Indika | Recensione

La storia di una donna forte, un’avventura sovversiva, multi-meta-stratificata, guidata dalla coscienza di una suora alla ricerca di azione e risposte. Così gli Odd Meter descrivono la loro seconda opera indipendente, distribuita da 11 Bit Studios e ora disponibile su Steam. Una produzione dalla forte impronta narrativa che affonda i denti in una spanna di 100 anni di cinema, da Dreyer a Oz Perkins, passando per la letteratura classica della Russia ottocentesca e immersa in una combinazione di vari generi videoludici.

Qual è il peso specifico di un peccato?

Siamo in una Russia alternativa dalle tinte steampunk nel XIX Secolo mentre prendiamo i panni della giovane suora Indika, intenta nelle mansioni quotidiane della vita di convento: riempire le riserve d’acqua dal pozzo, consegnare le patate per la cena, parlare col diavolo, ricevere l’ostia e così via. La giovane donna appare subito terribilmente inadatta alla clausura, disprezzata dalle altre suore e costantemente in discussione dei dogmi e delle mansioni clericali, e la voce beffarda del demonio nella sua testa, insieme alle frequenti allucinazioni, non aiutano nel dissipare i suoi dubbi e vivere pacificamente.

Ma Indika fa del suo meglio e va avanti stoicamente, nella speranza che la fede e la sua clausura volontaria portino un giorno il diavolo a smettere di parlarle. L’occasione per redimersi si presenta quando la monaca viene incaricata di consegnare un’importante lettera al prete di un monastero vicino. Nel suo pellegrinaggio dovrà resistere alla tentazione di leggere il contenuto della misteriosa missiva, mentre per un caso fortuito un detenuto appena evaso la salverà da un’aggressione, diventando così il suo compagno di viaggio e ponendo ulteriori crepe nella fede della donna. Insieme verranno a conoscenza dell’esposizione di una reliquia sacra in grado di curare i mali del corpo e dello spirito, portando Indika ad affrontare il dilemma di abbandonare la sua missione per tentare di venire sanificata dalla presenza demoniaca grazie all’artefatto.

Come si quantifica il peso di un peccato? Uccidere una persona è mille volte peggio che non consegnare una lettera importante? E se un postino dovesse perdere il suo sacco con tutte le lettere, sarebbe automaticamente equiparabile a un assassino? Nel suo viaggio Indika troverà le risposte alle sue domande, scoprendo forse di conoscerle già e avere paura di ammetterlo.

Il passato si rivela attraverso flashback rappresentati con mini-giochi in pixelart, ricordando le tematiche di Jeanne D’Arc e Delitto e Castigo e attraverso l’uso di primi piani e ampie aperture angolari che distorcono il mondo intorno a Indika, alla maniera vista al cinema in Gretel e Ansel o nel più recente Povere Creature. Il gioco mette in scena delle importanti ambizioni registiche che restituiscono visivamente il suo tratto unico e distintivo, in una trama costantemente in crescita fino al suo freddo finale. Forse anche la compagnia del diavolo è preferibile alla solitudine?

Nun-simulator

Essendo alla base un gioco di avventura in terza persona, Indika introduce sporadicamente (perlopiù durante i flashback) alcune sezioni con mini-giochi in 2D, che vanno dal platform ai giochi di corse, passando per i puzzle-game. Tali sezioni tuttavia sono estremamente brevi e si contano sulle dita di una mano, finendo per risultare poco più che riempitivi. I collezionabili presenti durante l’esplorazione (fonte di punti esperienza per salire di livello e costruire la propria build) sono, per stessa ammissione del tutorial, completamente inutili e un mero vezzo estetico, eccezion fatta per le note descrittive che li accompagnano (ma anche queste di scarsa rilevanza).

Certo, si può discutere di come questo sia una rappresentazione della futilità delle tribolazioni alla quale si sottopone Indika, ma l’elemento di gameplay (ovvero la sua assenza) non calca fino in fondo su questo aspetto, pur rimanendo un tentativo interessante di fondere gioco e messaggio. Pertanto il focus rimane sulla narrazione, che anche mediante l’utilizzo di piccoli enigmi ambientali e un paio di sezioni di fuga si assesta appena intorno alle 4 ore di longevità.

Aspetto tecnico

Tenendo in considerazione che si tratta di una produzione indipendente e relativamente a basso costo, Indika impressiona a un primo sguardo per aspetto visivo e sonoro. Pur non essendo di fronte a qualcosa di eclatante dal punto di vista meramente tecnico, l’elevata cifra stilistica regala costantemente un alternarsi di scorci piacevoli allo sguardo e cupe scenografie industriali. Benchè le prestazioni siano nel complesso soddisfacenti, è presente non di rado del fastidioso stuttering dovuto alla compilazione degli shader, che si presenta al caricamento di ogni nuova sezione e anche in alcune cutscene a prescindere dalla configurazione PC.

Particolare menzione alla qualità dei due doppiaggi selezionabili (russo e inglese), con le ottime prestazioni del trio che compone il cast principale, così come è degna di nota la colonna sonora dallo stile retro-bit.
Trattandosi di un gioco incentrato sulla storia è doveroso precisare l’assenza della lingua italiana anche nei testi e nei sottotitoli, e l’elevata mole di dialoghi che si presenta nel corso dell’esplorazione richiederà una buona dimestichezza quantomeno con l’inglese.

Ringraziamo 11 bit studios per il codice review fornitoci.

7.8
Review Overview
Riassunto

Di breve durata ma dal ritmo solido e lo stile unico, Indika lascerà soddisfatto chi è in cerca di un racconto originale nel panorama delle avventure narrative, non riuscendo tuttavia a realizzare completamente le ambizioni di un opera che poteva dare di più sotto l'aspetto ludico.

Pro
Registicamente ambizioso e ricercato Doppiaggio eccellente Visivamente unico
Contro
Durata risicata Gameplay appena accennato
  • Concept & Trama8.5
  • Gameplay 6
  • Comparto Artistico9
  • Comparto Tecnico7.5
Scritto da
Matteo Filigheddu

Giocatore PC di vecchia data, appassionato di avventure grafiche ed RPG. Tra un gioco e l'altro mi interesso di cinema, fitness, calcio e letteratura.

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