Home Cinema Il Mistero dei Templari: La serie | Recensione dei primi due episodi

Il Mistero dei Templari: La serie | Recensione dei primi due episodi

Quella de Il Mistero dei Templari è una storia abbastanza curiosa. Franchise nato come una sorta di risposta, un erede spirituale di quello che Indiana Jones aveva rappresentato per il cinema, la saga di due film con Nicolas Cage nei panni del cacciatore di tesori Benjamin Franklin Gates ha collezionato buone prestazioni al botteghino, a suo tempo.

Era il 2007 quando uscì National Treasure 2: Book of Secrets, in italiano Il Mistero delle Pagine Perdute, la risposta al box office fu infatti positiva, ma da quel momento in poi il brand è scomparso dai radar. 460 milioni di dollari, segnala BoxOfficeMojo, che per l’epoca erano un gran bel risultato – lontani certo dai numeri di Pirati dei Caraibi, ma non si può sempre puntare al miliardo. Tuttavia, Disney aveva perso interesse: lo star power di Cage si era indebolito parecchio, la major iniziava a guardare verso altri lidi (i cinecomic Marvel), e soprattutto National Treasure è difficilissimo da rielaborare in un’attrazione per Disneyland, cosa essenziale per Topolino.

Ormai però lo sappiamo, siamo nel periodo della nostalgia e del ritorno di brand del passato. Lo abbiamo visto con Tron, Ghostbusters, Jurassic Park e così via, e le speranze del produttore Jerry Bruckheimer di riportare in vita National Treasure hanno fatto il resto. Mentre un ritorno al cinema è ancora in forse, con il terzo film che è più di una semplice ipotesi, sbarca su Disney+ Il Mistero dei Templari: La serie, appunto una serie spin-off della saga cinematografica che riporta nelle atmosfere di questo comunque intrigante universo narrativo fatto di cacce al tesoro e pericoli di ogni tipo.

La ripartenza con questi primi due episodi, a dire il vero, non è particolarmente brillante, lasciando la sensazione di una sceneggiatura pensata inizialmente per un film ma diluita successivamente per adattarsi al formato delle serie TV. La storia parte da una premessa molto semplice: Gates non è l’unico cacciatore di tesori al mondo, e anzi esistono molte altre ricchezze da scovare nei luoghi più remoti del pianeta. Il ritorno di Harvey Keitel nei panni dell’ex-agente Peter Sadusky è il ponte di collegamento ideale (il personaggio ha sempre dimostrato di sapere più di quanto non facesse trasparire) con l’universo narrativo dei film, ed è da lui che parte questa nuova caccia al tesoro da parte dei giovanissimi protagonisti.

Più che una serie spin-off, Edge of History appare infatti come una sorta di legacyquel, un prodotto cioè incentrato su una nuova generazione che dovrà prendere il posto dei precedenti protagonisti più ingombranti – un’operazione alla Ghostbusters: Legacy, tanto per intenderci. Operazione che, per ora, non possiamo ancora delineare come riuscita oppure no, ma che ricalca prodotti già visti, anche in termine di personaggi e cliché: una protagonista forte e determinata, lo scettico che inizialmente non crede al tesoro, il villain che agisce neanche troppo nell’ombra (elemento che National Treasure ha sempre avuto), il grande complotto pronto per essere rivelato, e così via. In fin dei conti, Edge of History sa di ritorno a casa per le atmosfere e i temi in gioco, a partire anche dalla colonna sonora realizzata ancora una volta da Trevor Rabin che riprende i brani fin troppo presenti nei due film – in Book of Secrets non passava secondo senza una musica di sottofondo…

Abbastanza impalpabile, in questo momento, il contributo dei comprimari. I primi due episodi della serie sono troppo occupati a spiegare il background di Jess (Lisette Alexis), tutto sommato brava a calarsi nei panni della giovane avventuriera (anche se le avventure per ora sono poche), ma a conti fatti gli elementi di cui discutere sono davvero troppo pochi al momento.

Non si può neppure parlare di problemi di ritmo, in quanto entrambi gli episodi procedono molto lentamente senza cambi di rotta concedendosi tantissimo tempo, per non dire tutto, per spiegare quale sarà il ruolo di ogni personaggio all’interno della storia. Se il buongiorno si vede dal mattino, dunque, Edge of History non lascerà il segno, ma attenzione: nel finale del secondo episodio arriva finalmente il primo elemento di rottura dello status quo, e da qui speriamo che la serie possa aumentare la sua vivacità…

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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