Il genere degli immersive sim non fa solo affidamento su una questione di meccaniche complesse o nell’essere abili nei momenti nei quali si richiede si agire con furtività, ma diventano terreni di gioco in cui ogni oggetto, anche una buccia di banana, può diventare un’arma letale. Un perfetto esempio di questo concetto è Skin Deep, il nuovo titolo firmato da Blendo Games, che riesce nell’impresa di fondere l’intensità paranoica di Prey con un nonsense cartoonesco, tutto confezionato in un’esilarante parodia sci-fi che strizza l’occhio ai film d’azione degli anni ’80 e ‘90. Pronti a scoprire qualcosa di più su questo strambo titolo? Allora eccovi la nostra recensione!
Nello spazio nessuno può sentirti ridere
In Skin Deep vestiamo i panni di Nina Pasadena, un’assicuratrice d’élite congelata criogenicamente al servizio della Myo Corp, un’azienda tanto fittizia quanto esilarante nella sua logica iper-capitalista. Quando l’astronave in cui ci troviamo viene presa d’assalto da pirati spaziali, ci risvegliamo privi di armi, supporto, scarpe… e con un’allergia che potrebbe ucciderci tanto quanto una pallottola vagante.
La nostra missione? Recuperare il controllo della nave, salvare l’equipaggio felino (sì, parliamo di gatti spaziali), e possibilmente evitare di scivolare su una saponetta o starnutire in un condotto d’aerazione nel momento meno opportuno. Vi sembra un piano ben congegnato? Ottimo. Ora dimenticatelo, perché in Skin Deep, i piani non sopravvivono mai al primo approccio con la realtà.
Oggi si improvvisa!
Skin Deep non ci chiede di essere furtivi. Non ci chiede nemmeno di essere bravi. Ci chiede solo una cosa: di essere creativi. In un mondo dove la cipria fa starnutire le guardie, le bucce di banana diventano trappole letali e il sapone è più pericoloso di una mina antiuomo, ogni stanza è una nuova opportunità per trasformare la fisica in una barzelletta letale.
La forza del gioco sta proprio nel suo design. Ogni elemento dell’ambiente è collegato agli altri in modi assurdi ma coerenti. I colpi rimbalzano sulle pareti, i vetri rotti feriscono i piedi nudi, e se non facciamo attenzione, la testa decapitata di un pirata potrà sgattaiolare via da sola, pronta a rigenerarsi… a meno che non la gettiamo nello spazio… o in un water!
Il combattimento non è mai elegante: è caotico, goffo, spesso involontariamente comico. Potremo pianificare meticolosamente un’imboscata usando la depressurizzazione di un’area… oppure potremmo buttare per sbaglio la nostra unica pistola in un momento di panico e finire a combattere con una trombetta giocattolo trovata nell’ufficio postale della nave.
Livelli piccoli, ma densi di possibilità
Ogni livello di Skin Deep è un piccolo sandbox: cucine, osservatori stellari, biblioteche spaziali, uffici postali galattici. Ambientazioni modeste nelle dimensioni, ma ricchissime in termini di interazioni. Potrebbe darsi che una manovella nel ristorante possa attivare il montacarichi per attirare una guardia… Magari quel telescopio ha un’altra funzione… Forse quel pallone da basket è più utile di quanto sembri. Ogni stanza nasconde segreti e piccoli inganni che aspettano solo di essere scoperti.
Il gioco premia la curiosità in modo raro, quasi come i videogiochi di un’altra epoca. Non ci guida per mano, non ci impone una soluzione. Al contrario, si fida della nostra intelligenza (o della nostra follia!) e lascia a noi il compito di capire cosa può essere più utile per compiere la nostra missione. O di farci saltare in aria nel tentativo!
Ciò che distingue Skin Deep da altri immersive sim è la sua anima slapstick. Mentre titoli come Dishonored o Deus Ex ci spingono a diventare assassini eleganti o hacker invisibili, Skin Deep ci trasforma in un disastro ambulante. È un gioco che non solo accetta il fallimento, ma lo celebra. Ogni errore è un aneddoto, ogni piano fallito è una storia da raccontare.
C’è qualcosa di profondamente soddisfacente nel vedere una situazione degenerare perché abbiamo starnutito nel momento sbagliato, facendo voltare una guardia proprio mentre stavate scivolando su una buccia di banana. È in questi momenti che Skin Deep rivela la sua vera natura: non solo un gioco, ma un elogio alla follia.
Difetti? Pochi, ma presenti
Skin Deep non è privo di pecche. La struttura delle missioni tende a essere ripetitiva: si finisce spesso per fare la stessa cosa (salvare gatti o disattivare minacce), e anche se gli ambienti sono diversi, manca quella missione davvero memorabile, il colpo da maestro, la sequenza teatrale che ti resta impressa come accade nei migliori sim (pensiamo alla banca in Deus Ex: Mankind Divided, o al museo in Prey).
Anche la trama, per quanto raccontata con lo stile riconoscibile e surreale di Blendo Games, rimane un po’ scollegata dalle meccaniche. È leggera, divertente, ma non si intreccia mai veramente col gameplay, rimanendo più un sottofondo simpatico che una forza trainante.
Skin Deep fa uso di un motore tecnico “vintage”, ovvero l’IDTech 4, ma riesce a sembrare sorprendentemente moderno. Non per la grafica, che è stilizzata ma funzionale, quanto per il modo in cui rispetta il giocatore. Non c’è bisogno di tutorial infiniti o indicatori lampeggianti: il gioco vi lascia esplorare, sbagliare, capire. È questo il cuore degli immersive sim, e Skin Deep lo ricorda meglio di molti titoli più blasonati.
Se pensiamo a tanti giochi AAA, nei quali il design tende sempre più a ridurre il rischio, Skin Deep ci invita a fallire, a cadere (letteralmente!) e a ridere mentre lo facciamo.
Non perfetto, ma originale!
Skin Deep è una delle esperienze più originali e divertenti che il genere abbia offerto negli ultimi anni. Non sarà il titolo più raffinato né il più profondo narrativamente, ma ha un’anima, una personalità forte e inconfondibile. È un gioco che non ha paura di sembrare sciocco, perché sa che dietro l’umorismo si nasconde una brillantezza di fondo che pochi titoli possono vantare.
Skin Deep pare fatto apposta per chi ama giochi in cui il caos è parte integrante della strategia, in cui ogni oggetto può diventare un’arma e ogni errore un aneddoto da condividere con gli amici. È un invito a lasciarsi andare, a scoprire la bellezza dell’imperfezione, a trovare la soddisfazione in una trappola fatta con sapone e pepe.
Alla fine, non importa se sconfiggeremo i pirati con armi avanzate o con una banana e un colpo di tosse: ciò che conta è che ci abbiamo provato a modo nostro. E Skin Deep ci applaude per questo.

Riassunto
Riassunto
Skin Deep è uno degli immersive sim più originali di sempre: non ci mette nei panni di un eroe tormentato, ma nei piedi nudi di Nina Pasadena, un'assicuratrice col compito di salvare dei gatti spaziali. Ogni missione può essere compiuta nel modo più folle che riusciamo a concepire: non si tratta solo di agire in stealth o di hackare computer. L'originalità e l'improvvisazione sono sempre premiate. Skin Deep è decisamente una ventata di aria fresca per il genere degli immersive sim.
Pro
Un approccio inedito al genere degli immersive sim Ogni oggetto, per quanto improbabile, può divenire un'arma Umorismo devastanteContro
Si avverte una certa ripetitività nelle missioni- Giudizio complessivo8
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