Home Cinema Chi è Galactus, il divoratore di mondi | Speciale Fantastici 4

Chi è Galactus, il divoratore di mondi | Speciale Fantastici 4

Nel firmamento del mito supereroico, tra esseri cosmici, entità onnipotenti e universi infiniti, pochi nomi risuonano con la potenza evocativa di Galactus. Un nome, una certezza: se lui è presente, questa storia merita di essere raccontata, poiché raramente il Divoratore di Mondi si lascia trasportare dalle semplici emozioni.

Più che un semplice antagonista, più che un dio o un demone, Galactus è un essere assoluto. È l’incarnazione della fame cosmica, della necessità primordiale che impone equilibrio nel ciclo eterno tra vita e morte. Seduto al tavolo dei grandi da quando l’universo esiste, Galactus è il devastatore di civiltà, ma anche il loro artefice involontario. È l’alfa e l’omega, la figura tragica che abita i confini tra l’orrore e la divinità. Comprendere Galactus è avventurarsi nel cuore stesso della cosmologia Marvel, toccando temi quasi teologici che esulano dal semplice scontro fisico a cui solitamente i comics ci hanno abituati.

Ma cosa sappiamo davvero di questo Galactus, che il mondo del cinema, finora, non è mai stato in grado di rendere con giustizia?

Il #49 di Fantastic Four, dove Galactus arriva sulla Terra per la prima volta

La sua comparsa editoriale avviene nel marzo 1966, tra le pagine di Fantastic Four #48, nell’arco narrativo noto come “La Trilogia di Galactus”. Stan Lee e Jack Kirby, in uno dei momenti più alti della loro carriera artistica, decidono di superare i limiti del supereroismo terrestre: i membri del Baxter Building non devono più badare a semplici villain terrestri o alieni ostili, bensì un’entità cosmica di livello assoluto, superiore alla morale, umana e non.

Silver Surfer, misterioso araldo argentato che vola su una tavola indistruttibile e dotato di poteri sconosciuti, avvia così lo sconvolgimento iniziale: Galactus, il Divoratore di Mondi, è pronto ad arrivare sulla Terra per assorbirla completamente, come ha già fatto con chissà quanti altri pianeti. La trama, un vero e proprio pezzo di storia del fumetto americano, pone le basi non solo per un futuro sempre più grande della Marvel in fatto di minacce e portata (basti pensare al Nullificatore Assoluto, un macchinario capace di annientare anche l’infinito, e che più volte farà il suo ritorno seminando caos), ma anche per costruire una mitologia impressionante intorno a quello che venne presentato come un supervillain ma che, in verità, faceva solo parte del disegno cosmico di questo universo.

Quella storia, seppur rivoluzionaria, era solo l’inizio. E a proposito di inizio, c’è anche chi andò a toccare le origini di Galactus. Una pratica non nuova: dopo Guerre Segrete, ad esempio, più autori Marvel hanno cercato di dare una spiegazione all’Arcano, senza troppo successo. Nel caso di Galactus, invece, come se fosse un curioso caso del destino, tutto fu molto più semplice: era un uomo che diventò dio.

La vera origine di Galactus affonda in un tempo preesistente all’attuale universo Marvel 616. Prima del Big Bang, in un cosmo che volgeva al termine, viveva Galan, uno scienziato del pianeta Taa. Questo universo si stava spegnendo in un’agonia termica, la stessa che forse, un giorno, annienterà anche l’universo nel quale viviamo noi, e Galan, testimone consapevole del collasso, si lanciò nel cuore della fine cosmica insieme a pochi compagni. Solo lui sopravvisse, accolto e trasfigurato, ultimo resto di un universo che non c’era più, e ora eco di un potere cosmico che si era rifugiato in lui. Dal bozzolo formatosi nel vuoto primordiale, Galan rinacque nel nuovo universo come Galactus, il Devastatore dei Mondi.

All’alba del nuovo cosmo, Galactus fluttuava come una crisalide nello spazio, immobile ma carico di potenza. Fu Uatu, l’Osservatore, a scoprirlo. Osservando la sua metamorfosi, Uatu comprese che quella creatura sarebbe divenuta una delle più grandi forze dell’esistenza. Quando Galactus finalmente emerse dal bozzolo, iniziò a fare i conti con quella che diventerà la sua caratteristica, oltre che condanna per gli essere viventi: una fame insaziabile. Galactus doveva nutrirsi dell’energia vitale dei pianeti abitati, rendendosi conto di essere una sorta di bilancia cosmica tra la vita e la morte. Per rendere più agevole il suo viaggio costruisce così la sua nave, Taa II, utilizzando la materia residua del precedente universo. Un’astronave monumentale, quasi viva, capace di attraversare il tempo e lo spazio, forgiata con conoscenze che trascendevano le leggi della fisica, e grande, secondo alcune stime dei personaggi, quanto un sistema solare.

Taa II non è solo una nave: è un’estensione del suo creatore. In essa Galactus riposa, medita, pianifica e si rigenera. È un microcosmo autosufficiente, dove ogni parete è viva, ogni sistema è connesso a un’intelligenza superiore. Lì, Galactus riceve i suoi araldi, assorbe l’energia dei mondi conquistati, riflette sull’ordine cosmico. È la sua cattedrale, così come la sua prigione. Una prigione dalla quale, comunque, non può e non vuole fuggire. Galactus non è mosso da malvagità, non pone fine alla vita per semplice diletto. Lui è stato creato per questo, e nulla può farlo divergere da questo percorso.

