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Lezioni di Storia: Assassin’s Creed – Dalle Crociate all’America

Nella storia recente dei videogiochi, poche serie hanno avuto un impatto così devastante come Assassin’s Creed. Nata quasi per caso all’interno di uno dei numerosi studi sparsi in tutto il mondo di Ubisoft, la serie dedicata ad un millenario scontro tra Assassini e Templari ha saputo far breccia in centinaia di migliaia di giocatori, arrivando a contare ben 17 titoli tra capitoli principali e spin-off in poco meno di 10 anni di vita, ai quali si aggiungono romanzi, film, future serie TV e chissà quant’altro. Un lungo e apparentemente interminabile excursus storico della guerra tra le due fazioni, che a quanto pare ha influito  su tutti i principali eventi storici come la Rivoluzione Francese o le Guerre Mondiali. Ma come questa guerra ci è stata raccontata sino ad oggi? E soprattutto, come si è evoluta quella che nel 2007, anno del suo esordio, veniva definita come una serie dalle potenzialità immense?

IL PRINCIPE ASSASSINO

Non molti sanno che i primi concept di Assassin’s Creed (2007) risalgono addirittura al 2003, quando Patrice Désiletes, direttore creativo di Prince of Persia: Le sabbie del tempo, si mise al lavoro su un nuovo titolo della serie per Ubisoft Montreal. Il concept che Désiletes aveva in mente era particolare e apparentemente molto interessante, basato sulla società degli Asasiyun e al loro mentore, Hassan-i-Sabbah, che portavano a termine omicidi di particolari bersagli e figure politiche, religiose e di potere. Un gameplay action era quello che ci voleva, possibilmente con grandi mondi da esplorare come Ubisoft aveva realizzato già all’epoca (vedi Beyond Good & Evil, ad esempio) e che davano una grande libertà d’azione, agli sviluppatori e al giocatore.

Entrato in pre-produzione nel 2004 con il titolo provvisorio di Prince of Persia: Assassin (qui sopra potete vedere un rarissimo video concept), il gioco era pensato come il viaggio di un giovane principe a Gerusalemme che doveva essere necessariamente protetto dalla setta degli Asasiyun, con quest’ultimi che sostanzialmente rubavano la scena al protagonista. Forse fu proprio questo che, in quell’anno, fece abbandonare il progetto su ordine stessa di Ubisoft, non convinta dal concept per quello che rappresenta il Principe di Persia. Eppure, l’idea di Désiletes attirò su di sé le attenzioni di tutta la società, che spinse fortemente sul proseguo dello sviluppo di questo action open world per finire col creare una serie completamente nuova. Assassin’s Creed, appunto, questo il nome del gioco che nel 2007 finirà col creare una delle serie più vendute di sempre del panorama videoludico. A discapito, purtroppo, del buon vecchio Principe: tralasciando la dimenticabilissima apparizione di Prince of Persia: Le sabbie dimenticate e il (buon) reboot Prince of Persia del 2008, il brand risulta ancora oggi completamente fermo. E chissà quando potremo tornare a giocare con il tempo…

EDEN

L’idea crepuscolare di Désiletes riguardo una setta di Assassini si sviluppa a tal punto da creare una complessa e millenaria mitologia che ancora oggi continua nella serie. I protagonisti della guerra che ormai da tempo immemore va avanti sono le due potentissime fazioni degli Assassini e dei Templari, ognuno dei quali viene mosso da valori, convinzioni e credo differenti. L’Ordine Templare, ad esempio, vuole soggiogare l’umanità alla propria volontà, spacciando tale ricerca di potere con il bisogno di creare l’ordine con la forza. La Confraternita degli Assassini, al contrario, lottano contro i poteri forti per garantire all’umanità il libero arbitrio, agendo nell’ombra e scontrandosi con nemici inimmaginabili. È proprio questa una delle sostanziali differenze tra le due fazioni. Gli  Assassini evitano il più possibile di farsi notare e di segnalare la loro presenza, cosa della quale invece non si preoccupa minimamente l’Ordine Templare. Questi ultimi, nel corso della storia, allargarono i loro tentacoli su regnanti, imperatori, alti funzionari della società e persino in Vaticano. Il codice comportamentale dei Templari è inoltre lasciato molto libero alle interpretazioni, mentre quello degli Assassini si basa su severi dogmi che ogni fratello deve rispettare. Entrambi gli schieramenti, in guerra da secoli, si contendevano (all’epoca dell’inizio della serie) potentissimi manufatti appartenuti ad un’antica civiltà dei quali ancora oggi molti segreti restano celati, ma pronti a far esplodere i loro effetti proprio in quel momento storico. È il 2012, e, a quanto pare, il mondo sta per finire.

