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Tainted Grail: The Fall of Avalon | Recensione

Chi non è mai stato affascinato dalle leggende arturiane? Il ciclo bretone ha influenzato moltissime opere in tutti i media, dalla letteratura alla cinematografia. Chi non ricorda, ad esempio, il mitico Indiana Jones e L’ultima Crociata o La Spada nella Roccia della Disney? Ovviamente anche il mondo videoludico non è immune a questa ispirazione, e Tainted Grail: The Fall of Avalon sta lì a dimostrarlo. Nato come una serie di giochi di ruolo da tavolo, Tainted Grail non è, e non cerca di essere, un clone polacco di Skyrim. Piuttosto, è un’opera che affonda le proprie radici nella mitologia arturiana, ne contamina i fondamenti con un’atmosfera da Dark Souls e Elden Ring, e ci restituisce un RPG narrativo denso, inquietante e sorprendentemente personale. Parliamone in dettaglio nella nostra recensione!

Versione provata: PC

L’ombra di Avalon

The Fall of Avalon ci proietta in un mondo in rovina, devastato da errori umani e da un fenomeno soprannaturale noto come il Wyrd: una sorta di presenza corrotta e distorcente che ha reso il leggendario regno un riflesso oscuro della sua gloria passata. Le atmosfere sono opprimenti, i villaggi sopravvivono a fatica, e la natura stessa sembra soccombere a una malattia: la Morte Rossa. Noi ci svegliamo in una prigione, colpiti dai sintomi della peste, e salvati da una figura misteriosa che ci trascina in una trama ben più grande di noi. Poco dopo, nella nostra mente si insinua un ospite inatteso: Re Artù stesso, o ciò che ne resta.

È l’inizio di un viaggio di circa 50-60 ore che si sviluppa in tre atti distinti, ognuno ambientato in un bioma diverso e separato da caricamenti. L’obiettivo? Ricomporre l’anima frantumata del re e, nel farlo, affrontare le fondamenta stesse della leggenda arturiana. La struttura non è sandbox: non ci troviamo di fronte a un mondo reattivo come quelli di Bethesda, ma a uno spazio aperto creato per far emergere e scoprire una narrazione pensata nei minimi dettagli.

Tra spade e body horror

L’elemento estetico di Tainted Grail è tra i più riconoscibili e riusciti dell’intero pacchetto. Le influenze sono molteplici: se da un lato si avverte l’influenza di Dark Souls nella desolazione gotica e nell’iconografia decadente, dall’altro si percepiscono forti richiami all’immaginario di H.R. Giger. Abbiamo di fronte costantemente un mondo pregno di orrori organici e spiritualità pagane che ci dona un effetto disturbante. Ogni ambiente è carico di dettagli narrativi, ogni rovina racconta una storia. E nonostante il bestiario non sia vastissimo, ogni creatura è perfettamente inserita nel contesto visivo e artistico del gioco.

Particolarmente evocativa è la colonna sonora ambientale e l’effettistica sonora, che contribuiscono a trasmettere una costante sensazione di disagio e meraviglia. Anche le architetture, tra castelli, dolmen, torri magiche e antichi templi, riflettono una direzione artistica ispirata, fortemente intrisa di cultura celtica e folklore britannico reinterpretato in chiave dark fantasy.

Le mille sfumature tra bene e male

Il focus di Tainted Grail: The Fall of Avalon è la sua narrazione. Quella che ci troviamo ad affrontare non è solo una trama principale intensa, ma la narrazione riesce a dare profondità anche a missioni secondarie e personaggi minori: ogni incontro, anche il più banale, può sfociare in rivelazioni o sorprendenti deviazioni di trama.

Non mancano scene leggere o umoristiche, ma sempre integrate in un contesto che non perde mai la propria coerenza. Non abbiamo mai la sensazione che il mondo di fronte a noi possa essere diviso arbitrariamente tra bene e male, e le scelte di fronte alle quali siamo posti non sono mai scontate. Artù, nella sua forma spettrale, non è un mentore onnipresente, ma quando interviene, lascia il segno, sia per la sua voce imponente, sia per la profondità emotiva dei suoi commenti.

Tainted Grail sovverte anche molto bene le aspettative del giocatore: missioni che sembrano semplici si trasformano in lunghe catene narrative, con colpi di scena e spesso anche bivi morali. Gli NPC principali non sono semplici venditori o dispensatori di missioni: sono individui con motivazioni credibili, con una storia, un punto di vista e spesso aggiungono un contributo di peso alla trama.

Libertà sì, ma non troppa

A differenza di molti open-world moderni, qui il mondo non reagisce dinamicamente al nostro passaggio. Non aspettatevi meccaniche immersive alla Skyrim dove ogni azione cambia l’equilibrio globale. Tainted Grail propone una forma di interazione più limitata, ma compensata da una scrittura superiore alla media. Le scelte esistono, sono significative e influenzano i finali (ce ne sono cinque, di cui uno segreto), ma non stravolgono completamente l’assetto del mondo. È un’esperienza che vuole essere completata, non vissuta all’infinito.

In questo senso, il gioco si avvicina più a The Witcher 3 o Cyberpunk 2077, con cui condivide l’idea di narrazione portante in un mondo vasto, ma non così “vivo” come quelli di CD Projekt Red. Anche le meccaniche di gameplay, dal combattimento al crafting, sono funzionali e familiari, senza reinventare nulla, ma ben calibrate per non annoiare. Le attività sono varie e il ritmo del gioco riesce a mantenersi costante, senza sfociare mai nella ripetitività.

