Home Videogiochi Recensioni [Recensione] Spyro Reignited Trilogy – Volare, oh oh! Bruciare, oh oh oh oh!

[Recensione] Spyro Reignited Trilogy – Volare, oh oh! Bruciare, oh oh oh oh!

Sono passati tanti, troppi anni da QUELLO Spyro. Quel giovane, piccolo, sbarazzino draghetto viola del Mondo dei Draghi che svolazzava a destra e a manca in caccia di gemme e di tutto quello che poteva servire per aiutare i propri simili, da magici cristalli contenenti interi draghi imprigionati, a uova e sfere per aprire portali dimensionali verso regni sconosciuti. Un ventennio ci separa da quel 1998, quando Insomniac Games, allora una giovane software house rapidamente entrata nel mondo dei grandi, sforna la prima avventura di quella che diventerà da subito un’icona della prima PlayStation, seguita nei due anni successivi da altrettanti sequel di alto livello. Un ventennio che ha visto nascere tante altre storie per Spyro e tante altre diverse incarnazioni, come la versione Legend e quella Skylander, ma la verità è che, come per Crash Bandicoot, i ricordi e la qualità della trilogia classica sono ancora oggi imbattibili. E dunque eccoci qui a commentare quella che è un'”operazione nostalgia” della stessa portata dell’apprezzatissima N. Sane Trilogy, questa volta ad opera dei Toys for Bob. Spyro Reignited Trilogy riesuma la celebre trilogia originale delle avventure di Spyro e ce la riconsegna ricostruita da zero, proprio come se i vari titoli fossero stati sviluppati al giorno d’oggi. Inutie dire che, cavalcando anche la sempreverde onda della nostalgia, la trilogia di Toys for Bob sia al contempo un omaggio alla grande icona e un grande esempio di come sia possibile oggi, nel 2018, far rivivere al meglio opere di un tempo ormai molto lontano.

Versione provata: PlayStation 4.

LA FIAMMA SI RIACCENDE

Fa un certo effetto riprendere in mano tre titoli che hanno inevitabilmente segnato l’infanzia (o l’adolescenza) di gran parte di coloro che hanno mosso i primi passi nel mondo dei videogiochi tra gli anni ’80 e ’90. Spyro, con il suo fare un po’ arrogante ma sempre positivo, diventava rapidamente una mascotte di PlayStation cavalcando l’onda dei suoi successi, che rispondono ai nomi dei tre giochi completamente restaurati da Toys for Bob in questa edizione: Spyro the Dragon, Spyro 2: Gateway to Glimmer (altresì chiamato Ripto’s Rage in altri territori) e Spyro: Year of the Dragon. Tre indimenticabili giochi di un tempo ormai lontano, ma gli sviluppatori di questo riuscitissimo remake si sono dimostrati abili nel preservare l’antica magia pur portandola in un mondo videoludico completamente diverso.

Al pari di quanto fatto da Vicarious Vision con Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy, Spyro Reignited Trilogy rappresenta un remake puro e perfetto dei tre titoli citati pocanzi. I ragazzi di Toys for Bob hanno mosso i medesimi passi dei loro colleghi, studiando a fondo le ambientazioni, i colori e la fisica dei giochi originali e riproponendoli in una chiave completamente nuova, mossi dal sempre apprezzato Unreal Engine e da una art direction sublime. L’impatto è straordinariamente posivito sin dalle prime battute di Spyro the Dragon, quando il giovane draghetto, unico rimasto della sua specie dopo che il perfido Nasty Norc ha imprigionato i suoi simili in cristalli, si ritrova a correre per le praterie del Mondo degli Artigiani e a cercare un modo per rimettere le cose a posto. I fili d’erba che si spostano al passaggio del simpatico protagonista, gli scagnozzi di Norc che si muovono goffamente tra le colline per sfuggire al soffio infuocato di Spyro, le alte torri in blocchi di pietra realizzate dai draghi artigiani. La ricostruzione degli ambienti e dei personaggi da parte di Toys for Bob è perfetta, un omaggio fedele al 100% al suo originale, che mai, neanche per un attimo, accenna a perdere di vista l’obiettivo: quello di restituire al giocatore un colpo d’occhio da sbalordire.