La misteriosa Mela dell’Eden.

È così che nel 2007 Ubisoft lancia Assassin’s Creed. Il primo di una lunga serie. Ambientato nell’epoca delle Crociate, il gioco era al tempo un piccolo gioiello di tecnica e dell’allora nuova generazione. Un open world, con una forte componente action ma che spinge il giocatore, per la natura stessa dei protagonisti Assassini, ad adottare approcci più tranquilli, pensati e silenziosi, facendolo immedesimare il più possibile in quello che avrebbe potuto essere un vero membro della Confraternita. In questo caso, Altair Ibn-La’Ahad, celebre Assassino del Medio Oriente e antenato di Desmond Miles. Una delle grandi intuizioni del team di creazione della serie fu infatti quello di fornire Assassin’s Creed di due storie completamente parallele, i cui effetti sono ben visibili ad ogni sessione. Si può infatti affermare che il grande protagonista del primo “blocco” della serie sia Desmond Miles, un barista ex Assassino che ha lasciato la Confraternita ma che sembra essere portatore di grandi conoscenze che farebbero molto comodo ai Templari. Questi ultimi, nel mondo moderno, hanno tralasciato pompose onorificenze e titoli nobiliari per dedicarsi al vero potere: il denaro. Condizionando l’economia globale e traendone enormi benefici, la Abstergo (una multinazionale sparsa in tutto il globo guidata dagli odierni Templari) sogna, così come i suoi predecessori, di dominare il mondo senza però dare troppo nell’occhio. Nell’ambito di tale ricerca del potere assoluto, la Abstergo è impegnata nella ricerca di alcuni particolari manufatti, che gli odierni Assassini cercano di proteggere: i frutti dell’Eden.

ANTICHE CIVILTÀ

I resti di quella che viene chiamata Prima Civilizzazione sono dei manufatti potentissimi, tra i quali una particolare sfera chiamata Mela dell’Eden in grado di manipolare e controllare le menti degli esseri umani. La Prima Civilizzazione utilizzava questi oggetti per schiavizzare l’umanità, ed ora essi sono tutto ciò che resta degli antichi dopo che Adamo ed Eva, i primi schiavi a fuggire alle loro grinfie, riuscirono a inaugurare una libera vita per l’uomo. Contesi da secoli, se non addirittura millenni, da chi vuole proteggere l’umanità e chi invece la vuole soggiogare, i frutti dell’Eden sono oggi un numero indefinito. Mentre la trilogia classica di Assassin’s Creed si concentra solamente sulla potente Mela, si scoprirà nel corso della storia che questi manufatti sono molti di più e sparsi in tutto il mondo. Fatto sta che, nel piano originale dell’Abstergo per sfruttare la “fine del mondo” nel 2012 a proprio vantaggio, la Mela riservi un ruolo fondamentale. I Templari riescono così a rapire Desmond e a fargli rivivere, tramite l’Animus, la vita e i ricordi del proprio antenato Altair, impegnato al tempo delle Crociate in Terra Santa a ripulire le città più importanti da bersagli nemici che minacciavano la Confraternita e Masyaf, roccaforte sede degli Assassini. Il complotto, però, era dietro l’angolo.