La tavola non è poi così rotonda…

Il titolo, però, non è esente da difetti. Si avverte chiaramente la natura “AA” del progetto: animazioni limitate, bug occasionali (soprattutto legati all’audio dei dialoghi), una IA piuttosto basilare e una certa rigidità tecnica. Alcune missioni presentano delle risoluzioni un po’ affrettate, e abbiamo notato delle incongruenze in certi finali di alcune quest, forse frutto di tagli o limiti produttivi.

Anche il terzo atto, ambientato in una regione montuosa e innevata, può risultare frustrante dal punto di vista dell’esplorazione: il design verticale, pur coerente con l’ambientazione, complica e rallenta il gameplay. Inoltre è evidente un certo calo qualitativo dei contenuti in quest’ultima sezione, ma la scrittura e il worldbuilding mantengono comunque standard elevati.

Per di più, la libertà offerta è solo parziale: alcune meccaniche possono essere facilmente abusate (ad esempio, rubare senza conseguenze in molte zone), e le abilità come il borseggio o la furtività non sono supportate da un sistema reattivo o punitivo abbastanza solido. Ma sono problemi marginali rispetto all’esperienza globale.

Anche il budget ha un suo peso

Sul fronte tecnico, Tainted Grail mostra chiaramente i limiti di una produzione indipendente, pur cercando di offrire il meglio con le risorse disponibili. Il gioco, sviluppato in Unity Engine, permette una discreta personalizzazione grafica su PC, offrendo opzioni per la qualità delle texture, delle ombre e della vegetazione. È presente il supporto a NVIDIA DLSS e alla tecnologia STP di Unity, ma mancano del tutto AMD FSR e Intel XeSS. Purtroppo non è incluso alcun benchmark interno, rendendo le analisi prestazionali meno immediate: durante i test effettuati in una delle aree open-world più impegnative delle prime ore di gioco, si sono rilevate prestazioni altalenanti, soprattutto per via di vistosi problemi di stutter dovuti alla compilazione degli shader, un fenomeno già noto agli sviluppatori, che hanno promesso una patch correttiva post-lancio.

Dal punto di vista visivo, Tainted Grail è un’esperienza altalenante. Alcuni scorci risultano evocativi e affascinanti, mentre in altre circostanze il gioco tradisce la sua natura low budget con texture meno rifinite, ombre imprecise e un’illuminazione globale che, priva di ray tracing, restituisce ambienti visivamente piatti e poco immersivi. Il pop-in di elementi ambientali è frequente e talvolta fastidioso, rompendo l’illusione visiva. In un’epoca in cui anche piccoli team riescono a creare mondi visivamente mozzafiato grazie all’Unreal Engine 5 (basti pensare a titoli come Clair Obscur: Expedition 33) Unity mostra purtroppo i suoi limiti.

Nonostante ciò, è doveroso ricordare il contesto: non stiamo parlando di un kolossal da centinaia di milioni, ma del debutto in grande scala di un team che arriva dai giochi da tavolo. Alla luce di questo, alcune ingenuità tecniche passano in secondo piano, anche perché la direzione artistica e la colonna sonora riescono spesso a compensare, restituendo momenti suggestivi.

Un mito ricostruito con passione e orrore

Tainted Grail: The Fall of Avalon è semplicemente un buon RPG, realizzato con maestria, che sorprende per l’atmosfera, l’inventiva della trama e l’intraprendenza dei creatori che hanno lavorato nonostante i propri limiti. I ragazzi di Questline hanno creato un gioco perfetto per chi cerca una combinazione di libertà del mondo aperto e una narrazione complessa e commovente, utilizzando soluzioni collaudate in un genere in cui non ha senso reinventare la ruota. Se fate parte di questo gruppo o semplicemente cercate un gioco decente e sapete chiudere un occhio su alcune limitazioni tecniche, vi aspetta un viaggio incredibile attraverso un Avalon profanata. Un viaggio così intrigante che forse lo farete più di una volta. Dopotutto, questa terra tormentata nasconde molti segreti.

8
Riassunto
Riassunto

Tainted Grail: The Fall of Avalon è decisamente un buon RPG che trae ispirazione soprattutto dai giochi Bethesda e dall'estetica dei capolavori dark fantasy di Hidetaka Miyazaki. Nel caso dell'opera dei Questline, gli sviluppatori polacchi si sono affidati al mito arturiano per raccontarci una storia coerente dove la divisione tra bene e male non è così netta come potrebbe apparire ad un primo sguardo. È evidente come non siamo di fronte ad una grossa produzione, e ci sono dei limiti tecnici lampanti che sono compensati però da una direzione artistica di livello e da una trama ben scritta.

Pro
Trama profonda e personaggi ben caratterizzati Grande libertà nel gameplay Direzione artistica molto ispirata Ottima colonna sonora
Contro
Tecnicamente non eccelso Avremmo preferito qualche opzione in più Sul finale mancano un po' di contenuti
  • Giudizio complessivo8
Scritto da
Silvia SiL Mannu

Nel lontano 1990 entro in una sala giochi e scopro i cabinati arcade. Da quel momento, la passione per i videogames non mi ha mai abbandonata. Oggi sono una PC Gamer legata soprattutto a titoli action, giochi di ruolo, stealth e picchiaduro.

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