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The Elder Scrolls 4: Oblivion Remastered | Recensione

Perché essere così esaltati per una remastered? Sono già passati ormai diversi giorni dal ritorno di Oblivion sui nostri schermi, e non molti hanno dedicato spazio a rispondere adeguatamente a questa domanda. Del resto, siamo in un periodo storico in cui questo tipo di operazioni viene osteggiato più o meno duramente. Potremmo quasi scommettere che se Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy uscisse oggi, sarebbe criticata per essere un remake.

Ma se parliamo di Oblivion Remastered, l’intento, insomma, è chiaro. Non è un semplice tappabuchi. Non è un banale portone. Bethesda e Virtuos hanno riplasmato un GDR che ha segnato un’epoca. Ma perché? Torniamo sempre lì. E allora parliamone qui, oggi, discutendo anche della bontà (così come delle incrinature) di questa inaspettata ma spettacolare operazione.

Versione provata: PS5.

La profezia rivive

Non sappiamo quando, non sappiamo cosa, ma siamo in prigione. Questo era ed è ancora l’inizio di Oblivion, con tante domande ma nessuna risposta. La prima, in qualche modo, sembra arrivare dall’Imperatore in persona, che per qualche motivo viene a fare visita a un carcerato qualsiasi come siamo noi. Oppure no? Veniamo a sapere che il buon Imperatore, da giorni, sogna proprio il nostro volto – non osiamo pensare agli incubi, considerando quali abomini si possono creare col divertentissimo editor di inizio gioco. E così l’Imperatore, che vuole salvarsi la pellaccia, approfitta dell’uscita segreta nella nostra cella per fuggire – e noi con lui.

La partenza di Oblivion non è così fantasy come la si potrebbe immaginare. Più che un Signore degli Anelli, le sequenze nelle fogne della Città Imperiale sembrano più un Fuga da Alcatraz con qualche botte da saccheggiare. Ma tutto cambia quando il cancello finale, l’ultimo che ci separa dalla libertà, si apre di fronte a noi. E allora lì sì che inizia la vera libertà.

Esplorare il mondo aperto di Oblivion era una vera delizia vent’anni fa e lo è ancora oggi, sia per i nuovi arrivati ​​che per i veterani. Si tratta di un lungo, immenso tuffo nei ricordi per chi aveva già attraversato in lungo e in larvo le terre di Cyrodiil. La corsa al Priorato di Weynon, la prima tappa post-tutorial, è un ricordo ancora vivido. Le rovine incontrate sulla strada. I primi malviventi pronti a derubarci. L’incontro con PNG casuali che potrebbero aprire le strade a incontri segreti, partecipazioni alle gilde, missioni secondarie imprevedibili, e ovviamente i dungeon dell’Oblio. Tutto è magicamente intatto, e la cosa più straordinaria (o triste, a seconda di come la si vuole interpretare) è che TES 4 è ancora tremendamente attuale come struttura, gestione e interpretazione del concept del gioco di ruolo.

Chi non ha mai giocato a Oblivion prima d’ora si divertirà in modo particolare a scoprire cosa ha da offrire Cyrodiil. Mentre molti giochi open world moderni sono inutilmente grandi e presentano una carenza talvolta esagerata di cose interessanti da trovare, Oblivion Remastered ha ben poco in termini di spazio sprecato. Ogni cosa è al punto giusto.

Ma sull’importanza di Oblivion e sul suo impatto sul genere GDR ne abbiamo già parlato in passato in più e più occasioni, ricordando la mole di lavoro fatta sulla già straordinaria base di Morrowind. Si potrebbero scrivere trattati sul significato di TES 4 nella storia dei videogiochi. Basterebbe citare anche solamente la Radiant A.I., una svolta epocale nell’ambito delle intelligenze artificiali che ora diventavano capaci di svolgere azioni realistiche e interagire/reagire direttamente al giocatore – se non sapete di cosa parliamo, l’avevamo approfondita qui. Cose che oggi diamo per scontate in tutti i videogiochi, insomma, affondano le loro radici proprio in Oblivion.

Molto più di una remaster

Quel che più interessa, in questa sede, è parlare della riedizione in sé, molto più di una semplice remaster come si vedono solitamente. Se proprio non vogliamo utilizzare la parola remake, che tanto ha spaventato Bethesda, potremmo definire quella di Oblivion come una Remastered Plus, facendo tornare alla mente la già citata trilogia di Crash Bandicoot che visse un destino simile: l’impalcatura è la stessa, la forma è tutta nuova.