Al Mualim, Maestro della Confraternita di Masyaf, finisce infatti con lo sfruttare Altair per i suoi loschi scopi, e cioè quelli di impossessarsi del Tesoro di Salomone e recuperare la Mela prima dei Templari. Il prode Altair riuscirà, a seguito di una sanguinosa battaglia, ad avere la meglio, e ciò permetterà nel presente all’Abstergo di individuare la posizione della Mela e di altri frutti per poterli recuperare. Come se non bastasse però, Lucy, assistente del Dr. Warren Vidic (Gran Maestro dei Templari e direttore della Abstergo), si rivela essere un Assassino infiltrato e libera Desmond per riportarlo tra i suoi confratelli. Una trama, come potrete intuire, ricca di significato e di colpi di scena, un punto d’inizio di quella che era stata pianificata come una trilogia che avrebbe accompagnato Ubisoft fino al 2012, anno nel quale la serie avrebbe trionfalmente concluso il proprio cammino. Il futuro lo conosciamo tutti, ma non è il momento giusto per parlarne. Siamo ancora agli albori del franchise.

UN ESORDIO NON AL TOP

Sebbene i meriti del primo titolo della serie siano tanti, Assassin’s Creed non partì certamente con il piede giusto. A fronte di un comparto tecnico ottimo per l’anno (la generazione di PS3 e Xbox 360 era iniziata da pochissimo) e di una serie di incredibili ambientazioni esplorabili come Gerusalemme o la stessa Masyaf, il gioco doveva fare i conti con una caratteristica che ancora oggi è uno dei problemi principali degli open world: la noia. Mentre le missioni principali erano ben strutturate per non far cadere nel banale l’esperienza del giocatore, le quest secondarie fatte con lo stampino e gli interminabili collezionabili non aggiungevano abbastanza ingredienti al brodo per essere considerato di primo livello. Certamente, e questo lo si vedrà in futuro, la lezione servirà a Ubisoft per meglio progettare il proseguo della serie, ma l’esordio non è sicuramente da considerare tra i migliori possibili. Il gameplay, di contro, offriva spunti davvero interessanti e sui quali lavorare. Graduato tra fasi stealth e non, Altair era libero di scegliere il proprio approccio alla battaglia senza limitazioni (se non in alcuni casi dove la discrezione era richiesta), sfruttando l’arsenale a sua disposizione come spade e l’immancabile Lama Celata.

Le basi sulle quali lavorare c’erano tutte, ma Ubisoft capì che il lavoro da fare era ancora molto. Per questo motivo, la serie principale venne affidata a più team che si sarebbero occupati, nel corso del tempo, di sviluppare a rotazione nuovi capitoli in modo da mantenere sempre fresco il gioco e con innovazioni al punto giusto. L’appuntamento con Ezio Auditore fu infatti rimandato al 2009, ma prima dell’esplorazione italiana Altair fu protagonista di altri due giochi che espansero la mitologia di Assassin’s Creed e la storia della Confraternita in Medio Oriente. Assassin’s Creed: Altair’s Chronicles (2008), prequel del primo gioco, venne rilasciato per Nintendo DS e mobile, raccontando di come Altair, su ordine di Al Mualim, recuperò un altro Frutto dell’Eden, il Calice. Un gameplay molto semplice e una struttura di gioco che non avevano naturalmente nulla a che vedere con il fratello maggiore, così come accadrà l’anno successivo ad Assassin’s Creed: Bloodlines, una esclusiva PSP che si poneva come ponte di collegamento ideale tra i fatti del primo e del secondo capitolo. Al limite del giocabile, certo, visti gli evidenti limiti tecnici e un game design che generalmente dava ben pochi spunti positivi, ma uno spin-off molto importante per riuscire a comprendere avvenimenti futuri.

Inoltre, questi più o meno riusciti esperimenti (più meno che più più…capito il gioco di parole?) fecero comprendere una e una sola cosa a Ubisoft: la serie tirava. Oh sì, tirava davvero tanto, in ogni sua forma e in ogni piattaforma. Sfruttare il suo successo era la cosa più ovvia da fare, e probabilmente già all’epoca qualcosa dei piani originari della serie stava per essere ribaltato. Queste supposizioni ci portano però nel frattempo a uno degli Assassini più noti della serie, se non forse addirittura il più apprezzato di sempre: Ezio Auditore.

