Home Videogiochi Da Syphon Filter a Days Gone, tutta la storia di Sony Bend Studio | Speciale

Da Syphon Filter a Days Gone, tutta la storia di Sony Bend Studio | Speciale

Cosa vi viene in mente se nomino una serie ultra-popolare come Uncharted, un popolare FPS come Resistance, un classico del passato come Syphon Filter e un tripla A parecchio atteso come Days Gone? Cos’hanno in comune tutte queste quattro voci? Una e una sola cosa: Sony Bend Studio.

La software house con sede a Bend, in Oregon, ha una storia fatta di grandi successi e idee innovative che forse non tutti conoscono. Oltre a lavorare su IP completamente inedite, come appunto il prossimo Days Gone che verrà lanciato in tutto il mondo dal 26 aprile, Sony Bend Studio ha infatti lavorato per molti anni ad alcune celebri serie di successo del colosso nipponico, espandendo le proprie possibilità e gli orizzonti dei vari franchise.

L’occasione per parlarvi un po’ della storia di questo studio americano capita a fagiolo con la nostra prima prova di Days Gone, organizzata agli inizi di marzo e della quale vi abbiamo potuto parlare proprio pochi giorni fa. C’è materiale di ovvio dibattito nella nostra anteprima, ma siamo abbastanza fiduciosi conoscendo appunto la SH di cui stiamo parlando. La domanda è abbastanza semplice: cosa ha fatto Bend Studio in passato per meritarsi la nostra fiducia e la speranza in un titolo potenzialmente fondamentale nella line up di PS4 come Days Gone?

GLI ESORDI

Oggi lo studio si chiama Sony Bend Studio, risiede in Oregon ed ha un alto numero di dipendenti, oltre 100. Come John Garvin ha svelato proprio nel corso dell’evento tenutosi a Milano pochi giorni fa, per presentare alla stampa il nuovo Days Gone a meno di due mesi dal lancio, la collaborazione e la fiducia che Sony ha riposto in questo studio sono state fondamentali per la sua crescita. Nessuno, a detta di Garvin, ha mai creduto nelle idee dello studio, tranne Sony.

Uno studio la cui storia inizia però con un altro nome e molti anni fa, precisamente nel 1993. Due importanti personalità di spicco di Infocom, Mark Blank e Mike Berlyn, decidono infatti di ampliare i loro orizzonti, e di abbandonare ciò che aveva dato loro la popolarità. A Infocom, e ovviamente anche a Blank e Berlyn, si deve infatti la creazione a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 di Zork, una delle avventure testuali più importanti della storia e capace di rivoluzionare, grazie alla sua particolarità e innovazione, un genere intero. In Zork, infatti, Infocom inserì un parser, un processo di analisi di numerosi dati che permetteva di gestire e impartire ordini grazie alla scrittura di un testo, cosa che poi divenne comune nelle avventure testuali degli anni successivi.

Comunque, nel 1993, dicevamo, Blank e Berlyn si separano da Infocom, per fondare la nuova Blank, Berlyn and Co. Il nome non brillava certo per originalità e fantasia, e infatti dopo poco, quando i due fondatori decidono di andare a lavorare sul crescente mercato delle console e dei giochi più complessi per PC, ecco che lo studio cambia repentinamente nome in Eidetic. Un nome che probabilmente i più anzianotti di voi hanno già sentito e ricordano molto bene, probabilmente però non per quello che fu il loro primo vero lavoro. Nel 1997 la software house riesce infatti a pubblicare il suo primo videogioco, Bubsy 3D, in esclusiva per PlayStation. Sequel di un’apprezzata serie platform apparsa negli anni precedenti su altre piattaforme ma che non riuscì mai ad emergere (Mario, Crash Bandicoot e Sonic erano inarrivabili, e di lì a poco anche Spyro avrebbe conteso il titolo di mascotte più conosciuta), Bubsy 3D fu però un esordio completamente da dimenticare per Eidetic.

Il gioco, a differenza delle prime apparizioni di Bubsy, entrava nel mondo del 3D, ma lo faceva in maniera terrificante: graficamente era anche accettabile, ma i controlli erano odiosi, il gameplay inefficace, e tutto il progetto dava l’idea di qualcosa che non aveva un minimo di personalità. Insomma, un disastro su tutta la linea, tanto che spesso il gioco figura nelle classifiche dei peggiori videogiochi di sempre. Fortunatamente, Eidetic non restò a crogiolarsi nel dolore, e anzi si rimboccò le maniche per rivalutare l’immagine della società agli occhi del mondo. Un’operazione non facile, ma di successo. Perché dalle loro menti, da quelle stesse menti che avevano partorito Bubsy 3D (incredibilmente, oserei dire), verrà partorito uno dei franchise più iconici di sempre del mondo PlayStation: Syphon Filter.

LA CONSACRAZIONE

Dopo un paio d’anni di lavoro, con lo studio che si “ingigantì” (si passò dagli 8 sviluppatori originali ai 13 dopo Bubsy 3D), nel 1999 PlayStation accolse quello che divenne uno dei suoi titoli più celebri e celebrati, Syphon Filter, uno sparatutto stealth in terza persona caratterizzato da una trama ricca di colpi di scena e grandi intrighi internazionali, che strizzava l’occhio a film come 007 e altri classici thriller e spy story del cinema. Il Syphon Filter, che da il nome al gioco, è un’arma batteriologica molto potente sviluppata da un gruppo terroristico che minaccia di far scoppiare una terza guerra mondiale.

