi terremo aggiornati…
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