ASSASSINI ITALIANI

Quale momento migliore della storia d’Italia da esplorare se non il Rinascimento? L’epoca d’oro del nostro Paese, il periodo storico caratterizzato dal più grande progresso umanistico, filosofico e scientifico del Medioevo in tutto il mondo. E se è vero che conoscenza significa potere, i Templari non potevano non essere interessati a ciò che stava accadendo nella nostra penisola, e ciò portò anche la Confraternita ad espandersi in Europa. Ezio, ultimo della famiglia Auditore sterminata per volere di Ubaldo Alberti e, come si scoprirà in futuro, del Gran Maestro dei Templari Rodrigo Borgia, è il protagonista di questa incredibile storia che porterà il giocatore ad esplorare varie location dell’Italia Rinascimentale. Se la storia di Altair era quella di una ricerca di redenzione dopo gli errori commessi in passato, quella di Ezio si sposta su temi come la vendetta e la ricerca di una verità, quella sugli Assassini, che non avrebbe dovuto far parte della sua tranquilla e spensierata vita ancora per un po’.

Partendo dalle solide basi che il primo gioco aveva stabilito, il team di sviluppo si preoccupò di migliorare tutti i difetti e ascoltare i feedback degli utenti, operazione totalmente riuscita. Assassin’s Creed II si rivelò essere infine un videogioco di altissimo livello, che ancora oggi da molti sostenitori della saga è considerato il migliore tra tutti quelli della serie. Il combat system venne leggermente modificato rispetto al primo capitolo, prediligendo un sistema di parate e contrattacchi con combo concatenate a seguire che rendevano i combattimenti molto scenici e quasi cinematografici. Le città, già splendide in Terra Santa, vennero invece riproposte come forse le maggiori protagoniste di AC2. Firenze, Venezia e le altre ambientazioni sono visivamente straordinarie, maestosi luoghi da esplorare immersi in un level design che non lascia scampo a errori o a imperfezioni, dovendo anche permettere in qualsiasi punto le funamboliche imprese degli Assassini. Il Rinascimento italiano, inoltre, permise di inserire importanti figure scientifiche dell’epoca come Leonardi Da Vinci, spesso comprimario e amico di Ezio nel corso della sua vita da Assassino durante la quale svilupperà per lui nuove armi e arsenali più potenti (tra cui anche la prima arma da fuoco della storia della serie, la pistola celata). Tutto quello che c’era di bello nel primo Assassin’s Creed era stato riproposto, e i difetti migliorati. Il gioco diventò nel giro di pochi giorni un must have per i videogiocatori, un gioco con ben pochi rivali in quel momento.

EZIO IS THE WAY

Le più di 11 milioni di copie vendute con Assassin’s Creed II non potevano essere un caso. Il personaggio di Ezio, ragazzo italiano dal bell’aspetto, dall’animo tenebroso e dalla innata capacità di sedurre qualsiasi donna gli capitasse a tiro, era riuscito a far breccia nei cuori di tutti gli appassionati, alcuni dei quali si dedicarono anche allo spin-off Discovery uscito lo stesso anno su Nintendo DS. Già sicuri del successo che AC2 avrebbe avuto, e dell’importanza di una figura come quella di Ezio, Ubisoft mise in cantiere già mesi prima dell’uscita del gioco due seguiti diretti. Due capitoli, non numerati, che andranno a formare una trilogia dedicata interamente a Ezio Auditore, narrandone la vita dagli esordi come Assassino sino alla sua morte. Nel 2010 arriva sul mercato infatti Assassin’s Creed: Brotherhood, seguito l’anno successivo da Revelations. Due giochi che contribuiranno sensibilmente a fare la storia del franchise e ad accrescere il suo appeal nel mondo, due giochi capaci di vendere rispettivamente più di 7 e 9 milioni di copie, due giochi che rappresenteranno la maturità totale di Ezio Auditore e la consolidazione definitiva della sua figura.

