Home Cinema The Last of Us 1×09, recensione del finale di stagione: “Look for the light”

The Last of Us 1×09, recensione del finale di stagione: “Look for the light”

Le premesse c’erano tutte, ma per quanto potessimo ritenerci più che speranzosi verso questo progetto, non si può mai avere la certezza che tutto vada per il verso giusto prima di aver assistito all’episodio finale. Con la nona puntata però, la serie tv HBO The Last of Us termina la sua prima brillante stagione, fugando ogni nostro dubbio.

Tiriamo le conclusioni in questa recensione dell’episodio finale, il nono, intitolato “Look for the light”.

Nascite e rinascite

Dopo aver deviato su differenti binari per mostrarci vite passate e persone incontrate lungo la via, la narrazione torna inevitabilmente tutta su Ellie (Bella Ramsey) e Joel (Pedro Pascal), due estranei che hanno imparato a conoscersi e a convivere durante un viaggio che ha profondamente cambiato entrambi. Curioso come i ruoli si siano invertiti: Joel ha dovuto abbandonare la sua corazza impenetrabile per dare spazio a nuove priorità: proteggere Ellie, aiutarla a guadagnarsi una vita migliore e a superare i suoi traumi.

Ellie, di contro, è diventata taciturna, persa nei pensieri. La sua fanciullezza è svanita lasciando spazio alla parte più dura e disillusa di lei (d’altronde, è questo che fa la violenza). Joel non può che starle vicino, ora che il loro rapporto si è evoluto, ma l’unica cosa che muove Ellie è una ferma determinazione: dopo aver visto tanto, dopo aver sofferto tanto, raggiungere l’obiettivo significa dare un senso all’orrore vissuto. Come darle torto?

L’episodio inizia con un breve ma intenso flashback (che ci ha ricordato non poco i parti traumatici di un’altra serie tv HBO, House of the Dragon) incentrato sulla nascita di Ellie: una bambina dal destino segnato, anche se come spesso accade gli effetti più insperati nella vita nascono dalla casualità.

Questo piccolo approfondimento rappresenta in realtà una grande rivelazione anche per i videogiocatori (le ragioni dell’immunità di Ellie non sono mai state così chiare). Inoltre ci ha fatto davvero piacere ritrovare, dopo Troy Baker, anche Ashley Johnson in questa trasposizione: serie tv e videogame sono più che mai vicini in un finale che è, di fatto, la riproduzione quasi perfettamente 1:1 dell’opera videoludica di Naughty Dog. C’è la scena delle giraffe, c’è il raptus omicida, c’è quel finale così perfettamente sospeso e in più c’è anche una piccola, graditissima e commovente aggiunta: la silenziosa ammissione di un uomo la cui vita è stata completamente ribaltata da una ragazzina intelligente.

Una questione di egoismo

Il finale del primo The Last of Us è sempre stato qualcosa di perfettamente calibrato, la rappresentazione di un modo di narrare pieno, intenso, pregno di sentimenti ma povero di parole. Questa scrittura è stata preziosa per la costruzione di personaggi umani e credibili ed è, fortunatamente, stata rispettata con cura anche nella trasposizione della serie tv, che ha scelto una dimensione più intima rischiando tuttavia di risultare sottotono per tutti coloro che non conoscono il mondo di The Last of Us (e per chi si aspettava una storia pregna d’azione e di zombie da sbudellare).

Questo nono episodio ci è effettivamente sembrato affrettato nella sua parte clou, come se fosse tutto un po’ troppo semplice dal punto di vista dell’azione: dopo tanto tempo raggiungiamo le Luci ma non vediamo nulla del loro rifugio, non c’è modo di comprendere chi abbiamo davanti e in un istante è tutto finito. Inevitabilmente ci viene da pensare che l’episodio sarebbe potuto durare di più (50 minuti scarsi è dannatamente poco!). Nonostante queste perplessità, il finale di stagione non si è risparmiato per quanto riguarda la sfera emozionale e la fedeltà all’opera originaria. Il messaggio chiaro, lampante, che ci ha sempre affascinato resta qui intatto e alla portata di tutti coloro che sanno ascoltare.

Cinicamente parlando, non si tratta altro che di egoismo. Se ci si sforza di guardare sotto la superficie però (e The Last of Us abitua lo spettatore a farlo, in continuazione), si scopre un mondo decisamente più complesso di così: dopo aver perso ogni ragione di vita, Joel si ritrova sorprendentemente davanti a un nuovo motivo per lottare, a un affetto e a una sintonia così grandi da spazzare via anche i muri di un uomo che per anni ha vissuto odiando il mondo. A quel punto si farebbe davvero qualsiasi cosa pur di non soffrire ancora, anche sacrificare tutto il resto per salvare quell’unica persona che merita di essere salvata. Tutti i personaggi di The Last of Us sono buoni e cattivi allo stesso tempo, sbagliano e sono nel giusto allo stesso tempo, ed è questo che li rende interessanti.

Tirando le somme, l’adattamento HBO di The Last of Us è ciò che inizialmente ci aspettavamo: una trasposizione fedele che offre diversi approfondimenti gustosi, qualche variazione sul tema, ma che di fatto rimane rispettosa dell’opera originale. Si tratta di un grandissimo pregio, che però ci lascia con il desiderio di volere ancora di più dalla prossima (già confermata) stagione: siamo soddisfatti ma vorremmo che in futuro si riuscisse ad avere ancora di meglio, più azione, più nemici, più personaggi di spessore, più vite che si intrecciano, più approfondimenti su quel mondo che già abbiamo imparato ad amare pad alla mano.

Le prime anticipazioni sulla seconda stagione di The Last of Us sembrano in parte confermare che l’idea è proprio quella di proseguire con ancor più coraggio. Chi ben comincia è a metà dell’opera, solitamente, e questo inizio di sicuro non ha deluso.

Non ci resta che ringraziarvi per essere stati con noi!

Di seguito tutte le altre recensioni dei vari episodi:

Scritto da
Chiara Ferrè

Ciao, sono Chiara. Cresciuta a pane, Harry Potter e Final Fantasy, ho da sempre una grande passione per la narrazione in tutte le sue forme. Cerco campi di battaglia, magici cappelli, lucertoloni volanti. Ho una penna e non ho paura di usarla.

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