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Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter | Recensione PS5

Chi è cresciuto negli anni ‘80 o ‘90 (quel vasto pubblico con una carta d’identità che inizia con “1” ) non può non avere un debole per le Tartarughe Ninja. Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo hanno segnato l’immaginario di un’intera generazione, invadendo fumetti, cartoon e naturalmente il mondo dei videogiochi. Con Tartarughe Ninja: Il Destino di Splinter, inizialmente disponibile su Apple Arcade Nintendo Switch e PC e recentemente approdato su PS5, le quattro testuggini tornano in una nuova veste videoludica, questa volta firmata da Super Evil Megacorp.

In una salsa roguelite che ricalca altri titoli imponenti, la produzione americana abbraccia per la prima volta la console casalinga giapponese (è ovviamente previsto un arrivo anche su Xbox, fissato per il prossimo mese) e si pone come obiettivo quello di catalizzare il maggior numero possibile di pubblico. Sarà quindi riuscita l’impresa delle testuggini innamorate della pizza? Scopriamolo insieme nella nostra analisi!

Versione provata: PlayStation 5 Pro

Dalle fogne all’infinito!

Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter presenta come da consuetudine un incipit narrativo che serve quasi esclusivamente a motivare tutte le azioni che le carismatiche protagoniste intraprenderanno nel corso della storia. In questo caso, Splinter viene catturato da Shredder e, di conseguenza, misteriosi varchi si aprono in simultanea in tutta New York. Con April e Metalhead occupati ad esaminare manufatti alla ricerca di tracce, le tartarughe danno inizio a una frenetica caccia per liberare il loro maestro dalle mani del Clan del Piede.

Dopo pochissimi istanti introduttivi, il gioco catapulta subito il giocatore nelle umide fogne cittadine, per passare immediatamente al cuore pulsante dell’esperienza: il gameplay. Nessun giro di parole: la nuova avventura delle quattro tartarughe richiama Hades in ogni dettaglio, con una somiglianza all’opera di Supergiant quasi totale. Fortunatamente, però, alcune peculiarità spiccano, e provengono quasi esclusivamente dalle brillanti protagoniste animate.

Una pizza per quattro

Come già accennato, il fulcro centrale della produzione targata Super Evil Megacorp è rappresentato da un gameplay ispirato ai canoni del genere roguelite. All’inizio di ogni run, ci si ritroverà nella base sotterranea delle tartarughe e, dopo aver selezionato la protagonista, si dovranno esplorare diversi biomi per cercare di salvare il maestro Splinter. A differenza di quanto proposto altrove però, questo gioco non offre un set fisso di armi, bensì quattro differenti stili di combattimento e abilità, ognuno modellato su Donatello, Raffaello, Michelangelo e Leonardo.

Tra rapidità e portata degli attacchi, fino ad arrivare a skill attive e mosse speciali dedicate, i quattro fratelli riescono a proporre una buona varietà al giocatore, che può così scegliere quello più affine al proprio modo di giocare, dal momento che nessuno di essi incide realmente sullo sviluppo narrativo. Il sistema di combattimento è semplice ma immediato: colpo base, scatto e due abilità uniche (non personalizzabili) con tempi di ricarica differenti.

Durante l’esplorazione delle arene si potranno ottenere potenziamenti momentanei (anche se non vi è una vera scelta, ma piuttosto un’assegnazione automatica) utili per aumentare salute, attacco e difesa delle tartarughe, oltre a guadagnare le preziose Monete Drago. Questa valuta, insieme ad altre più avanzate, è necessaria per sbloccare miglioramenti permanenti nell’HUB principale, rendendo più agevoli i tentativi successivi.

Il genere di riferimento infatti, com’è noto, prevede la morte come elemento inizialmente inevitabile e, se solitamente ciò non risulta frustrante, in Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter questo aspetto pesa di più, principalmente a causa della scarsa varietà di avversari, e delle diverse situazioni da dover gestire in single player.

Quattro contro uno è troppo

L’esperienza offerta dalle Tartarughe Ninja è abbastanza accessibile, anche grazie alla possibilità di impostare il livello di difficoltà su facile (anche se non mancano momenti in cui il caos a schermo sia tale da infliggere danni inevitabili al personaggio). Tuttavia, qualora si optasse per affrontare l’avventura in modalità cooperativa, disponibile sia in locale che online fino a quattro giocatori, il tasso di complessità è destinato a precipitare senza soluzione di continuità.

Durante le partite multigiocatore, infatti, il gioco non adatta significativamente il numero dei nemici, il danno inflitto o la loro resistenza in base al numero di partecipanti. Questo squilibrio rende le sessioni cooperative sorprendentemente semplici, persino con solo due giocatori, andando a ridurre quel senso di sfida che rappresenta uno degli elementi chiave nei roguelite, soprattutto nelle fasi iniziali dell’esperienza.

Sebbene questo limite possa essere facilmente risolto dagli sviluppatori, al momento rappresenta un difetto non trascurabile. La mancanza di opzioni per aumentare ulteriormente la difficoltà oltre la modalità normale rischia infatti di compromettere la longevità del gioco e di affievolire rapidamente l’interesse dei giocatori più esigenti.

Potenza a supporto

L’arrivo sulle console casalinghe, permette naturalmente all’opera Super Evil Megacorp di godere di benefici tecnici non da poco. A differenza infatti della controparte mobile o Nintendo Switch, il titolo si presenta con una fluidità impeccabile su PlayStation 5 (ed ovviamente sarà lo stesso anche su Xbox Series X|S il mese prossimo), garantendo una dinamica di gioco solida a 60 frame al secondo anche nelle situazioni più concitate.

Qualora ciò non fosse abbastanza, la versione casalinga delle testuggini beneficia di tutti i contenuti e gli aggiornamenti rilasciati successivamente sulle altre piattaforme. Il DLC di Casey Jones aggiunge ad esempio un nuovo scenario parallelo, così come nuovi amuleti ed ovviamente un inedito personaggio giocabile.

Immutato naturalmente il comparto sonoro, senza infamia e senza lode. L’avventura propone difatti tracce che richiamano in modo coerente lo stile delle celebri testuggini colorate, anche se nessuna melodia risulta davvero memorabile. Una nota finale va alla telecamera di gioco, che in alcune occasioni si è dimostrata un po’ pigra nei movimenti e incline a ostacolare la visuale, pur senza compromettere in modo significativo l’esperienza o la progressione.

7.3
Riassunto
Riassunto

Tartarughe Ninja: Il destino di Splinter rinasce sotto una miglior luce su PS5. Grazie all'apporto tecnico dato dalla console giapponese, l'avventura di Super Evil Megacorp risulta fluida ed immediata, nonostante porti dietro di sé alcune delle criticità che da sempre l'hanno contraddistinta.

Pro
Gameplay divertente... Cooperativa online ed offline...
Contro
...anche se la ripetitività si palesa dopo un po' ...che tuttavia abbatte la sfida
  • Valutazione7.3
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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