Da quella che era forse apparentemente una banale idea, presentata a Sony con un solo foglio che parlava in modo caotico del gioco, nacque appunto l’opera che rese grande Eidetic, e la serie che ancora oggi è desiderata in tutto il mondo. Lo sviluppo di Syphon Filter non fu affatto facile. Gli sviluppatori hanno dichiarato più volte che il lavoro fu costellato di rinvii, reboot del progetto, ed è probabile che anche Sony, indispettita dai ritardi, avesse perso la pazienza con i diretti interessati costringendoli ad accelerare i tempi (due anni per un gioco, a quell’epoca, erano un lasso di tempo molto grande, forse fin troppo grande).

Il successo di Syphon Filter nel 1999, però, permise a Eidetic di riacquistare la totale fiducia di Sony, che commissionò subito i lavori successivi. Ormai la software house aveva trovato la sua dimensione, e il colosso giapponese decise di farli continuare per questa brillante strada tracciata con il primo gioco e che continuerà per parecchi anni. Imparato il procedimento e superati gli ostacoli, Eidetic inizia a macinare successi. Nel 2000, sempre sulla stessa console, arriva Syphon Filter 2, e il successo del sequel sancisce un nuovo step per la storia dello studio: Sony decide di acquistare Eidetic, e cambia il nome, sempre nel 2000, in Sony Interactive Entertainment Bend Studio, come è appunto conosciuto oggi. Da lì al 2007, la software house continua ad espandere l’universo della sua serie, con tante soddisfazioni. Nel 2001 Syphon Filter 3 chiude la trilogia originale della saga su PS One, e successivamente arriva il momento del salto generazionale: tra il 2004 e il 2007 arrivano tre sequel, nell’ordine Omega Strain, Dark Mirror e Logan’s Shadow.

Con il passare degli anni, però, l’appeal di Syphon Filter si affievolisce. La qualità non risente del tempo che passa, ma il pubblico è evidentemente cambiato e forse stanco del franchise. Per questo, sempre nel 2007, in concomitanza con l’uscita di Logan’s Shadow, viene lanciato anche lo spin-off multiplayer Syphon Filter: Combat Ops, per PSP, ancora oggi l’ultimo gioco della serie. Per Bend Studio, che arrivava da molti anni di successi, arriva il momento di rivedere le proprie strategie.

IL POST-SYPHON FILTER

Dopo essere stati per quasi 10 anni su Syphon Filter, Bend Studio decide di cambiare. Restare sempre legati a Sony, ma cambiare modo di lavorare e obiettivi, tra i quali quelli di collaborare con altri studi invece di progettare una nuova IP. Quando la sua serie madre iniziò a mostrare segni di cedimento, infatti, la software house pensò bene di lasciarla al giusto pensionamento che si meritava, anche se al giorno d’oggi molti giocatori ne chiedono a gran voce un ritorno come già avvenuto con Crash Bandicoot e Spyro. Tra questi ci siamo anche noi, specifichiamo.

Ma torniamo a Bend Studio, che come dicevamo abbandona Syphon Filter per lavorare ad alcuni spin-off di celebri franchise di casa Sony. Nel 2009 tocca a Resistance: Retribution, che su PlayStation Portable riuscì con ottimi risultati (non finanziari, quanto di critica e pubblico) a portare la serie sparatutto di Insomniac Games che aveva fatto faville sulla sorella maggiore, PS3. Avendo già lavorato su PSP, Bend Studio aveva la dimestichezza necessaria per convertire un FPS in versione portatile. Operazione compiuta, tanto da convincere Sony ad affidare a Bend Studio l’arduo compito di un altro spin-off portatile. Questa volta, però, il compito sarebbe stato doppiamente difficile.

Se per Resistance: Retribution si parlava della versione portatile di un brand su una console ormai destinata al ciclo finale, per il gioco successivo le aspettative erano invece di ben altra caratura. Sony si preparava a lanciare sul mercato PlayStation Vita, la seconda piccola console del colosso giapponese, e nel farlo voleva una line-up iniziale di grande impatto. Nacque così l’idea di affidare a Bend Studio lo sviluppo di Uncharted: Golden Abyss, il primo spin-off della serie action adventure di Naughty Dog che trascinò le vendite di Vita nelle prime settimane dal lancio nel 2012. Il gioco riusciva nel difficile compito di trasportare l’esaltante esperienza delle avventure di Nathan Drake su PS Vita, console che grazie alla sua potenza riusciva a proporre inoltre un grande comparto tecnico. A distanza di anni, Golden Abyss è probabilmente ancora oggi la miglior esclusiva PS Vita (insieme forse a Gravity Rush e Killzone: Mercenary), che avrebbe potuto avere fortuna maggiore se Sony avesse meglio supportato la sua piccola console.

Sappiamo tutti come è andata: lanciata in quell’anno, a distanza di solo un anno non vi era più tracce di esclusive all’orizzonte, e gli sforzi sembravano tutti rivolti verso la futura PS4. Vita continuerà a macinare vendite specialmente in Giappone, mentre Bend Studio, dopo un ulteriore spin-off dal titolo Uncharted: Fight for Fortune (un gioco di carte, niente a che vedere con Golden Abyss o con gli altri capitoli della serie), decise di ritentare la via di un successo completamente inedito. Con il solito benestare di Sony, che ormai conosceva e amava il modo di lavorare dello studio, ecco che le menti della software house partoriscono quello che poi verrà chiamato Days Gone, la nuova esclusiva PS4 in arrivo il 26 aprile. Presentato ufficialmente nel giugno 2016, durante lo showcase dell’E3, Days Gone è qualcosa di completamente differente da quanto fatto finora dallo studio, non solo per i temi affrontati ma anche per il concept, quello di un open world liberamente visitabile. Sarà un nuovo successo targato Bend Studio?

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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