Con AC Brotherhood il cresciuto Ezio si trasferisce in una splendida Roma del Rinascimento, ancora una volta per combattere contro i Borgia che poco prima avevano attaccato Monteriggioni (sede della Confraternita in Italia) e ucciso l’ultimo parente ancora in vita dell’Assassino. Revelations è invece il titolo che mostra per la prima volta l’Impero Bizantino e le sue architetture nella Costantinopoli nella quale Ezio, ormai anziano, si trasferisce per seguire le orme dell’antenato Altair. Legati indissolubilmente ancora alla Mela dell’Eden, gli Assassini e i Templari si daranno lotta fino alla fine, e cioè fino a quando le memorie di Ezio non si interromperanno bruscamente quando Desmond e i suoi compari, ormai sazi di informazioni, scopriranno dove dirigersi per prevenire la fine del mondo: il Nuovo Continente. Il 2012 si avvicinava sempre di più…

Non era cresciuto solamente Ezio nel corso delle sue avventure, ma anche le fondamenta stesse della serie sugli Assassini. La mitologia si faceva sempre più complessa e il gameplay più profondo, senza però dimenticare quella scintilla di accessibilità per l’utente medio che apprezza maggiormente esperienze poco pregne di game over, ripetizioni all’infinito a causa della difficoltà e così via. Uno dei problemi di Brotherhood e Revelations si rivelò essere però proprio la difficoltà. L’IA dei nemici diveniva via via meno sviluppata, e l’arsenale a disposizione del protagonista, che al contrario era sempre più letale, permetteva di risolvere con facilità situazioni prima potenzialmente difficili da superare. Ma mentre le critiche iniziavano ad aumentare, Ubisoft si preoccupava ben poco di queste e pensava ad altri aspetti del gioco, e a renderlo più grande. In Brotherhood, ad esempio, si rivelò di grande importanza il significato della Fratellanza, e della gestione di una Confraternita di Assassini che operavano in tutta Europa, con sostanziali aggiunte al gameplay che veniva farcito di novità. Delusione, invece, dalla storia, molto più breve del previsto. Tutto questo a causa della più grande novità che il secondo capitolo dedicato ad Ezio portò alla serie: il multiplayer, che portò certamente via tempo per lo sviluppo del single player. Spacciata per una ennesima simulazione dell’Animus, la modalità multiplayer non era altro che una tecnica di addestramento dei Templari per i propri adepti nella quale due squadre si combattevano faccia a faccia sfruttando abilità e tecniche speciali come la capacità di celarsi agli occhi dei nemici. Il primo esperimento fu però un disastro: server popolati ma assolutamente instabili, gameplay poco ispirato e soprattutto una modalità che ritenere superflua per Assassin’s Creed sarebbe un eufemismo. Con Revelations le cose furono leggermente migliori, ma il comparto multiplayer si rivelò sempre essere qualcosa del quale l’utente fan della serie non aveva bisogno. Il primo, vero, ottimale comparto multiplayer pensato per la saga arriverà solamente anni dopo…

INDIANI, WASHINGTON E TEMPLARI

Dopo aver passato 5 anni a ribadire l’importanza del Credo, a studiare approfonditamente la storia di Altair ed Ezio, e a scoprire come salvare il mondo dalla profezia della Prima Civilizzazione del 2012, tutto sembra spezzarsi. Programmata a dovere per terminare proprio nel 2012, un omaggio alla fatidica data intorno alla quale ruota tutta la serie, Assassin’s Creed decide di proseguire inesorabilmente e di non badare più di tanto ai canoni originari. Ma andiamo con ordine.

Assassin’s Creed III è uno dei titoli più particolari dell’intera serie. Mentre le sezioni del passato sono ambientate all’epoca della Rivoluzione Americana guidata da George Washington, il presente viene più di una volta sconvolto dalle rivelazioni che Desmond e compagnia incontreranno nella loro caccia ai segreti della Prima Civilizzazione. L’arrivo in America del gruppo coinciderà con avvenimenti che mineranno le fondamenta dei Templari e dell’umanità stessa, ma il tanto agognato epilogo sarà più deludente che mai. Come già accennato in precedenza, AC3 avrebbe dovuto rappresentare la chiusura della serie, ma l’enorme successo che Assassin’s Creed si rivelò essere nei precedenti anni costrinse di rimbalzo Ubisoft a modificare radicalmente il suo progetto. La serie poteva proseguire ancora per molto e molto tempo, in altre direzioni e con bel altri protagonisti, anche a costo di ribaltare le intenzioni iniziali degli sceneggiatori e della storia che era stata programmata. Connor Kenway, un altro antenato di Desmond, sarà sia l’inizio di un nuovo corso per Assassin’s Creed che la chiusura del suo momento più brillante.