Oblivion Remastered offre una revisione visiva completa di Oblivion, con modelli dei personaggi, illuminazione e texture molto più realistici. Virtuos, che ritroveremo poi a fine agosto con l’attesissimo remake di Metal Gear Solid 3, sfrutta al meglio l’Unreal Engine 5 per offrire una versione di Cyrodiil a dir poco spettacolare e attuale: i volti, la luce della torcia che illumina le oscure caverne, gli specchi d’acqua che riflettono i raggi del sole, è tutto davvero rimesso completamente a nuovo. Oblivion Remastered ha un aspetto sbalorditivo, se pensiamo al lavoro che è stato svolto e a quanti anni sulle spalle avesse il gioco originale.

Gli aggiornamenti di Oblivion Remastered non si limitano alla grafica. Virtuos ha anche rinnovato l’interfaccia utente di Oblivion e apportato modifiche intelligenti al gameplay, ma senza esagerare e senza privare il gioco della sua identità, lontana nel tempo ma resa attuale in modo egregio. A rinascere in gran forma è soprattutto il combattimento, notevolmente migliore rispetto all’originale del 2006, con battaglie molto più coinvolgenti e dinamiche, arricchite da animazioni dettagliate che rendono il tutto più intenso. Che si tratti di colpire i nemici con incantesimi o di optare per il tradizionale approccio con spada e scudo, c’è da divertirsi. Gli sviluppatori hanno inoltre lavorato tantissimo per rendere piacevole (ma soprattutto bella da vedere) la visuale in terza persona, che chi scrive ha sfruttato forse più che la tradizionale visuale in prima.

Ottima anche l’idea di migliorare il sistema di livellamento. L’Oblivion originale gestiva la progressione in modo molto più macchinoso, quasi bizzarro di tanto in tanto, anche se aveva una sua logica. Oblivion Remastered ne conserva alcuni elementi, come il fatto che i giocatori debbano dormire per salire di livello, ma applicando alcune dinamiche da Skyrim lo rende anche meno fastidioso non costringendo i giocatori a concentrarsi solo sulle loro abilità principali. Tutte le abilità forniscono PE e, quando i giocatori salgono di livello, possono scegliere liberamente quali attributi vogliono migliorare.

Dal punto di vista del gameplay, Oblivion Remastered è chiaramente di gran lunga superiore all’originale, offrendo un modo migliore per vivere alcune delle storie più belle mai raccontate nella saga di TheElder Scrolls. Oblivion Remastered mantiene tutte le missioni, le gilde, la magia stessa di questo mondo, permettendo ai giocatori di rivivere un’esperienza memorabile.

Proprio per questo motivo, infastidisce particolarmente che alcuni problemi del gioco originale, in alcuni casi anche gravi, non sono stati risolti. Su PS5, poi, ci sono occasionali ma pesanti rallentamenti nel frame rate, in alcuni casi neppure senza passare da un’area all’altra. Persistono inoltre alcuni bug presenti nella versione originale: nella nostra run, abbiamo trovato piccoli inconvenienti che non influiscono sulla riuscita di una missione, ma facendo una breve ricerca in rete si può osservare come siano rimasti anche gravi difetti come il problema per cui alcuni sfortunati giocatori hanno perso i propri salvataggi.

È probabile che Virtuos sistemerà perlomeno i problemi più evidenti, ma, insomma, davvero non si potevano risolvere almeno i gravi bug di vent’anni fa? Ciò non cambia però la sostanza: è una “remaster” impressionante.

8.5
Review Overview
Riassunto

È The Elder Scrolls: Oblivion. Si chiama Remastered ma sembra un remake. È enorme, coinvolgente, divertente, appassionante. Virtuos lo ha tirato a lucido e sistemato a dovere nei punti più critici (a parte qualche bug che è sfortunatamente rimasto). Se non siete mai stati dalle parti di Cyrodiil, è il momento di farlo.

Pro
Un GDR monumentale ancora oggi Ottimi aggiustamenti al gameplay e alla progressione Modalità in terza persona molto più riuscita
Contro
Su PS5 c'è qualche incertezza tecnica di troppo
  • Giudizio complessivo8.5
Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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