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Shadow Labyrinth | Recensione

Il panorama videoludico attuale poggia su basi saldissime, che sono riuscite nel tempo a consentirne l’edificazione. Da piattaforme storiche fino ad arrivare naturalmente a titoli leggendari, i risultati della moderna industria (tralasciando ovviamente le pagine nere relative ai licenziamenti) sono stati possibili solamente grazie all’impegno ed al successo di icone granitiche.

Una di queste è senza troppi dubbi Pac-Man che, nel 1979, è riuscito ad entrare nel cuore di milioni di appassionati grazie ad un’idea semplice ma allo stesso tempo efficace: rendere l’intrattenimento digitale accessibile a tutti. Nel corso degli anni, Bandai Namco ha approfondito sempre di più l’universo del personaggio nato da una pizza tagliata, sviluppando svariati giochi dedicati al mangia palline più famoso del mondo. Non sorprende quindi che, lo scorso marzo, il publisher giapponese abbia deciso di presentare al pubblico Shadow Labyrinth, un action in 2D ambientato all’interno dell’UGSF (United Galaxy Space Force), ossia la galassia narrativa in cui sono racchiusi numerosi franchise dell’editore.

Sarà quindi riuscita questa nuova trasposizione del fagocitatore di fantasmini? Scopriamolo insieme nella nostra recensione!

Versione provata: PlayStation 5 Pro

Pac-Man e Spada

Dal punto di vista della trama, Shadow Labyrinth mette il giocatore nei panni dello “Spadaccino n. 8”, un criptico protagonista risvegliato su un pianeta misterioso da una sfera gialla di nome PACC (che si, rappresenta proprio Pac-Man). Senza troppe spiegazioni, il tondeggiante compagno impone al guerriero di diventare fondamentalmente lo strumento della sua volontà. Per sopravvivere al luogo ostile, l’alter ego è quindi chiamato a svelare oscuri segreti, eliminare molteplici nemici al fine di trasformarsi nel predatore supremo, abbracciando così il suo vero scopo, che mano a mano diviene sempre più chiaro.

Pensare che questo sia un semplice gioco di Pac-Man super colorato è un errore da penna rossa. Per quanto all’inizio si venga letteralmente catapultati all’interno dell’azione, la componente narrativa dell’ultima fatica di Bandai Namco è coinvolgente e molto più oscura di quanto ci si possa immaginare, ma al contempo ricca di sorprese. Coloro che intendono infatti completare al 100% l’avventura, incapperanno sicuramente in diversi riferimenti accattivanti e colpi di scena apprezzabili. Tuttavia, come è facile appurare, il prodotto mette tutto il suo potenziale nel gameplay, di cui discuteremo di seguito.

Attaccare, mangiare, distruggere

Pad alla mano, l’epopea dello Spadaccino n.8 e di PACC è nientemeno che un metroidvania action in 2D. Dallo scorrimento orizzontale (e verticale), fino ad arrivare all’esplorazione di intricati ambienti all’interno dei quali sono disseminati percorsi secondari (spesso non accessibili fino all’ottenimento di un determinato potere), i crismi che caratterizzano il genere ci sono tutti. Il combattente entra in possesso dopo pochi passi della fidata spada, grazie alla quale è in grado di spodestare i numerosi nemici che si frapporranno tra la coppia e l’obiettivo finale.

Gli input messi a disposizione dagli sviluppatori sono fondamentalmente quelli ormai noti per un titolo appartenente al segmento: salto, attacco frontale, sferzata in alto e in basso e scatto evasivo (attivabile solo con un determinato quantitativo di barra dell’energia). Fortunatamente però, non è tutto qui. Oltre alla parata, acquisibile in un secondo momento, PACC espande le meccaniche di gioco donando all’alter ego diverse capacità, le quali spaziano da attività ambientali fino ad abilità offensive. Senza voler rivelare troppo di quest’ultimo aspetto, teniamo ad evidenziare solo che, in alcune circostanze, è possibile attivare una vera e propria modalità “furia”, utile per decimare rapidamente le creature. Ne deriva quindi un gameplay divertente e facile da assimilare, ma assolutamente non banale da padroneggiare. Bandai Namco ha infatti costruito un level design che spinge ad apprendere e a fare attenzione a qualsiasi ostacolo. Le sezioni platform risultano tutt’altro che banali e richiedono una dimestichezza non da poco, soprattutto se si intende affrontare un percorso facoltativo od avanzato.

Completano il quadro diverse mosse attive sbloccabili (che richiedono l’utilizzo di un certo quantitativo di stamina) ed un tasto adibito alla cura, qui deputata all’impiego di “pozioni” che si ricaricano in alcuni punti di controllo. Il sistema di interazione e di conseguenza molto semplice da apprendere e padroneggiare, anche se in alcuni casi il titolo non è sempre chiarissimo nelle situazioni. Durante uno scontro ravvicinato con un avversario ad esempio, può capitare di ricevere danno in maniera inaspettata. Nulla di trascendentale intendiamoci, ma considerato il fatto che la barra vitale del protagonista è costituita da tasselli che spesso rappresentano il medesimo numero di colpi da poter sopportare, è necessario un discreto lasso di tempo per ambientarsi al meglio durante le prime fasi.

