Home Cinema Only Murders in the Building 3, la recensione: the show must go on

Only Murders in the Building 3, la recensione: the show must go on

Only Murders in the Building è una delle migliori serie tv degli ultimi anni. Questo è innegabile, è sotto gli occhi di tutti ed è evidente anche solo osservando cosa Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez sono riusciti a fare in termini di cast coinvolto, con nomi sempre più grandi che si interessano a far parte dello show man mano che passano le stagioni e aumentano i misteri.

E in questa terza stagione, che per la prima volta porta il mistero lontano, ma non troppo, dall’Arconia, c’è spazio per almeno un paio di grandi nomi (più un’altra sorpresa che non rovineremo). Maryl Streep, ad esempio, che entra nel cast nel ruolo di Loretta Durkin, ma anche Paul “Ant-Man” Rudd nei panni dell’attore Ben Glenroy, anche detto “il mistero da risolvere”. Eh sì, dopo due casi all’interno dell’edificio che ha fatto da sfondo alle prime stagioni, Only Murders in the Building 3 riprende esattamente da dove si era interrotta la seconda, e per tutti gli otto episodi gli spettatori restano col fiato sospeso di fronte a una sola domanda: chi ha ucciso Bel Glenroy?

Le indagini di Charles, Oliver e Mabel riprendono quindi in maniera naturale, proprio come se ormai quella degli omicidi e dei casi da risolvere sia una tradizione. E ancora una volta, come sempre è accaduto in questa brillantissima commedia gialla che gioca a fare il filo a Poirot, Cluedo e Cena con Delitto, il mistero si intreccia con le vite dei tre protagonisti, con i loro sogni e i loro amori, riservando sorprese continue. Dopo Charles e Mabel, rispettivamente coinvolti in prima persona nella prima e nella seconda stagione, è ora il personaggio di Martin Short a finire al centro dell’attenzione, in un vero e proprio palcoscenico che, in realtà, porta più problemi che altro.

Il grande ritorno alla regia di Oliver Putnam, regista ormai decaduto che ha ritrovato la popolarità proprio con il podcast degli omicidi, coincide infatti con la morte (o forse no…?) di Ben Glenroy, star del suo spettacolo per Broadway. I principali indiziati? Tutti, dai co-protagonisti alle comparse, da attori che per la prima volta stanno calcando il palcoscenico delle grandi occasioni dopo una vita in secondo piano a produttori spietati che guardano al profitto, senza dimenticare fratelli invidiosi, fan ossessionati e molto altro ancora. Le piste sono sempre tantissime, e se la polizia proprio non riesce a trovare il bandolo della matassa, devono pensarci i nostri eroi. Anche perché, come si suol dire, the show must go on: non sarà certo un omicidio a frenare i sogni di gloria di Oliver Putnam…

Quello che ha sempre funzionato di Only Murders in the Building è stata la capacità di estrapolare il meglio da ogni situazione, gettare personaggi imprevisti e imprevedibili in un calderone di storie e intrecci narrativi di rara bellezza per un prodotto televisivo, il tutto spesso limitandosi a pochi ma intelligenti ambienti. I tre protagonisti, poi, continuano a vivere le loro vite, e come sempre proprio sui personaggi la serie riesce a dare il meglio, senza dimenticare ovviamente il nocciolo della questione.

Arrivare alla fatidica risposta che riguarda la morte di Ben Glenroy è un percorso affascinante, ricco di grandi sorprese e continui ribaltamenti, ma perfettamente ragionati. La conclusione del terzo podcast dei tre imprevedibili detective è un altro appuntamento immancabile per gli amanti del giallo, e il vero colpevole, fino all’ultimo, non mostrerà le sue carte. E proprio come un grande puzzle da ricomporre, è sempre stupendo osservare e ricordare tutti i vari indizi che vengono alla luce nel corso delle indagini, il tutto mentre le vite dei tre proseguono tra nuove relazioni, musical improbabili e sconvolgenti rivelazioni.

La terza stagione, pur perdendo un po’ di quella magia che solo l’Arconia e i suoi caratteristici abitanti sapevano dare, rappresenta un’altra grande conferma per una delle serie più brillanti degli ultimi anni, e prodotto di punta di Hulue  Disney+. È forse un caso se nel giorno del finale di stagione la serie è stata rinnovata per una Stagione 4? No, affatto, e anzi il clamoroso cliffhanger finale di questa terza ondata di episodi apre a una prospettiva pericolosa ma molto intrigante.

Caro Topolino, meno National Treasure: Edge of History e più Only Murders in the Building, grazie.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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