Del resto, l’intento degli sviluppatori era chiaro. Quello che da bambini immaginavamo, guardando quegli ammassi di poligoni e pixel che erano i personaggi e i mondi che esploravamo, oggi deve avere una forma e delle connotazioni ben precise, le stesse che le nostre menti sognavano. La direzione artistica, difatti, punta proprio verso questa direzione. Gli artisti che hanno lavorato al restauro non si sono limitati al copia/incolla, ma ad una reimmaginazione completa e a tratti radicale di alcuni elementi chiave che fanno capire l’amore degli sviluppatori per questo mondo. Prendiamo ad esempio il livello, sempre in riferimento al primo gioco della trilogia, nel quale affrontiamo Tosto, lo scagnozzo messo da Norc a guardia del Mondo degli Artigiani. Il castello nel quale risiedono i compari di Tosto pullula di quadri realizzati dai draghi di questo mondo, artigiani dediti alla pittura, alla cucina, alla scultura, i cui connotati, nella Reignited Trilogy, ci vengono mostrati e amplificati notevolmente rispetto al passato. Quelli che prima erano draghi tutti uguali, a parte forse colore e stazza, ora sono personaggi secondari con un’anima, con passioni, con i propri abiti, lavoro e personalità. Seppur il loro contributo alla nostra storia sia praticamente nullo, e i secondi a loro dedicati siano pochissimi, la grandezza del lavoro svolto si vede anche da questi piccoli dettagli. Ogni luogo pulsa ora di una vita e una rigogliosità incredibile, Spyro è uno spettacolo di rara bellezza sotto questo punto di vista.

DRAGHI, TALISMANI E UOVA

Il grande cammino che Insomniac Games fece fare alla sua creatura lo si percepisce notevolmente anche qui, nella Reignited Trilogy. Il primo Spyro the Dragon, ad esempio, è un platform 3D molto tradizionale e con poche scappatoie, capace di essere completato in una manciata di ore e dove la storia fa solo da sfondo a quelle che sono le avventure del draghetto, l’unico e solo protagonista di tutto. Una struttura ludica che poteva andare bene negli anni ’90, ma che oggi, riguardo il primo capitolo, sente forse un po’ la fatica e il peso degli anni. Le cose si fanno molto più interessanti in Spyro 2: Ripto’s Rage, dove la storia assume un ruolo centrale, viene data una estrema caratterizzazione ai mondi e ai comprimari, e ogni luogo visitato ha un’anima propria. Mentre nel primo gioco possiamo notare come le ambientazioni siano fortemente legate al mondo di appartenenza (Artigiani, Pacificatori, Stregoni e così via), in Spyro 2 e sequel ogni area ha la propria storia e soprattutto le proprie storie da raccontare, tra il mare di gemme e altri collezionabili da conquistare (Talismani e Sfere nel primo caso, Uova di drago in Spyro: Year of the Dragon). Anche i villain diventano fortemente carismatici: Ripto è un piccolo dittatore che sottomette gli stupidi Crush e Gulp per farne armi di conquista per il magico regno di Avalar, la Maga è invece una spietata creatura in cerca di vendetta e disposta a tutto per far tornare al loro splendore i Mondi Dimenticati.