Progressione ed esplorazione

Da buon metroidvania, Shadow Labyrinth presenta molte delle caratteristiche che nel corso degli anni hanno saputo contraddistinto il genere. I diversi biomi sono difatti collegati e presentano una reticolato di percorsi non indifferente. Ad una prima visita la strada sarà sempre una, ma mano a mano che si acquisiranno poteri di esplorazione (spesso dati dopo la sconfitta di un boss di trama) il backtracking premia i giocatori più curiosi con incrementi della salute ed altre chicche utili per semplificare l’avanzamento. Purtroppo è da segnalare la mancanza di un indicatore di obiettivo, che indichi almeno approssimativamente la direzione da percorrere per svolgere la missione in corso. Per quanto concerne invece la progressione dell’eroe, la squadra orientale ha scelto di non inserire il canonico livello di esperienza, bensì l’acquisto, tramite una valuta recuperabile dalle spoglie dei nemici, di potenziamenti passivi, atti ad aumentare la barra del vigore, oppure il danno dell’arma.

All’interno degli scenari, il team nipponico ha inserito dei checkpoint atti a garantire il viaggio rapido, la ricarica dell’energia e la modifica delle abilità, anche se in una maniera un po’ strana. I punti di controllo sono difatti suddivisi in due tipologie specifiche: una che concede i benefici appena citati, ed un’altra che funge unicamente da salvataggio e ricarica dell’energia, senza ripristinare ad esempio le pozioni equipaggiate. Questa decisione (abbastanza curiosa ad essere onesti) comporta un problema non indifferente, ossia quello di creare una sorta di soft-lock nel caso in cui si debba affrontare una bossfight impegnativa. Senza la rigenerazione delle risorse e la possibilità di teletrasportarsi in altri punti che non siano i cristalli più “potenti” (o l’utilizzo di oggetti specifici non così comuni), il giocatore è costretto a tornare manualmente in zone più rosee per prepararsi al meglio, sacrificando quindi tempo che poteva essere destinato ad altre attività più produttive.

Ultimo, ma non meno importante aspetto, riguarda le sezioni in cui si impersona Pac-Man. In alcuni frangenti infatti, il protagonista si trasforma nel famoso mangia palline, in modo da superare determinate porzioni disseminate di tubi magnetici o perché no, per fare fronte ai famosissimi labirinti che tutti abbiamo imparato a conoscere dall’omonimo cabinato. Inutile dire come queste meccaniche diano un tocco di originalità non indifferente, consentendo alla produzione di spezzare il ritmo e di mutare sensibilmente l’approccio alle situazioni.

Arte a scorrimento

Dal punto di vista artistico, Shadow Labyrinthpresenta una componente estetica gradevole, con nemici sufficientemente diversificati (anche se qualche creatura in più non avrebbe affatto guastato) e delle ambientazioni che riescono a trasmettere appieno l’essenza del mondo in cui il titolo è ambientato. Da foreste a miniere, passando poi a complessi edifici interni, Bandai Namco propone un level design buono ma non di certo eccezionale, con fondali che forse meritavano qualcosa in più.

Il comparto audio non è di certo tra i più memorabili, limitandosi ad un mero accompagnamento durante l’esplorazione ed accendendo al contrario i motori durante le molteplici boss fights, anche se neppure qui il livello si alza troppo. Tecnicamente invece, il gioco è solido e senza il benché minimo problema di fluidità. Il codice è difatti rifinito da qualsivoglia errore di programmazione e ciò rende l’esperienza scorrevole ed appagante.

7.7
Riassunto
Riassunto

Shadow Labyrinth è un titolo consigliato a tutti gli appassionati di Metroidvania che ricercano componenti originali a tema Pac-Man. La nuova fatica di Bandai Namco riesce a divertire proponendo un gameplay complesso ed una salsa differente del famoso franchise. Peccato solo per la gestione un po' fallace dei checkpoint e per alcune sezioni che potrebbero scoraggiare i neofiti.

Pro
Gameplay diretto e divertente Le sezioni con Pac-Man sono geniali Una buona rivisitazione del franchise
Contro
I checkpoint andrebbero sensibilmente rivisti I principianti potrebbero faticare un po'
  • Valutazione7.7
Scritto da
Lorenzo Bologna

Appassionato di tutto ciò che concerne il mondo videoludico, sono un inguaribile amante dei titoli horror e un accumulatore compulsivo di trofei (meglio se di platino). Avvicinato al medium grazie a mamma Nintendo e papà Crash Bandicoot.

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