Connor Kenway, o Ratonhnhaké: ton nel suo nome originale, è un indiano americano nato dalla passione tra Kaniehti: io, nativa america, e Haytham Kenway, inglese Gran Maestro dei Templari del Nord America. Curioso il destino di Connor: un padre Templare, e una vita al servizio degli Assassini, coloro che in questo delicatissimo momento storico per le Colonie e la Gran Bretagna stanno divenendo protagonisti nel panorama mondiale. Stanchi del ruolo di secondo piano che gli inglesi affiliavano loro, gli americani si sentono sempre più indipendenti e vogliono creare un loro Stato, guidato da americani veri e senza dover badare agli invasori oltreoceano. Una situazione che ai Templari non piace: da sempre oppressori e amanti dell’ordine e del controllo, concedere agli americani l’indipendenza avrebbe voluto dire avere nuove grane di cui occuparsi, e perdere gli importanti proventi dalle Colonie. Sembrano le premesse adatte per riproporre, ancora una volta, il millenario scontro tra Templari e Assassini. C’è però un piccolo problema: gli adepti della Confraternita sono quasi totalmente estinti, e difatti i toni e i temi di questo terzo capitolo numerato sono molto distanti dai canoni classici. Molto dello spirito e delle credenze della Confraternita vengono perduti, a causa dell’inesperienza di Connor e della mancanza di un vero diktat da seguire. Anche la storia e il possibile attaccamento a Connor, dunque, ne risentirono parecchio. Se non altro, il ragazzo sarà anche protagonista di sequenze intense e decisioni difficili, come l’inevitabile scontro con il padre per il controllo della Mela e le sorti della guerra di indipendenza.

Desmond Miles, invece, abbandona la serie con un sacrificio che, col senno di poi, ha perso gran parte del suo significato. Il rinvio a data da destinarsi della fine del franchise faceva a botte con il povero Desmond, il cui destino era ormai segnato e stabilito per il 2012. Una decisione che forse ebbe nefasti effetti anche sulla realizzazione di AC3, molto meno affascinante rispetto ai suoi predecessori (Boston e New York non possono neanche lontanamente competere con Gerusalemme, Firenze e Roma) e con alcuni problemi che continuavano imperterriti a farsi sentire. Su tutti nuovamente l’IA dei nemici e un motore grafico che, pur mostrando le unghie lasciando al giocatore scorci epocali per quell’anno, aveva delle fortissime limitazioni. Queste, insieme al punto negativo più importante ossia la storia conclusiva di Desmond, hanno contribuito a rendere Assassin’s Creed III un titolo che i fan generalmente mal ricordano (nonostante ci siano giocatori, come chi scrive questo, che hanno amato il gioco per il contesto storico e la diversificazione rispetto al classico). Eppure, il capitolo è molto importante per la storia del brand: Desmond viene abbandonato, il franchise è ora libero dalle catene che prima lo trattenevano. E a quel punto fu libero di esplorare ogni dove senza alcuna limitazione…

Continua nella seconda parte!

Scritto da
Andrea "Geo" Peroni

Entra a contatto con uno strano oggetto chiamato "videogioco" alla tenera età di 5 anni, e da lì in poi la sua mente sarà focalizzata per sempre sul mondo videoludico. Fan sfegatato della serie Kingdom Hearts e della Marvel Comics, che mi divertono fin da bambino. Cacciatore di Trofei DOP.

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  • per me hai tralasciato due aspetti fondamentali: tutta la storia di desilet e del fatto che il team originale non ci sia più, ma si andato a sviluppare il gioco di desilets.
    il secondo punto è il multiplayer competitivo, è ovvio che è assolutamente superfluo per la saga, ma non ha influito in alcun modo sul singleplayer in quanto il team che l ha sviluppato non ha lavorato a unity syndacate e origin. in ogni caso il multiplayer ha avuto poco successo solamente perchè è un gioco dove conta l’abilità, al contrario del singleplayer stesso e è danneggiato dall immagine del singleplayer. è un gioco che è poco giocato, ma chiunque lo conosca veramente(soprattutto all estero) sostiene che AC3MP sia il gioco più competitivo mai creato

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