Sebbene la struttura generale dei tre giochi non subisca variazioni, le cose da fare aumentano esponenzialmente mano a mano che passiamo dal primo al terzo capitolo, restituendoci la sensazione di una clamorosa evoluzione dal punto di vista ludico e anche artistico che forse in passato non tutti avevano notato. Complice soprattutto l’operato di Toys for Bob, che si è premurata di dare risalto e libero sfogo all’immaginazione plasmando nuovamente tutto ciò che vediamo, ora le terre dei draghi, Avalar e i Mondi Dimenticati pullulano di splendore, e trascorrere decine di ore a caccia anche di una singola maledetta gemma che sfugge ai nostri occhi, forse nascosta oggi da quei fili d’erba che prima erano solo una lastra verde sulla quale correva Spyro, è pura poesia.

Il lavoro di Toys for Bob non si è “limitato” allo studio artistico della trilogia, che già di per sé è stato un compito gigantesco ed egregiamente riuscito, ma ha anche lavorato sulla fisica del volo di Spyro e su alcune introduzioni che, senza snaturare il gameplay, lo ammodernano leggermente. Il quantitativo di animazioni è infatti indescrivibile, e tutte profumano di naturalezza e fluidità. Ci sono poi una serie di feature, come la rotolata verso destra e sinistra premendo R1 ed L1 ora inserita in tutti i giochi e prima limitata al primo capitolo, e l’inserimento di una sorta di viaggio rapido che consente l’accesso ai mondi semplicemente premendo sul touchpad e consultando la lista delle ambientazioni che abbiamo visitato, in modo da tornarci in pochi secondi senza dover ripercorrere tutti i nostri passi. Gli sviluppatori hanno, quindi, ricostruito da capo a piedi tutto quello che vedevamo, infuocavamo e ascoltavamo nella trilogia originale (la colonna sonora, a proposito, è perfettamente fedele, ed è inoltre possibile selezionare le musiche originali dal menù di pausa), in un risultato che rasenta la perfezione se pensiamo all’intento dell’operazione, e che si pone certamente al di sopra di quanto visto in N. Sane Trilogy del buon Crash. Solo due piccole negatività fanno abbassare l’entusiasmo del nostro resoconto: il sistema di controllo della carica di Spyro soffre, specialmente nel primo capitolo, di una certa macchinosità nei cambi di direzione rapidi, e la telecamera ne risente proprio come in passato, e lo stesso difetto lo si riscontra nelle fasi subacquee di Spyro 2 e Spyro 3. Fortuna che questi siano davvero i soli e unici difetti che siamo riusciti a trovare in questo immenso omaggio:non c’è nient’altro fuori posto.

PUNTI DI FORZA

  • 3 grandi platform restaurati da capo a piedi
  • È come se il tempo si fosse fermato
  • Art direction sublime

PUNTI DEBOLI

  • Ci fa sentire (splendidamente) vecchi
  • Qualche difettuccio nella gestione della telecamera durante la carica

Sono sincero, ero indeciso riguardo il giudizio conclusivo sulla trilogia restaurata del piccolo draghetto viola. Le opzioni erano due: Consigliato o Imperdibile, impuntandomi di valutare con grande attenzione l’efficacia di un gioco come Spyro nel 2018 e, ovviamente, l’operazione di ricostruzione dei Toys for Bob. Sarà forse l’effetto nostalgia, sarà un gameplay che, nonostante le mie perplessità iniziali, non è invecchiato male (con qualche asterisco sul primo capitolo), sarà che la direzione artistica è davvero qualcosa di fuori dal mondo e che fa sbavare: la scelta finale è caduta su Imperdibile, ed è lampante che sia così. Spyro Reignited Trilogy è un omaggio straordinario a questa grande mascotte degli anni ’90, un lavoro di ristrutturazione talmente certosino e bello da vedere che merita il giusto riconoscimento, ricordando peraltro che l’intera trilogia è in vendita a meno di 40€ in cambio di ore e ore di puro e spensierato divertimento. La fiamma di Spyro si è riaccesa, e brilla come non mai. Il futuro, per lui, potrebbe essere di nuovo roseo.

Ringraziamo Activision per il codice review di Spyro Reignited Trilogy.

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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