Con il tempo, Galactus ha avuto numerosi araldi, esseri infusi con il Potere Cosmico che viaggiano per l’universo in cerca di pianeti da consumare. Norrin Radd, meglio conosciuto come Silver Surfer, è il più iconico tra loro. La sua tragedia è quella dell’uomo che si sacrifica per amore del suo popolo e della sua amata, Shalla-Bal, diventando servitore della distruzione. Ma col contatto con la Terra e l’umanità, il Surfer riscopre la compassione, si ribella allo stesso Galactus, venendo punito ma facendo intuire al Divoratore che anche i suoi araldi, sebbene asserviti a un potere universale, sono portatori dei valori della vita. Valori non sempre positivi: nel corso della sua vita, Galactus avrà molti altri araldi come Terrax, arrogante e spietato, o Morg, incarnazione della ferocia assoluta. Ciascuno ha lasciato un segno nella storia di Galactus, e ciascuno ne ha subito la maledizione.

Galactus non è solo distruzione: è bilanciamento. Questo aspetto è stato esplorato a fondo in saghe come quella del processo a Reed Richards, accusato da un tribunale galattico di aver salvato la vita di Galactus. In quell’occasione, venne riconosciuto che Galactus è parte integrante dell’equilibrio cosmico. Senza di lui, la vita si moltiplicherebbe senza controllo, e l’universo cadrebbe nel caos entropico. È l’antitesi necessaria alla creazione. Per fare un paragone cinematografico, Galactus è la personificazione degli intenti di Thanos. Ma proprio come il Titano Pazzo, per quanto possa sembrare strano, anche Galactus è vulnerabile.

Durante le Guerre Segrete originali del 1984, scritte da Jim Shooter, Galactus è uno degli esseri più potenti convocati dall’Arcano sul Battleworld. Lasciando ad Avengers e X-Men il compito di soddisfare la brama di combattimento dell’Arcano, un qualcosa che non tocca minimamente Galactus in quanto superiore a ogni cosa, il suo obiettivo è trascendere la fame, ottenere potere assoluto per spezzare il ciclo eterno della distruzione. Quando cerca di affrontare direttamente l’Arcano, si ritrova però respinto e umiliato. Quel tentativo, tuttavia, rivela una profonda verità: Galactus non ama la propria condizione. La sua esistenza, per quanto grandiosa, è una condanna. Non è un dio per scelta: è una creatura prigioniera della sua funzione.

Galactus viene sconfitto dal’Arcano in Guerre Segrete

Negli anni, Galactus ha preso parte a numerosi eventi cosmici. Ne Il Guando dell’Infinito, si schiera al fianco delle altre entità cosmiche per fermare Thanos. In Annihilation, è catturato da Annihilus e utilizzato come una bomba vivente. In L’Ordine di Thanos, affronta l’invasione del Cancroverso, un universo dove la morte non esiste. Ovunque appaia, Galactus è la scala del potere.

Un’evoluzione sorprendente avviene nella serie The Ultimates (2015), quando Galactus viene spinto all’interno dell’Incubatrice e, per la prima volta nella sua esistenza, muta funzione: diventa il Creatore di Vita. Inizia a restaurare mondi, a generare nuove civiltà, dopo che un gruppo di studiosi aveva scoperto che la sua incubazione iniziale, all’alba di questo universo, non era stata completata. Ma anche questa trasformazione è passeggera. In qualche modo, Galactus torna sempre alla sua funzione primaria.

Nella run di Hickman, una delle più importanti nella storia recente Marvel che poi porterà al colossale Secret Wars del 2015, Galactus viene salvato e diventa addirittura l’araldo di Franklin Richards, il figlio di Reed e Susan, un mutante il cui potere va oltre ogni immaginazione, capace di riscrivere la realtà di interi universi.

Franklin Richards invoca Galactus

Tuttavia, Galactus non può morire del tutto. In realtà alternative come Terra X, scopriamo che egli esiste per impedire che i Celestiali, seminatori di mondi, possano maturare i loro “semi cosmici” indisturbati. In Marvel Zombies, è vittima di un universo corrotto, divorato da coloro che incarnano la sua stessa fame, in una timeline dove, ormai, la bilancia cosmica non ha più alcun senso. Molto interessante fu anche la sua rilettura per l’universo Ultimate, dove Gah Lak Tus, questo il suo nuovo nome, non è più un singolo essere ma un’entità collettiva, una nube distruttiva ancora più aliena e impersonale.

Galactus non è solo un personaggio. È una dichiarazione di intenti. È la prova che i fumetti possono toccare le corde del mito, della tragedia greca, della teologia e della cosmologia quantistica. La sua fame è la fame dell’universo stesso, di conoscenza, di equilibrio, di redenzione.

E così, nell’infinito oceano del cosmo Marvel, Galactus continua a viaggiare. A cercare. A divorare. Ma anche, in segreto, a sperare che un giorno la sua fame finisca, e che possa tornare a essere Galan. Un uomo, e non più un semplice mostro.

Con I Fantastici 4: Gli inizi, i fan Marvel potrebbero finalmente avere la possibilità di vedere il vero Galactus all’opera, in un film che mira, a quanto ci è stato fatto vedere, ad adattare proprio quella pietra miliare che fu il primo scontro tra il Divoratore di Mondi e la squadra di Richards. Dopo Thanos, serviva qualcosa di più grande, più inquietante, più mitico. Galactus rappresenta tutto questo e altro ancora, e speriamo che la sua non sia solo una comparsata nel MCU ma l’inizio di qualcosa di più grande.

Questa è la storia di Galactus. Non un villain. Non un dio. Ma una necessità cosmica. L’ombra eterna che aleggia sui mondi e sulle stelle.

I Fantastici Quattro: Gli inizi arriverà al cinema il 25 luglio.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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