La seconda stagione dell’adattamento HBO di The Last of Us giunge al termine con il suo settimo episodio, 45 minuti scarsi di alti e bassi. L’ultima puntata, infatti, rispecchia perfettamente tutti i difetti di una seconda stagione traballante per quanto riguarda il ritmo, la scrittura e la caratterizzazione dei personaggi.
Parliamo insieme di questo ultimo episodio (senza spoiler) e tiriamo le somme su quanto abbiamo visto. In marcia!
Seattle, terzo giorno: i problemi di cuore e l’acquario
La settima e ultima puntata della stagione è inficiata da dialoghi tediosi e poco sensati, che spezzano il ritmo della narrazione e risultano irrilevanti per l’economia del racconto. L’arrivo di Jesse da Dina ed Ellie, le sue ripetute scenate di gelosia con quest’ultima e i racconti sulle sue precedenti storie d’amore caratterizzano tutta la prima metà dell’episodio. Ci vengono mostrati inoltre brevi sprazzi di personaggi visti molte puntate fa e mai davvero ripresi (come Isaac, interpretato da Jeffrey Wright).
Il minutaggio risulta ancor più stringato, se pensiamo a quanti avvenimenti sono stati condensati e ricuciti nella seconda metà della puntata. Questo rende la narrazione ben diversa dall’originale videoludico.
Non mancano le scene intense e toccanti, grazie soprattutto alla buona interpretazione del cast (Bella Ramsey in particolare ha fatto un ottimo lavoro), ma questo non basta a sopperire a una scrittura che non è in grado di risultare profonda, matura. I dialoghi non mettono in luce le reali motivazioni dei protagonisti, non c’è il tempo di elaborare concetti ed eventi: sembra che tutto avvenga a caso, che la storia vada alla deriva spinta da capricci e azioni avventate.
La stagione si chiude su un cliffhanger netto, che serve a poco per chi conosce il videogioco: questa scelta conferma l’intenzione di parlare più agli spettatori che non conoscono il franchise, tralasciando le aspettative e le esigenze di chi invece il gioco lo ricorda a memoria. Peccato.
The last of Us, stagione 2: tra scene ben realizzate, problemi di ritmo e di scrittura
Ora che abbiamo il quadro generale, possiamo tirare le fila di questi 7 episodi che ci hanno convinti solo in parte. Il secondo, a nostro avviso, è il più riuscito, tra l’assedio di Jackson a la “Game of Thrones” e la messa in scena fedele ed efficace della scena clou di inizio gioco (ne abbiamo parlato approfonditamente in questo articolo).
Seguono, tuttavia, una serie di puntate deboli, caratterizzate da una scrittura immatura, troppo didascalica rispetto ai sottili non detti e all’efferata violenza del videogioco. Tutto fa pensare a un adattamento che, nonostante la volontà di snodarsi per parecchie stagioni, tenda a ridurre, condensare, semplificare i temi complessi dando spazio ad aspetti più adolescenziali e amorosi, tralasciando invece quello che era il cuore del racconto e il suo profondo messaggio.
Questo tipo di narrazione spiazza chi non sa nulla di The Last of Us, inserendo personaggi poi abbandonati per troppo tempo e deviando continuamente il fulcro del racconto. Scontenta anche chi si aspettava un prodotto più fedele al gioco, in grado di ricalcarne le emozioni.
Si tratta di una stagione imperfetta, inferiore alla prima, che non possiamo promuovere a pieni voti. Ci continuano a piacere molto le musiche, il trucco e parrucco, la rappresentazione degli infetti (anche se ormai, l’infezione è davvero in secondo piano), la realizzazione degli ambienti.
La terza stagione sarà focalizzata su Abby, sperando di tornare presto su una via più efficace, più ben delineata… Riuscirà il “cambio di protagonista” a dare una sferzata nuova al prodotto HBO?

Riassunto
La seconda stagione di The Last of Us si chiude con un episodio che rispecchia a pieno tutti i pregi e difetti di quanto già visto: a scene ben recitate si alternano troppi passaggi inutili, dialoghi mal costruiti e inverosimili, che spezzano l'azione e rendono inefficace la caratterizzazione dei protagonisti. Il cliffhanger finale conferma l'intenzione di volersi rivolgere a chi non conosce il videogioco, ma è la scelta giusta? Di certo, l'originale videoludico risulta finora più maturo e profondo della trasposizione. Una seconda stagione non al pari della prima, nonostante le buone interpretazioni attoriali.
- Giudizio complessivo3
Scrivi un commento